Viaggio spettrale in Aspromonte: la devastazione del fuoco strazia i cuori e ferisce gli occhi

La strada che da Sant'Eufemia d'Aspromonte sale versa la montagna è circondata da un paesaggio spettrale dopo gli incendi dei giorni scorsi

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Sant'Eufemia d'Aspromonte: il paesaggio spettrale dopo gli incendi
StrettoWeb

Non ci sono nata in queste terre, e non ci sono nemmeno cresciuta. Ma sono luoghi, quelli dell’Aspromonte, che conosco da oltre vent’anni e che vivo, quasi quotidianamente, da un decennio. Luoghi che ti entrano nell’anima, se sai osservarli nel modo giusto, se sai comprenderli e se sai coglierne l’essenza. Luoghi che non ti lasciano mai indifferente: o entri in conflittualità con essi o in connessione. Non c’è scelta. Non c’è via di mezzo.

Nei giorni scorsi Sant’Eufemia d’Aspromonte ha vissuto uno dei suoi momenti peggiori da un punto di vista degli incendi. Non è la prima volta e purtroppo, molto probabilmente, non sarà nemmeno l’ultima. Ma la ferita, questa volta, è profonda. E soprattutto è in un punto cruciale per la vita della comunità: la strada che del centro abitato alle pendici dell’Aspromonte porta versa l’alta montagna è un’arteria vitale per gli eufemiesi. Una strada “di famiglia”, una comfort zone che nessuno, nemmeno gli eventi naturali, dovrebbe mai intaccare, perché è imprescindibile nella vita di ogni cittadino eufemiese. E invece, per qualche giorno, a causa degli incendi è rimasta chiusa.

Per andare in Aspromonte bisogna salire da Sinopoli“. Una magra consolazione per gli eufemiesi che hanno perso, seppur per breve tempo, la loro strada verso la montagna. E ieri, a pochi giorni dalla fine degli incendi e dalla riapertura, quella strada l’ho percorsa anch’io. Ho sentito freddo, e non perché fossi in montagna. Era un freddo nell’anima, nel cuore. Vedere che il verde brillante della vegetazione ha lasciato il posto al grigio, al marrone, al nero, è doloroso. Vedere gli alberi ridotti a spettri che, come anime in pena, vagano nel nulla per trovare il loro posto che non esiste più, è lacerante.

Le foto sfogliabili in calce all’articolo le ho scattate come se fotografassi un amico morente. Non volevo quasi fotografarlo. Per rispetto, per pudore, per l’enorme avvilimento nel vedere questa florida terra ridotta così. Ma l’ho fatto affinché tutti vediate come le mani criminali e assassine di chi appicca un incendio possono distruggere e devastare un territorio. I piromani vanno individuati, accerchiati e fermati. Senza se e senza ma. E chi di loro riesce a sfuggire alla legge possa essere maledetto in eterno!

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