Massimo Taibi e quella ferita aperta per il gol di Cossato: 25 anni dopo, il cuore piange ancora

La ferita aperta per il gol di Cossato nello spareggio del 2001 con l'Hellas Verona al Granillo e le parole di Massimo Taibi in conferenza stampa: "Venticinque anni fa non mi avete permesso di salutare la città"

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Reggina, Taibi: "Venticinque anni fa non mi avete permesso di salutare la città, oggi..."
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Massimo Taibi è partito da Reggio Calabria con il treno delle sette di questa mattina. Potrebbe rientrare già nel weekend, se le cose andranno bene e farà parte del nuovo progetto della Reggina. Ma potrebbe anche non tornare mai più se le cose andranno male e neanche ci sarà, una nuova Reggina. Ieri ha parlato in conferenza stampa Massimo Taibi e ha ripercorso tutti i passaggi di una stagione conclusa nel modo peggiore, sportivamente drammatico, l’esclusione dalla serie B e quindi l’avvio dell’iter fallimentare per la Reggina.

Non ci è sfuggito il passaggio forse più amaro delle parole di Taibi, quando rispondendo alle considerazioni come sempre brillanti del decano collega Gianni Citra, ha detto: “Venticinque anni fa non mi avete permesso di salutare la città, mi avete messo in croce senza poter salutare la città dopo che avevo dato il cuore. Ecco perchè oggi comunque vi saluto, perchè ve l’ho detto che io spero di esserci anche in serie D con un gruppo importante che vorrà Taibi domani, ma questo non posso deciderlo io, magari c’è un altro gruppo che vuole Gianni Citra e non Massimo Taibi. Quindi io ribadisco che sono pronto ma se non sarà possibile continuare colgo comunque questa occasione per salutare la città“.

Il riferimento a 25 anni fa è al famoso spareggio del 2001, nella seconda stagione di serie A della Reggina, condannata alla retrocessione dal gol di Cossato pochi minuti prima del 90° al Granillo proprio su uscita di Taibi. Un errore tecnico che, complice la successiva rapida cessione e la solita voce radiofonica, diventava per la città una gratuita, infondata e delirante accusa di illecito: “Taibi s’è venduto la partita“. Ovviamente l’ingaggio di Taibi era insostenibile per la serie B, così Foti – sempre attento alla sostenibilità dell’azienda – si prodiga per cederlo all’Atalanta subito dopo la retrocessione, in quanto aveva il costo più alto di tutto l’organico e rischiare di tenerlo in B poteva compromettere i conti del club. Taibi arriva a Bergamo ancora frastornato per la delusione dello spareggio perduto e dopo aver firmato il contratto, l’ufficio stampa gli chiedere di fare la foto con la sciarpa. Lui si oppone, spiega che ha appena perso uno spareggio dando il cuore in una piazza importante due giorni prima e per rispetto della tifoseria non vuole in alcun modo apparire subito altrove, ma i dirigenti della società bergamasca lo convincono a fare la foto assicurandogli che la pubblicheranno successivamente e invece esce subito su tutti i giornali. A Reggio lo chiamano “traditore“, e lui soffre ancora di più. Anche perchè quelle accuse sono tutte false.

Taibi era un grandissimo portiere, arrivava alla Reggina dal Manchester United, al Granillo aveva persino segnato di testa contro l’Udinese (prima di lui c’era riuscito soltanto Rampulla con la Cremonese nel 1992, dopo soltanto Brignoli con il Benevento nel 2017) oltre a comportarsi egregiamente tra i pali e nello spogliatoio, tanto che era il Capitano di quella Reggina. Mai nessuno tra i compagni di squadra, tantomeno mister Colomba, tutto lo staff e il presidente Lillo Foti ha mai dubitato della sua correttezza e serietà. Né prima di quella partita, né durante, né dopo, né a distanza di oltre venti anni. Per tutti è stato un errore tecnico e nulla di più.

Ma a Reggio la chiacchiera diventa verità, nonostante le storiche e acclarate smentite di tutti i protagonisti e in modo particolare di Giuseppe Colucci, che quel giorno giocava nell’Hellas e fece proprio l’assist a Cossato ma poi a più riprese militò nella Reggina sia in serie A che in serie B. Per Taibi – mai coinvolto in alcuno scandalo e alcuna inchiesta pur numerose nella storia del calcio italiano – quella è sempre rimasta una ferita aperta nel cuore, e forse anche per questo negli ultimi anni sta dedicando tanto amore alla Reggina: per respingere l’accusa più falsa, assurda e infamante di tutta la sua carriera, per riprendersi ciò che ingiustamente gli era stato tolto, cioè l’amore e l’affetto di una piazza a cui aveva sempre dato tutto. “Venticinque anni fa non mi avete permesso di salutare la città, mi avete messo in croce senza poter salutare la città dopo che avevo dato il cuore“. Un affetto che oggi la città ricambia con convinzione, perchè Taibi se l’è meritato tanto negli ultimi mesi quanto 25 anni fa. Un affetto che rimarrà saldo e scolpito per sempre, a prescindere da come andrà a finire domani per la serie D.

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