La guerra del Pd al Museo del Bergamotto di Reggio Calabria: vogliono cancellare l’identità di questa città

Il Museo del Bergamotto di Reggio Calabria è sotto sfratto da parte del Comune, che con le sue figure dirigenziali del Pd ha intrapreso una guerra incredibile e insensata contro uno dei principali luoghi di cultura, legalità e identità della città

  • museo del bergamotto di reggio calabria
    Foto Salvatore Dato / StrettoWeb
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Un paio di giorni fa sono entrata nel Museo del Bergamotto e del Cibo di Reggio Calabria. Ho deciso di provare a capire come può un’amministrazione intimare lo sfratto ad una realtà simile. Ho deciso di vedere con i miei occhi come può un amministratore dare un calcio sprezzante alla tradizione più esclusiva, alla cultura più genuina, alla storia più identitaria di una città che ha bisogno come non mai di essere valorizzata in ogni suo più recondito angolo. E invece è abbandonata a sé stessa, umiliata e avvilita come l’ultimo paesino del mondo.

Ebbene, ciò che ho scoperto è una vicenda ai limiti del fantascientifico. O forse, semplicemente, è una vicenda come a Reggio se ne sono viste tante. Ma questa volta, forse, chi davvero ama questa città non resterà a guardare in silenzio. Molti, a dire il vero, lo stanno già facendo. Ma perché, come al solito, la voce grossa delle istituzioni riesce a sovrastare quella della verità.

Il Museo del Bergamotto di Reggio Calabria rischia lo sfratto

Il punto cruciale è che il Museo del Bergamotto di Reggio Calabria rischia lo sfratto. La causa? Secondo il Comune chi lo gestisce, ovvero l’Accademia internazionale del Bergamotto di Reggio Calabria, presieduta da Vittorio Caminiti, sarebbe insolvente. L’affitto dei locali di via Filippini non verrebbe percepito da mesi. Ma è davvero così? Caminiti appare quasi stanco a parlarne, incredulo com’è per via di quanto sta accadendo. Ha gli occhi di chi non può lasciar correre una simile ingiustizia, ma allo stesso tempo è logorato da mesi di strenua lotta contro chi non vuole risolvere il problema. E non ha voglia di parlare di quanto sta accadendo. Mi racconta solo cos’è, come è nato e quanto sia prezioso quel museo.

Sono stata seduta per oltre due ore, con lui, in uno dei tavolini preparati all’interno del museo e pronti ad accogliere turisti e visitatori che volessero assaporare una fresca e saporita cremolata al bergamotto o semplicemente osservare un luogo meraviglioso, messo in piedi con passione e amore, unico al mondo, che mostra come l’agrume simbolo di Reggio Calabria venga coltivato, raccolto, trasformato e reso un alimento, o un prodotto di profumeria, richiesto in ogni dove.

Dall’insolvenza allo sfratto imminente

E’ stanco, dunque, Vittorio Caminiti, e spiega anche a me ciò che diceva esattamente un anno fa (la vicenda parte infatti dal 2021 e sembra non trovare grandi soluzioni), perché da allora quasi nulla è cambiato. Cosa è accaduto? Durante il periodo pandemico il Museo del Bergamotto, che ricordiamo essere gestito da un’associazione senza scopo di lucro, ha avuto difficoltà a far fronte al pagamento del canone di locazione. I vari lockdown hanno portato a mesi e mesi senza nessun turista o visitatore nei locali del museo e le conseguenze sono ovvie. Succede però che a dicembre 2021 il Comune chiede il pagamento degli affitti arretrati per la struttura di via Filippini con una solerzia che neanche il più spilorcio dei privati ha dimostrato in quel periodo così difficile con i propri affittuari. Eppure l’Accademia del Bergamotto risponde immediatamente alla richiesta, chiedendo un accordo per far fronte al debito con dei pagamenti rateali. Il Comune risponde picche e chiede perentoriamente il pagamento in un’unica rata entro trenta giorni!

La richiesta non era ovviamente congrua né tantomeno percorribile: come poteva il museo, dopo mesi e mesi di lockdown e limitazioni, far fronte ad un ingente debito da pagare in una sola soluzione? Considerando anche che il museo era stato aperto nel 2019, e poi da inizio 2020 è scattato il lockdown con le limitazioni legate alla pandemia proseguite anche nel 2021. Nel 2022, come se non bastasse, l’amministrazione comunale lo aveva fatto chiudere, per poi essere riaperto grazie ad una sentenza del tribunale che ha stabilito come si trattasse di “atto inadeguato e abnorme“.

Nessun accordo

Al momento sono sotto sfratto“, è l’unica cosa che mi dice Caminiti. Il tribunale si è preso un anno di tempo e ora ha condannato l’Accademia alle spese processuali. Nel frattempo l’Accademia ha provato in ogni modo a giungere ad un accordo con il Comune per rientrare dal debito, ma non c’è stato verso. Come se non fosse un preziosissimo presidio di legalità, di cultura, di identità da preservare e tutelare in ogni modo. Come se non avesse un ruolo nevralgico per la società civile della città, che gli amministratori dovrebbero proteggere e tutelare con tutte le proprie forze.

L’arrivo del Museo del Bergamotto nei locali del mercato coperto

Come è approdata l’Accademia del Bergamotto in via Filippini? La struttura era abbandonata dal 2014. Nel 2018, anche su richiesta esplicita dell’allora Sindaco (oggi sospeso) Falcomatà, Caminiti e l’Accademia decidono di prendere in carico la struttura, per destinarla alla valorizzazione del bergamotto. I locali, per altro, sono stati sistemati e arredati tutti a carico dell’Accademia. Ho avuto modo di visionare le foto del prima e del dopo e il lavoro fatto è stato imponente. “Ci siamo fatti carico di arredarlo – mi racconta Caminiti con orgoglio – e dei fitti. Poi ho creato il museo del cibo e questo ha aperto la strada all’organizzazione di eventi di fama internazionale“.

In seguito, Caminiti mette a punto un progetto, lo mette nero su bianco, lo fa protocollare. Si tratta dell’idea di destinare quei locali ad un incubatore per portare avanti l’artigianato locale. In sostanza, l’idea è quella di realizzare un “Mercato solidale e centro di sviluppo e avviamento sociale non-profit“. Anche in questo caso, ho visionato personalmente il progetto, protocollato dal presidente Caminiti e “consegnato personalmente nelle mani di Falcomatà“, all’epoca sindaco di Reggio.

Qualche mese dopo, siamo a dicembre 2020, l’assessore alle attività produttive, Irene Calabrò, presenta un “avviso esplorativo per lo storico mercato coperto di Via Filippini“, e parla di “uno spazio per la condivisione in coworking, la formazione e lo sviluppo di imprese innovative nel settore dell’agrifood“. Un’idea molto simile a quella proposta da Caminiti a Falcomatà. Ma Caminiti non viene menzionato. Ufficialmente, ancora oggi, l’idea del progetto è venuta al Comune! Che casualità…

L’Accademia del Bergamotto in Commissione Controllo

Nei mesi scorsi l’Accademia del Bergamotto è stata convocata dalla Commissione Controllo e Garanzia, presieduta dal consigliere Massimo Ripepi. Quest’ultimo mi ha spiegato come, nel corso della seduta, sia stato chiesto conto di alcuni locali della struttura di via Filippini che, secondo l’amministrazione comunale, non erano stati assegnati all’Accademia, ma sono comunque stati arbitrariamente utilizzati. Ebbene, dice Ripepi: “è una cosa assurda, perché quei locali che vengono contestati sono indispensabili per entrare nei locali del museo“. Un ambiente di passaggio, dunque, che per forza di cose deve essere utilizzato per usufruire degli ambienti espositivi. “Il Museo del Bergamotto fa parte della nostra cultura e deve restare a Reggio. A Settembre chiederemo un ulteriore incontro in tal senso“, chiosa Ripepi. Il rischio, infatti, è che ricevuto lo sfratto il museo di Reggio Calabria possa spostarsi in ben altri luoghi, al di fuori della provincia reggina. E poi magari dalla stessa amministrazione comunale sentiremo sbraiti vittimisti e complottisti contro imprecisati “poteri forti di Cosenza e Catanzaro” (l’Aeroporto o la Reggina vi ricordano qualcosa?)!

Il secondo attrattore della provincia di Reggio Calabria

Dopo il Museo Archeologico Nazionale con i suoi Bronzi di Riace, il museo del Bergamotto è il secondo attrattore della provincia di Reggio Calabria. I tuor operator chiedono di entrambi quasi allo stesso modo“, ci assicurano da più fronti. L’amministrazione, dunque, sta facendo l’ennesimo passo verso la distruzione di una tradizione che da sola muove ogni anno migliaia di turisti e visitatori da ogni dove.

E la guerra al Museo del Bergamotto, tra i tanti, la sta facendo anche un assessore, Angela Martino, che non aveva mai messo piede nei locali del museo e vi è entrata per la prima volta la settimana scorsa solo per intimarne lo sfratto. Assessore che parla di “ristabilire la legalità“, così come ha fatto con i dehors, senza però spiegare quale sia questa legalità da ristabilire, considerando che l’Accademia ha chiesto più volte un accordo per rientrare dalla situazione debitoria, ma gli è stato sempre negato e rifiutato con un lapidario: “dovete sgomberare i locali“. E ho visionato io stessa le pec che non lasciano adito a dubbi: il Comune non vuole dialogare con il Museo del Bergamotto.

Perché?

Viene da chiedersi: tutto il materiale presente all’interno della struttura che fine dovrebbe fare? Si tratta di strumenti antichi, reperti di estremo valore culturale, pezzi unici e pezzi di storia che non possono essere certo gettati in un polveroso deposito in attesa di chissà cosa. “Il museo del Bergamotto deve restare qui“, mi dicono tutti coloro con cui ho parlato, politici locali compresi. C’è molta indignazione e addirittura chi parla di sit-in di protesta. E allora chi mi spiega questa strenua lotta di alcuni esponenti del PD reggino contro l’Accademia del Bergamotto?

Chi mi spiega perché un’amministrazione che dovrebbe fare di tutto, finanche sostenere economicamente se serve, un simile fiore all’occhiello, sta facendo invece di tutto per far espatriare il museo verso ben altri lidi? Queste risposte, ancora, non le ho trovate. O forse sì, ma mi auguro di sbagliarmi.

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