Ristoratori, non bastava il Covid. Lo sfogo dopo le polemiche: “è aumentato tutto, rischiamo di fallire”

La dura nota dell'Associazione Sindacale Tni Ristoratori Italia dopo le polemiche per gli scontrini cari

StrettoWeb

Se Catanzaro e Reggio Calabria sono tra le città con l’inflazione più bassa, non si placano le polemiche per alcune storie diventate virali relativamente a scontrini cari o piattini fatti pagare 2 euro. E i ristoratori non ci stanno. Dopo le grandi sofferenze nel periodo Covid, con la categoria vittima della schizofrenia del Governo nelle scelte dettate da panico e paura, gli stessi ristoratori hanno dovuto reinventarsi nel momento subito successivo, quando hanno riaperto ma con pochissimi aiuti e con lo scetticismo della gente a uscire dopo due anni di allarmismo.

E, oggi che è finalmente tornata la normalità, c’è da combattere le conseguenze nel medio periodo, leggasi – appunto – inflazione, dettata poi da altri problemi oltre al Covid. “Farina +200% rispetto al 2022, mozzarella +60% in un anno, affitto locale +30% in dieci anni e la lista è lunga e potrebbe continuare”. Sono i conti dei ristoratori, da nord a sud del Paese, come si legge in una nota dell’Associazione Sindacale Tni Ristoratori Italia.

“Non si parla di questo, ma di uno scontrino di 2 euro per un piatto condiviso – si legge ancora – Guarda caso questi polveroni vengono sollevati proprio nel momento in cui si deve far dimenticare il grosso dramma di: inflazione, mutui alle stelle, speculazioni e aiuto forzato alle povere banche. Basta mettere in croce e colpire l’intera categoria di ristoratori per due o tre scontrini. Sono casi isolati e comunque ogni ristorante – dichiara Raffaele Madeo, presidente di Tni Ristoratori Italia – ha tutti i prezzi ben visibili sui menù”.

“Perché invece non si dice – prosegue – che dopo il Covid è aumentato tutto, tanto che i ristoratori dovrebbero adeguare i prezzi almeno volta a settimana? Invece nessuno lo fa, assorbiamo la quasi totalità di questi rincari, per consentire alle persone di venire ancora al ristorante, e intanto rischiamo di fallire. Le materie prime, gli affitti, l’acqua, la tariffa sui rifiuti continuano a rincarare e si tratta di mere speculazioni. Le commissioni sui Pos restano alte e ormai il 90% delle transazioni sono elettroniche, con migliaia di euro, frutto del lavoro dei ristoratori, che ogni anno vanno alle banche. I locali, soprattutto quelli di periferia, sono in ginocchio”.

“In un contesto come questo – conclude il presidente di Tni Ristoratori Italia – è inaccettabile che la ristorazione italiana, fiore all’occhiello del nostro Paese venga messa alla gogna perché un ristoratore ha fatto pagare due euro, come scritto da menù, per un piattino condiviso. Tra l’altro, è sacrosanto farlo, chi siede al tavolo occupa un posto e paga un coperto anche se non consuma”.

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