I No Ponte Calabria vivono sulle nuvole: per loro una legge è “fumo ideologico” e si aggrappano a tesi superate

Ci sono cascati di nuovo. E non è una canzone di Sanremo, ma l'ennesima uscita dei No Ponte, fuori luogo, fuori tema, fuori dal mondo

StrettoWeb

I No Ponte perseverano. Li avevamo definiti cavernicoli e ci hanno accusati di offenderli. Ma quel termine non è un’offesa: è un modo per descriverli. Pacificamente. E più approfondiamo il loro pensiero e proviamo ad indagare le loro ragioni, più ci rendiamo conto che vivono non solo nel passato, ma sulle nuvole. E’ di stamattina una nota stampa dal titolo “Villa San Giovanni: per il Consiglio comunale non c’è posto per il Ponte tra le opere strategiche“. Un comunicato stampa che, leggendolo e dipanandone i vari paragrafi, lascia a bocca aperta, per quanto sia lontano dalla realtà e dalla concretezza dei fati.

Parlano trionfanti di Mobilità sostenibile; abbattimento dei costi – esosi e senza eguali in Europa a parità di distanza – per l’attraversamento nello Stretto dei residenti; riflessione sulla vocazione geo-strategica di città mediterranee snodo di flussi, scambi, movimenti di persone; rilancio di una prospettiva di sviluppo ambiziosa ma realistica, efficace e senza stravolgere le peculiarità dei territori“. Il tutto riferito ad un documento passato all’unanimità in consiglio comunale a Villa San Giovanni, “nonostante il tentativo di subordinare ancora una volta queste opere necessarie per lo Stretto, e non solo, al miraggio del Ponte“, scrivono i No Ponte.

Ma veramente hanno ancora il coraggio di parlare di abbattimento dei costi e mobilità sostenibili, quando ormai è palese e pacifico che questi risultati si potranno ottenere solo grazie al Ponte sullo Stretto? E poi quel “senza stravolgere le peculiarità dei territori”, sa tanto di preistorico che, perdonateci, il termine cavernicoli ci pare l’unico calzante.

Ma ‘sto Ponte si fa o non si fa?

E poi continuano, contraddicendosi in termini e in concetti: “Si può e si deve discutere di futuro, e lo si può fare senza tirare in ballo questa colossale arma di distrazione di massa, con buona pace di tanti piccoli e grandi feudatari della politica locale. Perché a questo assolve il Ponte: a pretesto, fumo ideologico, fantasma con cui farcire ogni visione propagandistica del futuro di Calabria e Sicilia”.

E ancora: ” I sì-ponte non perdono occasione per ricorrere al Ponte e “buttarla in caciara” nonostante che temi ed emergenze non manchino: oltre a devastare già con la sola cantierizzazione un territorio dalla vocazione eco-culturale unica in termini di bio-diversità e ricchezza ambientale, il Ponte dimostra di essere un pretesto retorico atto a paralizzare ogni discussione e ogni azione concreta volta al cambiamento. Basterebbe ricordare che il traffico annuo nello Stretto riguarda per l’80% una popolazione pendolare che in nulla vedrebbe migliorata la propria condizione dalla costruzione dell’opera. Ecco, il Ponte rappresenta chiaramente uno specchietto per le allodole”.

Ci sarebbe da ridere se non fosse che c’è da piangere: riescono contemporaneamente ad avere paura del ponte e a dire che tanto non si farà, perché è solo pura propaganda. Ma allora, ci chiediamo, se sono così convinti che l’opera non sarà portata a termine, perché continuano a secernere tutta questa bile che li sta devastando, nel corpo e nell’anima? Basterebbe che se ne stessero lì, zitti zitti e col sorriso sornione, in attesa del momento in cui il Ponte sullo Stretto non si farà. E invece no. Si agitano e si dimenano, perché l’infrastruttura che questo territorio aspetta da decenni – e di cui ha estrema necessità – non è mai stata così vicina. E loro lo sanno.

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