Reggio Calabria, dove ormai anche percorrere il raccordo è una sfida da Guinness | FOTO

Reggio Calabria, un'ora da Ravagnese a via Lia: nella città di nessuno, lavori eseguiti con modalità inspiegabili sulla pelle dei cittadini

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La città di Reggio Calabria è sempre più invivibile e a pagarne le conseguenze sono i cittadini che quotidianamente si trovano a dover combattere con i problemi di tutti i tipi che la città “offre”. Oltre ai disagi causati dalla mancanza d’acqua, dalla presenza di pericolose voragini sull’asfalto, dai disservizi della raccolta dei rifiuti (a proposito, dove sono i cassonetti annunciati tempo fa da Brunetti?), i reggini sono quotidianamente chiamati a combattere anche con i perenni lavori che interessano il raccordo autostradale di Reggio Calabria da mesi, senza sosta, con pesantissime ripercussioni alla viabilità.

Sin dallo scorso anno era stata programmata, e avviata, l’installazione delle barriere in cemento new jersey lungo tutto il tratto compreso da Arangea a Ravagnese. Un provvedimento sacrosanto in termini di scelta, perchè rivolto alla sicurezza stradale, al punto che su StrettoWeb lo abbiamo sostenuto evidenziandone le buone ragioni. Il problema, però, è stata come al solito la gestione dei lavori che ha determinato – e sta determinando ancora, dopo più di un anno – disagi gravissimi ai cittadini, costretti a trascorrere molto tempo bloccati in autostrada. Ogni giorno. Tutti i giorni. I cittadini, qualche settimana fa, si erano illusi che finalmente i lavori – dopo mesi e mesi di cantieri a singhiozzo – si fossero conclusi dopo l’installazione dell’ultimo tratto di barriere, e invece sono poi iniziati altri ulteriori lavori che richiedono la chiusura della carreggiata di sorpasso determinando un enorme imbottigliamento quotidiano.

Ogni mattina diventa un incubo per i cittadini recarsi al posto di lavoro sudando sotto al sole incolonnati in attesa di poter finalmente vedere la fine del restringimento. I lavori prevedono il completamento delle barriere con la colorazione di una striscia blu che – da ignoranti in materia – i cittadini e gli automobilisti si chiedono come mai non poteva essere fatta contestualmente alla posa delle new jersey, evitando così di dover chiudere nuovamente tutta la strada. Perché fare prima un lavoro e quindi chiudere la carreggiata e creare disagi e poi richiuderla nuovamente per “completare” il lavoro? Che logica c’è dietro tutto ciò? Le autorità competenti sono in grado di fornire ai cittadini una spiegazione di queste modalità di intervento, apparentemente deliranti, definite volgarmente “ad minchiam” dai comuni mortali uomini della strada, per giunta innervositi e sfiniti da questi enormi disagi?

Questa mattina la situazione è stata ancora più tragica per i poveri automobilisti reggini già da giorni preparati a combattere per raggiungere il posto di lavoro: dopo aver pazientato circa 15 minuti incolonnati a Ravagnese per questi lavori, hanno beccato l’incidente all’altezza delle Bretelle con un’altra coda ancora più lunga da prima dello svincolo di Modena a quasi lo svincolo di Spirito Santo. Altri 35 minuti paralizzati, e poi? E’ finita qui? Ancora no! Neanche il tempo di riprendere la marcia, dopo aver superato cantieri e incidenti, ecco comparire l’ennesimo omino dell’Anas che ti sventola di fronte una bandiera arancione che se fosse amaranto ti sentiresti in Curva Sud, come ad esultare per un gol e tu invece devi frenare l’istinto primordiale di metterlo sotto dalla rabbia (bambini a casa, non fatelo! Stiamo ironizzando, perchè quando c’è da piangere non resta che ridere. E poi quel pover’uomo non c’entrerebbe comunque nulla). L’ennesimo cantiere, proprio oggi e proprio in quella carreggiata, per tagliare l’erba a bordo strada. E così da Ravagnese a via Lia ci abbiamo impiegato quasi un’ora.

Potremmo dire che Reggio Calabria diventerà a breve la città con la tangenziale più bella, pulita ed efficiente del mondo. Oppure che è la città delle eterne incompiute. Dei lavori fatti a metà, dei cittadini considerati sudditi e vessati anche nelle modalità organizzative dei lavori pubblici. Questo delirio autostradale, infatti, si aggiunge a quello che sta succedendo in pieno centro, con la follia dei lavori sul Lungomare in slowmotion (quattro mesi di tempo per asfaltare un chilometro di strada! Si poteva fare in una notte!).

Il concetto di Keynes di “scavare buche e poi riempirle” per contrastare la disoccupazione e stimolare la ripresa economica in una situazione di crisi era molto più complesso e profondo rispetto all’interpretazione letterale che evidentemente ne hanno dato gli amministratori pubblici di Reggio Calabria.

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