Operazione Glicine, Gratteri: “abbiamo arrestato 41 presunti innocenti accusati di tutti i reati di mafia”

L'ex governatore Mario Oliverio è finito nuovamente nell'occhio del ciclone. Tanti i reati contestati agli indagati, tutti riconducibili a casi di pubblica amministrazione collusa, omicidio, ingerenze della 'ndrangheta nel sistema rifiuti

StrettoWeb

L’ennesima ‘bomba’ giudiziaria è scoppiata questa mattina in Calabria. Si è svolta alle 10:30, presso la Procura di Catanzaro, la conferenza stampa durante la quale è stato illustrato l’esito dell’operazione Glicine akeronte. Il procuratore Nicola Gratteri, insieme ai vertici del Ros che hanno condotto l’operazione, hanno delineato il quadro entro il quale si è svolta l’articolata indagine.

Si tratta di una struttura ‘ndranghetista, spiega Gratteri, che si articola in cinque paesi del mondo, “dove abbiamo una presenza significativa della ‘ndrangheta“. Tra questi, in particolare, la Germania. Fondamentale infatti il contributo della Polizia federale tedesca, “una delle migliori polizie del mondo. Dopo l’Italia è la Germania il paese” con più alti tassi di ‘ndrangheta, sottolinea il procuratore. “Noi oggi abbiamo arrestato 41 presunti innocenti“, chiosa Gratteri, che si sono resi colpevole di tutti i reati possibile riconducibili alla pubblica amministrazione, e tutti i reati di mafia. In particolare, l’epicentro dell’associazione per delinquere è una locale di ‘ndrangheta del crotonese, che aveva rapporti continui con la pubblica amministrazione. Quest’ultima, sottolinea il magistrato, era “asservita alla ‘ndrangheta almeno per un periodo che va dal 2014 al 2020“. La locale mafiosa aveva “rapporti diretti con politica regionale“.

Gli avvisi di garanzia

Sono dieci gli avvisi di garanzia emessi. Tra questi quello che ha colpito l’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, 70 anni, eletto col Pd. L’ipotesi di reato a carico di Oliverio, che è stato in carica proprio dal periodo che va dal 2014 al 2020, é quella di associazione per delinquere aggravata dalle modalità mafiose. Tra gli indagati ci sono inoltre gli ex assessori regionali Nicola Adamo, Antonietta Rizzo, e l’ex consigliere regionale Seby Romeo, tutti del Partito democratico.

Indagato anche il Dirigente Generale della UOA – Unità Operativa Autonoma Forestazione della Regione Calabria, Mimmo Pallaria, ex sindaco di Curinga (Catanzaro) ed attuale consigliere comunale dello stesso centro. Indagata poi Orsola Reillo, ex direttore generale del Dipartimento ambiente e territorio sempre della Regione Calabria. Finiti nel mirino degli investigatori anche l’attuale sindaco di Rocca di Neto, Alfonso Dattolo, all’epoca dei fatti consigliere regionale per l’Udc, e Raffaele Vrenna, di 65, imprenditore del settore dei rifiuti, fratello di Gianni, presidente del Crotone calcio.

“Un diffuso sistema clientelare”

Un “Comitato d’affari” che avrebbe organizzato un “diffuso sistema clientelare” per la gestione di appalti pubblici, ed in particolare di quelli banditi dalla Regione Calabria. Non solo. Nel giro di affari illeciti sono finiti anche lo smaltimento dei rifiuti e una serie di nomine ed incarichi politici. L’inchiesta, denominata “Glicine akeronte” ha portato a diverse ordinanze di custodia cautelare eseguite dai carabinieri del Ros, ed emesse dal Gip distrettuale Antonio Battaglia.

Il patto di spartizione

Una sequela indeterminata di reati, funzionali ad accrescere ii peso specifico elettorale attraverso incarichi fiduciari, nomine e assunzioni, di matrice esclusivamente clientelare, in enti pubblici, nella prospettiva di ottenere ii voto, nonché’ affidando appalti anche a imprese i cui titolari avrebbero assicurato l’appoggio elettorale“. Sono questi i tanti reati contestati dalla Procura distrettuale antimafia guidata da Nicola Gratteri a politici e imprenditori coinvolti nell’inchiesta.

Gli inquirenti avrebbero scoperto un Vaso di Pandora contenente un patto stipulato dal leader del movimento dei democratici, Enzo Sculco, e dall’allora presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, del Pd. Il patto prevedeva che il primo avrebbe garantito sostegno elettorale al secondo in cambio della candidatura della figlia Flora Sculco al consiglio regionale.

L’indagine

L’indagine riguardante il versante ‘ndranghetistico è stata avviata nel 2018 dal Ros ed è stata incentrata sulla ricostruzione degli assetti, dei rapporti politico/imprenditoriali e delle dinamiche criminali della locale di Papanice (KR), al cui vertice si pone la famiglia Megna. L’attivitià investigativa è stata corroborata dalle propalazioni di vari collaboratori di giustizia, dall’analisi delle segnalazioni dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia e da attività investigative svolte in Germania in ambito cooperazione giudiziaria.

In tale quadro, sono stati raccolti gravi indizi in ordine alla individuazione del vertice della citata articolazione territoriale della ‘ndrangheta nella persona di Domenico Megna ritenuto, sempre attraverso la raccolta di indizi, essere il mandante dell’omicidio di Salvatore Sarcone, commesso per riaffermare la propria supremazia all’indomani della sua scarcerazione, come si spiega in un comunicato della Procura di Catanzaro.

Sono stati raccolti indizi che hanno delineato, allo stato del procedimento, i molteplici interessi illeciti degli esponenti della citata locale nei settori immobiliare, della ristorazione, del commercio di prodotti ortofrutticoli e di bestiame, dei servizi di vigilanza – security e del gaming attraverso l’imposizione di video-poker alle sale scommesse e/o la loro gestione tramite prestanomi. Interessi che hanno travalicato i confini della Calabria, interessando le province di Parma, Milano e Verona ove erano stabilmente attivi sodali e imprenditori operanti nel settore dell’autotrasporto, della ristorazione e del movimento terra che operavano per conto della cosca dei “Papaniciani”.

L’imprenditore ortofrutticolo austriaco e gli hacker tedeschi

Implicato inoltre un imprenditore ortofrutticolo austriaco il quale avrebbe ottenuto, dai membri del sodalizio, la creazione di una rete di produzione per la successiva commercializzazione di prodotti ortofrutticoli, profittando della capacità economica del sodalizio di offrire coltivazioni estese e attrezzature, messe a disposizione sul territorio da parte della cosca, in condizioni di mercato largamente favorevoli all’imprenditore.

Inoltre, si è, allo stato, accertato che i ritenuti esponenti della cosca, avvalendosi del supporto di hacker tedeschi, sarebbero riusciti a compiere operazioni bancarie e finanziarie fraudolente sia operando su piattaforme di trading clandestine, sia svuotando conti correnti esteri bloccati o creati ad hoc utilizzando carte di credito estere e alterando il funzionamento del POS.

La politica

Sul fronte politico amministrativo, i carabinieri del Ros hanno svolto accertamenti, che hanno permesso la raccolta di gravi indizi di colpevolezza in ordine alla esistenza di un’associazione per delinquere, costituita da pubblici amministratori, imprenditori ed intermediari, alcuni dei quali in rapporti con la cosca dei “papaniciari”. Questi erano in grado di condizionare, allo stato delle conoscenze, le scelte degli Enti pubblici crotonesi (Comune, Provincia, A.T.E.R.P. e A.S.P.) relativamente a nomine di dirigenti, conferimento di incarichi professionali, appalti e affidamenti diretti.

Per quanto concerne l’amministrazione comunale di Crotone, tra le altre, gli indizi hanno rappresentato ingerenze del sodalizio nell’assunzione clientelare di personale, presso le società partecipate CROTONE SVILUPPO e AKREA, nonché il condizionamento di appalti pubblici e del procedimento di affidamento diretto di lavori e di fornitura di servizi.

Nell’ambito dell’amministrazione provinciale di Crotone gli indizi hanno permesso di delineare turbative nel procedimento di affidamento diretto relativi a lavori di manutenzione e messa in sicurezza di strade provinciali e siti di interesse oggetto di riqualificazione ambientale.

Il traffico di rifiuti

Nel medesimo contesto si inserisce anche l’attività del Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Catanzaro, il cui personale ha notificato informazioni di garanzia a carico di diversi indagati, a vario titolo, per i reati di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, altri reati in materia ambientale, turbata libertà del procedimento di scelta del contrante e di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, nonché per reati in materia elettorale. Le attività di indagine per cui si procede riguardano la gestione del ciclo di trattamento dei RSU (Rifiuti Solidi Urbani) nella Regione Calabria.

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