Reggina, la lunga lettera di un tifoso e le speranze al Consiglio di Stato

Vincenzo, in una lunga, articolata e interessante lettera, ha espresso il suo pensiero sulla situazione della Reggina

StrettoWeb

Tantissimi tifosi, in questi giorni, stanno scrivendo alla redazione di StrettoWeb per dire la loro sulla vicenda Reggina. Chi con pessimismo, chi con realismo, chi con ottimismo. Quest’ultimo è il caso di Vincenzo che, in una lunga, articolata e interessante lettera, ha espresso il suo pensiero, che riproponiamo integralmente.

Carissimi Tutti

nessuno si sarebbe mai aspettato che qualcuno fosse stato mai in grado riuscire nell’ardua impresa di …far meglio di Gallo, un po’ come scommettere di scalare l’Everest in carrozzina.

Ci siamo sbagliati tutti, Saladini giocando contro se stesso e gli altri, ci è riuscito: adesso ha conquistato l’Olimpo dell’operazione finanziario-sportiva più disastrosa e idiota dell’ultimo secolo.

E questo era l’omaggio dovuto a Felice che ha ingannato tutti perché il momento era particolarmente fertile: dopo essere scampati alla padella Gallo la voglia di normalità e di credere a chiunque si presentasse a noi da Salvatore era tanta e così ci siamo cascati tutti rovinando nella classica brace.

Ma la mia non vuole essere una celebrazione in articulo mortis perché la Reggina, in punta di diritto (è la mia convinzione, lasciatemela almeno esporre, per i fischi c’è sempre tempo) è più viva che mai.

Certo la Reggina come società oggi non c’è, non esiste e già da diversi mesi, ma un’eventuale – e più che possibile – vittoria giudiziaria la rimetterebbe subito in vita perché la proprietà di una società di calcio di serie B potrebbe far gola a molti e Ilari o non Ilari l’acquirente lo troverebbe di sicuro.

Tutti sanno – scrive oggi un noto giornale locale – che le speranze non sono tantissime, ma fino a quando c’è una possibilità l’intenzione è quella di giocarsela, e non è l’unico, perché carichi industriali di pessimismo trasudano anche da tutte le testate giornalistiche che si occupano della nostra adorata Reggina che soprattutto in questo periodo leggo regolarmente.

Tutti chi ? Diciamo, almeno, tutti meno uno, cioè lo scrivente.

Contrariamente a tutte le Cassandre che sanno molto di disgrazie e un po’ meno di diritto (parlo dei supporter e non delle testate giornalistiche) ribadisco – e tenterò di spiegarne il perché – che quella curiosa sentenza del TAR e più che ribaltabile, anzi a mio avviso ci ha aperto un’autentica autostrada o comunque se non proprio un’autostrada, una strada a scorrimento veloce che sarebbe un vero peccato buttare via e non percorrere a prescindere, perché ancorati nella (per me errata) convinzione che abbiamo già perduto in partenza e prima ancora di scendere in campo.

Si fa presto a dire “ripartiamo dalla D” che proprio scontata non è, immaginando di tornare in B già tra due anni: ironia e contraddizioni dei pessimisti che passano dal pessimismo più cupo all’ottimismo più irrazionale e velleitario.

Vorrei solo ricordare che la Reggina del torneo di serie “D” 2015-’16 (dopo la rinuncia all’iscrizione alla lega Pro, ma in quel caso si scendeva di una sola categoria) non ammazzò il campionato, ma finì solo quarta e rimediando – e stiamo parlando sempre di serie D – ben dieci sconfitte, qualcuna umiliante (passeggiarono al Granillo le … temibili corazzate Leonfortese, Agropoli, Scordia; perdemmo a Roccella) anche se poi verrà ripescata in lega Pro: ciò a riprova che allora c’erano in corso dei complotti contro di noi e ci avevano appunto ripescati al solo scopo di farci un dispetto: la terza, la Cavese, dieci punti in più della Reggina rimase in serie D, come vi rimase anche la seconda forza di quel torneo, la Nerostellati Frattese, terza, dodici punti in più della Reggina.

Solo tredicesima nel campionato successivo (il torneo 16-17, nel frattempo divenuto Lega C), addirittura quindicesima nel torneo seguente (il torneo 17-’18), un po’ di luce ma ancora troppo fioca nel campionato successivo (settima nel torneo 18-’19) e finalmente primi nel primo campionato dell’era Gallo, quella che prima dell’avvento dell’era Saladini pensavamo si trattasse della iattura peggiore che possa capitare ad un supporter sportivo.

Insomma non proprio le rose e fiori che i pessimisti oggi ma ottimisti già domani già pregustano dopo il funerale già officiato alla Reggina (23-24 in serie D, 24-25 in serie C, e già nel 25-26 richiamo il nostro mitico Pippo per disputare il torneo 26-’27 in serie A: che sarà mai, c’è da spettare così poco tempo mentre gli altri staranno tutti a guadare che si compiano e trovino realizzazione, in questi tre anni, tutti i sogni della Reggina.

Ma ritorniamo alle questioni di natura giuridica.

Che la vera partita si giocasse nei tribunali amministrativi si sapeva già

Che la vera partita si giocasse al TAR e al Consiglio di Stato si sapeva già.

Dopo la decisione della COVISOC del 27 giugno che ha fatto la sua parte, senza infamia e senza lode, non potendo chiudere gli occhi su una società già allora in disarmo visto che …il disarmo è proprio materia sua considerato che alla COmmissione di VIgilanza sulle SOcietà di Calcio professionistiche (istituita dall’art. 78 delle Norme Organizzative Interne Federali (NOIF) della FIGC, ai sensi della legge n. 91/1981) spetta la funzione di controllo sull’equilibrio economico-finanziario delle società di calcio professionistiche e sul rispetto dei principi di corretta gestione“.

E cosa avrebbe mai potuto dire di diverso la COVISOC di fronte ad una società che appariva in smobilitazione e che solo qualche giorno prima aveva perduto la faccia buona ed autorevole di quella società, il suo presidente Cardona (considero ingenerose le accuse nei suoi confronti, il presidente Cardona è, tra i tanti tifosi amaranto, la vittima più illustre, probabilmente quella che, dopo una carriera irreprensibile, ha pagato il prezzo più alto) ?

Il COVISOC avrebbe dovuto, e potuto, dire che tutto andava bene e che i conti della Reggina erano tutti a posto ?

E dopo la pietra tombale posta dall’organo più fesso dei tre ma in realtà quello che conta di più, il Consiglio Federale del 7 luglio e il Collegio di Garanzia del CONI del 20 luglio se non prendere atto di quella pietra tombale posta dalla COVISOC ?

Insomma fino al 20 luglio tutto previsto, c’era – e purtroppo c’è ancora – una società in totale smobilitazione che aveva perso il Pezzo che più gli aveva dato credibilità (il presidente Cardona) e che, legittimamente, non riscuoteva la fiducia delle istituzioni sportive.

Smontato, dal TAR, il Sacro Dogma della perentorietà

Il 2 agosto arriva il TAR e ci apre un mondo (bisogna avere scarsissime conoscenze del diritto per affermare che si tratta di una sentenza non ribaltabile):

– Il Sacro Dogma, che a tutti è sembrato, insormontabile della famosa perentorietà del diritto sportivo esiste solo nel mondo autoreferenziale e un po’ ipocrita del diritto sportivo e nella testa delle tante cassandre pronte a giurare e spergiurare su quel Sacro Dogma come se si fosse trattato dell’undicesimo comandamento aggiunto: il TAR ha smontato in ogni sua parte il Sacro Dogma della perentorietà assolvendo il Lecco per non lesa maestà nei confronti di quel Dogma della perentorietà non rispettato.

Il TAR smontando in ogni sua parte il Sacro Dogma della perentorietà e assolvendo il Lecco ha, al contempo, offerto un importante assist alla Reggina: proprio perché io non considero la perentorietà un elemento insormontabile non è importante – ha detto sostanzialmente il TAR – che tu abbia pagato il 5 luglio invece che il 20 giugno a condizione che tu mi dimostri che non potevi farlo prima e non averlo in qualche modo dimostrato o per dirla con stesse parole utilizzate dal TAR, senza fornire adeguate e provate giustificazioni al riguardo, fatta eccezione per il generico riferimento a “elementari esigenze organizzative”, che non dimostrano l’esistenza di un impedimento effettivo’ è stata un’assai grave ingenuità da parte degli avvocati della Reggina.

Esecutività dell’omologa

Anche sull’omologa, pur se non definitiva ma già provvisoriamente esecutiva in ossequio all’art. 282 c.p.c. il TAR (altro assist) non ha avuto da obiettare (Ammessa – afferma lo stesso TAR – alla procedura di omologazione in data 12 giugno 2023): è questo vuol dire anche tanto e se l’omologa è già temporaneamente esecutiva (i giudici decidono sempre sulle situazioni oggettive del presente e non sulle situazioni oggettive che potrebbero presentarsi – ma ancora non si sono presentate e potrebbero mai presentarsi – in futuro) allora dovrebbe essere parimenti esecutivo tutto il disposto dell’omologa che farebbe rientrare nei termini di scadenza quel pagamento considerato in ritardo dai termini di scadenza del diritto sportivo ma non dal diritto ordinario attraverso l’omologa sulla quale il TAR, e quindi su quell’intero suo disposto, non ha avuto nulla da obiettare.

E questa è una grossa contraddizione nella quale è caduto il TAR, contraddizione che uno bravo sfrutterebbe a dovere davanti al Consiglio di Stato, o l’omologa va bene (ed il TAR ha detto che va bene) e va bene tutto ciò che quell’omologa dispone (e che farebbe rientrare quel pagamento considerato in ritardo dal diritto sportivo nei termini di scadenza) o quell’omologa non va bene – ma il TAR non l’ha detto – ed allora caduto il disposto dell’omologa (pagamento entro 12 luglio) resterebbe in piedi solo il disposto dell’arcinoto comunicato (un semplice comunicato che non è …ancora passato all’approvazione delle Camere) 169/A della FIGC del 21 aprile c.a. delle famose prime tre lettere dell’alfabeto.

Destinatari della lettera c) del comunicato 169/A della FIGC

A chi era destinata la lettera C) del comunicato, ancora al…vaglio delle Camere, 169/A della FIGC del 21 aprile c.a. ?

Perché la FIGC non si è fermata alle sole due prime lettere, appunto la a) e la b) – sbagliando, tra l’altro, comicamente e clamorosamente la cronologia delle due lettere visto che la a) che sarebbe dovuta diventare b) è cronologicamente successiva alla b che sarebbe dovuta diventare a) – che già esprimevano il suo pensiero, cioè l’ordine imperativo di osservare gli adempimenti previsti entro il 20 giugno – lettera b) – e dopo averli osservati depositare presso la COVISOC copia conforme all’originale dei suddetti provvedimenti ed ha invece ritenuto di aggiungere una terza lettera, appunto la c) che stavolta non reca alcuna data in quanto quello che in ossequio alle prime due lettere andava osservato entro il termine perentorio del 20 giugno in questo caso non andava osservato in quanto tali provvedimenti andavano osservati, per quanto non diversamente prescritto dai suddetti provvedimenti (Comunicati Ufficiali n. 65/A riguardante la serie A, 66/A la serie “B”, 67/A, la serie “C” tutti del 9 novembre 2022 e n. 142/A del 15 marzo 2023 riguardante la serie A femminile).

L’errore di esposizione, comico anche in questa occasione, che ci darà conferma definitiva di un comunicato scritto con i piedi, ci viene fornito dall’elenco dei provvedimenti da rispettare che sempre per banale chiarezza espositiva andrebbe fatto all’attacco del primo articolo (adesso ti spiego e ti elenco quali siano i provvedimenti che ti invito rispettare e non adesso ti dico genericamente che devi rispettare alcuni provvedimenti rimandando solo alla fin el’elenco dei provvedimenti), in occasione appunto della lettera a) che poi sarebbe dovuta essere la lettera (b.

Cosa intendeva dire la FIGC attraverso la lettera c) considerato che il Comunicato 66/A (al pari dei comunicati riguardanti le altre serie) si sgola ribadire quello che poi ci ha ripetuto fino all’ossessione nei quattro comunicati e cioè che per quanto riguarda la concessione delle licenze nazionali 2023-’24 che

E) Gli adempimenti di cui alla precedente lettera D) effettuati successivamente al termine perentorio del 20 giugno 2023, così come la relativa documentazione depositata dopo detto termine perentorio, non potranno essere presi in considerazione né dalla Co.Vi.So.C., né dal Consiglio federale.

F) L’inosservanza del termine perentorio del 20 giugno 2023, anche con riferimento ad uno soltanto degli adempimenti previsti dalle precedenti lettere A), B) e D) determina la mancata concessione della Licenza Nazionale per il Campionato di Serie B 2023/2024 ?

Chi erano i destinatari di quel non diversamente prescritto da quei suddetti provvedimenti non è dato sapere (non contengono l’opzione di eccezione) ?

E chi, se proprio dovessimo cercare ad ogni costo un non diversamente prescritto, meglio di una Reggina il cui disposto non è basato su un semplice comunicato, pur se urlato a squarciagola, ma su un disposto di un tribunale ordinario che solitamente ha più valore, per un banale discorso di priorità delle fonti, di un comunicato ufficiale di una pur importante federazione sportiva.

Caposaldo dell’irretroattività delle norme anche tributarie

L’irretroattività delle norme in genere è un baluardo, un’idea cardine ed essenziale di ogni Ordinamento giuridico e di ogni Stato di diritto.

Le norme tributarie, infatti, contenute sia in leggi che in regolamenti (non in comunicati) al pari di qualunque altra norma giuridica, sono sottoposte alla disciplina generale dettata dal nostro ordinamento in tema di efficacia, in ossequio allo spirito cui si informa l’articolo 11 disp. prel. c.c. che stabilisce che la legge dispone solo per l’avvenire, mai con effetto retroattivo.

La chiara formulazione della norma ci viene ulteriormente suggerita dal contrasto fra la norma positiva (la legge non dispone che per l’avvenire) e quella negativa (non ha effetto retroattivo) che ci riporta al nucleo del concetto che il legislatore del 1942 ha voluto fornire, appunto l’irretroattività delle norme giuridiche.

A tale concetto si legano momenti fondamentali della vita giuridica di ognuno: la certezza del diritto e la tutela del cittadino, anche del cittadino proprietario di una società di calcio, in quanto le nuove norme possono avere valenza solo per il futuro e mai per il passato.

Il comunicato 169/A (non una legge dello Stato che non avrebbe potuto comunque disporre per il passato) della FIGC è del 21 aprile 2023, l’istanza di accesso della Reggina al C.C.I.I. (il c.d. Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza), presentata alla Sezione Fallimentare del Tribunale di Reggio Calabria che poi partorirà l’omologa del 12 giugno 2023, è di dicembre 2022, quattro mesi prima del comunicato 169/a.

Può un semplice comunicato far ciò che nemmeno una legge dello Stato è in grado di fare: operare con efficacia retroattiva ?

E probabilmente s’innesta qui un’altra ingenuità della strategia difensiva della Reggina: non aver contestato fino in fondo quell’ingiusta, per le stesse motivazioni rappresentate oggi, penalizzazione di sette punti, ridotti a cinque.

Se l’avesse fatto allora, avrebbe saputo già allora se quell’omologa era (ed io penso ancora che lo sia) chiusa in una botte di ferro o in una botte di ricotta: per quel poco di diritto che conosco se le doghe di quella botte non sono di ferro sicuramente non sono di ricotta.

Il più grande alleato della Reggina: il Lecco

Tutti vogliono il Lecco in serie B, e lo voglio anch’io sia perchè il lecco La “B” se l’è meritata tutta e sia perché (è il tifoso amaranto che parla) i destini del Lecco sono indissolubilmente legati alle sorti della Reggina.

Se su quella perentorietà il Lecco che non aveva alle spalle un’omologa di un Tribunale ordinario non è caduto, su quella stessa perentorietà non può cadere la Reggina che invece ha alle spalle un’omologa di un Tribunale ordinario.

Se la perentorietà non vale per il Lecco, non deve valere neanche per la Reggina.

Un oro olimpico di spada per Palazzo Spada

Nulla da dire sui nomi dei due autorevolissimi professionisti che si occuperanno del ricorso al Consiglio di Stato:

– l’avvocato Giorgio Fraccastoro, proclamato nel luglio dell’anno scorso, nel corso del Legal Community Italian Awards, “avvocato dell’anno” uno dei massimi esperti amministrativisti nel settore degli appalti pubblici, dell’energia e dell’ambiente, e quindi inserito di diritto tra i cinquanta “numeri uno” dell’avvocatura d’affari italiana;

– il prof. Fabio Cintioli, uno dei massimi esperti di diritto della concorrenza e antitrust.

Due grandi avvocati, che costano molto, vuol dire che chi li paga (immagino non lavorino gratis) crede come me in un possibile ribaltamento della sentenza del TAR.

Se posso permettermi di parlare a Chi, come me, condivide l’idea del “non tutto è perduto” a questi autorevolissimi esperti di diritto amministrativo, affiancherei (avete fatto 30 fate 31), per il caso specifico, un cavallo di razza autentico, Uno che conosce l’idioma e molti segreti di quelle stanze nelle quali ha dimorato da autentico protagonista; Uno che può guardare negli occhi i giudici del Consiglio di Stato senza alcun timore reverenziale perché semmai sarebbero i giudici a nutrirlo nei suoi confronti.

Il Signore che non è mio parente e personalmente non ho il piacere di conoscere si chiama Alessandro Pajno dello studio Gambino Scanzano Pesce Bavoso di Roma.

Un nome che ai più non dice nulla ma che a Palazzo Spada conoscono molto bene, per i suoi trascorsi da procuratore dello Stato prima, poi avvocato dello Stato, Consigliere di Stato e Presidente del Consiglio di Stato dal 2016 al 2018.

Un uomo dello Stato prestato, dopo la pensione, alla professione privata che da Uomo dello Stato ha ricoperto gli incarichi di Segretario Generale del Consiglio di Stato, Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Commissario Straordinario per il Governo, capo di Gabinetto dell’allora ministro della Pubblica istruzione Mattarella (con il quale vanta un’amicizia trentennale), dell’allora ministro, sempre dell’Istruzione, Jervolino, dell’allora ministro del tesoro, Bilancio e programmazione economica Ciampi, sottosegretario all’interno del Governo Prodi e tutt’ora componente della Commissione Tributaria Centrale e della Sezione Italiana dell’Istituto internazionale delle Scienze amministrative e professore di diritto amministrativo presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma la sapienza e della L.U.I.S.S.

Insomma, direi che avere dalla propria parte l’avvocato, professore di diritto amministrativo ed ex Presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno, in sede di discussione del ricorso al Consiglio di Stato, farebbe molto comodo sia agli stessi avvocati Fraccastoro e Cintioli che agli stessi supporter amaranto.

In merito all’idea (piuttosto presuntuosa) che rimanderebbe a presunti complotti orditi ai danni della Reggina, direi che un bagno di umiltà non ci farebbe male: non siamo così importanti da far nutrire complotti carbonari, segretamente orditi alle nostre spalle, soprattutto quando la verità appare piuttosto banale nella sua semplicità: gli organi sportivi hanno fatto gli organi sportivi ed il TAR, in assenza di un efficace contraddittorio (piuttosto debole la strategia difensiva della Reggina) ha fatto il TAR cadendo tra l’altro in netta contraddizione (vedi omologa se c’è e vale, deve valere sempre) rimuovendo uno dei massimi ostacoli che tutti abbiamo immaginato (la sconfessione del sacro Dogma della perentorietà) e quindi spalancando le porte di un’autostrada alla Reggina (altro che ricorso senza speranze e non ribaltabile).

Le autostrade poi bisogna vedere come si prendono, c’è chi li prende dal verso giusto e complice l’assenza di traffico arriva dritto alla meta senza troppi scossoni e c’è chi invece le prende (volutamente o meno) contromano e sbatte.

Che Felice abbia voluto sfidare il destino suo e quello dei tanti disperati tifosi amaranto prendendo già quell’autostrada contromano una volta non c’è dubbio perché quei pochi spiccioli mancanti andavano, potevano e dovevano essere pagati entro il 20 giugno senza far tanto lavorare gli avvocati al TAR (che non sono stati proprio irreprensibili a non immaginare di fornire uno straccio di motivazione per quel ritardo) e al Consiglio di Stato (dove speriamo che gli avvocati siano meno reprensibili e magari riescano a trovare si ala motivazione del ritardo che la motivazione della non motivazione: non serviva la motivazione perché l’omologa è andata a buon fine ed i termini di scadenza dell’omologa sono stati rispettati).

Tutti vorrebbero sapere perché Felice abbia pagato il 5 luglio e non il 20 giugno, io un po’ meno perché non amo occuparmi del mistero e del trascendente ma dell’immanente e di quel mondo più concreto che gli gira attorno.

La Reggina stavolta riuscirà a centrare il percorso netto o si inserirà ancora una volta contro mano sbattendo di nuovo ?

Ai posteri l’ardua sentenza ma bando ai necrologi ancor prima di vedere il morto, che con le mosse finalmente azzeccate non è affatto escluso che possa resuscitare.

P.S. Tutto questo insano imperante pessimismo che si aggira intorno alla Reggina hanno finito per galvanizzare mia moglie che sente ormai ritrovato il sabato che ormai riteneva definitivamente perduto (questo balordo di mio marito mica la seguirà anche in serie D, se non addirittura in Eccellenza!). Buon Ferragosto a tutti!

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