In Calabria è vietato viaggiare con i bambini, parla la donna dell’odissea da Siderno a Reggio: “gentilezza tra tanti disagi”

L'intervista di StrettoWeb alla donna che ieri, insieme alla sua famiglia, doveva spostarsi in treno da Siderno a Reggio Calabria

StrettoWeb

Ieri, dopo una segnalazione ricevuta dalla nostra redazione, abbiamo raccontato l’odissea vissuta da alcune famiglie con bambini al seguito che si sono spostate da Reggio Calabria a Siderno. Un gruppo di persone che voleva solo trascorrere la giornata al mare facendo ciò che nel resto d’Italia e del mondo è la normalità: prendere il treno.

Oggi abbiamo raggiunto telefonicamente Valeria, protagonista di questa vicenda, che ci ha raccontato come tredici anni fa, insieme al marito, abbia deciso di trasferirsi da Roma a Reggio Calabria, città di cui si dice innamorata. Dopo che abbiamo raccontato la sua storia, sono stati molti i messaggi di solidarietà da parte di tanti concittadini, anche sui social. Alcuni, però, si sono focalizzati su un punto inaspettato: hanno criticato la scelta di aver deciso di mettersi in viaggio con i bambini. Ora, mi chiedo io da giornalista e da mamma, ma veramente si fanno obiezioni del genere? C’è davvero chi pensa che non ci possa viaggiare con bambini piccoli? Mi sembra assurdo.

L’organizzazione della famiglia e la disorganizzazione di Trenitalia

Eppure, ci racconta Valeria, “non era la prima volta che facevamo questa tratta. Abbiamo pensato di prende il treno perché la 106 al ritorno è caotica, impraticabile, si fanno ore di coda. Con il treno, invece, in un’ora siamo a casa. E per giunta c’è anche l’aria condizionata“, spiega. Un viaggio breve, dunque, che la famiglia aveva già fatto altre volte, trovandolo decisamente più adatto a dei bambini rispetto alla SS 106.

Alle 8 abbiamo preso il treno, alle 9:30 siamo arrivati, a 50 metri dalla stazione avevamo gli ombrelloni al lido già prenotati. Poi, abbiamo mangiato in un’osteria ad altri 50 metri. Ci siamo fatti la doccia, ci siamo cambiati e alle sei meno un questo ci siamo diretti verso la stazione, dove già alle 18 ci siamo accorti che il treno Intercity 566 portava un ritardo di 60 minuti, per poi essere soppresso“, racconta la donna. “Io non punto il dito contro il ritardo o la soppressione del treno, perché può capitare. E’ una vita che viaggio e ci sono milioni di motivi perché questo accada. Il problema però, è che Trenitalia doveva garantire un mezzo di trasporto alternativo e assistenza. E invece mi hanno solo inviato un messaggio alle 21:15, quando io potevo già essere morta, senza nessuno che si preoccupasse dei passeggeri rimasti a piedi. C’erano anche altri passeggeri del posto, che si sono allontanati amareggiati“.

La bellezza della gentilezza

In tutto ciò, però, Valeria sottolinea la bellezza della gentilezza. E ricorda innanzitutto l’episodio del ferroviere che, trovandosi a passare di lì, ha chiesto cosa ci facessero in stazione. Di fronte alla spiegazione del gruppo di turisti, si è detto rammaricato dell’accaduto e li ha ospitati a casa propria, facendo anche numerose telefonate per cercare di capire se ci fosse un pullman sostitutivo. E invece niente. Sono dovuti tornare a casa, a Reggio, il giorno dopo. Oltre dodici ore per andare da Siderno a Reggio Calabria.

E poi, la donna, ricorda anche la gentilezza dei proprietari di una pizzeria posta di fronte alla stazione: “avevamo chiesto informazioni su eventuali pullman e quando abbiamo spiegato loro l’accaduto ci hanno fatto rimanere nel locale, coi i bambini, e ci hanno offerto acqua“.

Vedere il bello in tutte queste brutture è l’unica nota positiva di questa vicenda sulla quale non vogliamo far calare il sipario, perché si sappia che in Calabria non è lecito fare ciò che si fa in tutto il resto del Paese. Non è lecito decidere di vivere una normalità che non dovrebbe avere nulla di straordinario, e invece…

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