Che fine ha fatto Reggio Calabria? Una calamita scatena le ire dei reggini, ma la verità è diversa da come sembra

Qual è la verità che sta dietro all'innocente calamita della Calabria che ha fatto andare su tutte le furie i reggini perché sembra escludere Reggio?

StrettoWeb

Da ore la foto di una calamita sta creando sui social un dibattito animato soprattutto a Reggio Calabria e provincia. L’immagine postata su Facebook da una utente e riportata da una nota pagina satirica, mostra alcune calamite con scritto “Calabria” e dei segnali stradali che indicano le indicazioni verso Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia e Crotone. La cosa non è piaciuta a molti utenti social, perlopiù reggini, che non hanno gradito l’assenza di Reggio tra questi segnali.

E sebbene qualcuno abbia cercato di smorzare i toni con battute simpatiche e ironiche tipo “Reggio fa parte della Calabria Saudita“, oppure “E’ la calamita della procura di Catanzaro“, molti utenti si sono letteralmente scagliati contro il resto della Calabria. “Reggio non è mai considerata“, “Reggio Calabria non fa parte della Calabria“, “Reggio è più siciliana che calabrese“, “I cosentini sempre in prima linea“. E questi sono solo alcuni dei commenti postati sotto alla foto. Peccato però che la verità sembra essere ben diversa da ciò che pare.

La calamita in questione, infatti, sarebbe venduta proprio a Reggio Calabria, e dunque per logica non vi è l’indicazione stradale verso Reggio, che è la città di partenza. Vi sono solo le indicazioni verso le altre città capoluogo di provincia della Calabria. Una spiegazione tanto semplice quanto lapalissiana: perché mai si sarebbe dovuta eliminare Reggio Calabria? Proprio come successo di recente per la Reggina, le solite manie provinciali e vittimiste di una città che anche per ragioni storiche si sente bistrattata dal resto della Calabria sono fondate sul nulla più assoluto. Un vero peccato. Questo sentirsi sempre i brutti anatroccoli della situazione è un freno concreto per Reggio e per i reggini. Il vittimismo è tra i peggiori nemici dello sviluppo, a qualunque livello.

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