Inizia il processo a Messina Denaro ma lui è sul letto di morte: quale Stato?

Rimandata l'udienza del processo a Matteo Messina Denaro ma i giudici non sanno nemmeno, ufficialmente, se ha una semplice febbre

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Matteo Messina Denaro sta morendo. Pochi, ancora, lo hanno scritto a chiare lettere, ma è così. C’è riservatezza, privacy, forse pudore, intorno al suo attuale stato di salute, come è giusto che sia per tutti, perché agli esseri umani si deve rispetto. O almeno così ci insegnano, anche se lui quella lezione lì deve averla saltata.

Ma Matteo Messina Denaro è e resta un boss mafioso che ha ordinato l’uccisione di bambini e anime innocenti. Il suo arresto è stato una vittoria, dicono, ma oggi tocca dare ragione a chi ha parlato di fallimento dello Stato. Non delle forze dell’ordine, che hanno impiegato tempo, risorse e vita nel cercarlo, ma dello Stato centrale.

Il processo a Messina Denaro

Oggi, infatti, è stato avviato, davanti al Tribunale di Marsala, il processo a Messina Denaro. Il quale, per ovvie ragioni, non è presente in aula. Cosa gli si contesta in questo processo (che è solo uno dei tanti che avrebbe dovuto subire)? Il tutto riguarda due indagini della Dda di Palermo – “Annozero” sulle “famiglie” del Trapanese e “Hydi” su quelle dell’Agrigentino – nelle quali il boss di Cosa Nostra era rimasto coinvolto, ma la cui posizione era stata stralciata in fase di udienza preliminare quando era ancora latitante.

All’ex latitante si contesta di avere impartito direttive, con lettere e pizzini, mentre era latitante. Era, di fatto, il punto di riferimento mafioso decisionale in merito alle attività e agli affari illeciti più importanti, gestiti da Cosa Nostra, in provincia di Trapani e in altre zone della Sicilia. A sostenere l’accusa è il pm della Dda Gianluca De Leo. Numerose le parti civili ammesse dal gup di Palermo al momento del rinvio a giudizio.

Assente (non) giustificato?

Oggi come allora, però, Messina Denaro è assente e ha fatto pervenire una “rinuncia a comparire” in udienza da lui stesso firmata. Sulle sue condizioni di salute non è arrivata alcuna comunicazione, nemmeno ai giudici. “Non sappiamo neppure se ha la febbre ha detto la presidente del collegio giudicante – Non abbiamo altro oltre alla rinuncia, se non notizie giornalistiche“.

Il difensore d’ufficio di Messina Denaro, l’avvocato Luca Bonanno del foro di Palermo, ha chiesto un rinvio per accertarsi personalmente delle “reali condizioni di salute” del suo cliente. “Soprattutto sul piano psicologico – ha aggiunto il legale – e se è in grado di partecipare al processo“. L’udienza è stata dunque aggiornata al 18 ottobre, data per la quale, verosimilmente e date le ultime indiscrezioni giunte dall’ospedale, Messina Denaro potrebbe già essere passato a miglior vita. E a quel punto chi processeremo? Chi pagherà? Non di certo lui, che si è goduto la vita anche in latitanza e che viene ora fermato solo dalla Nera Mietitrice, colei di fronte alla quale siamo, purtroppo, tutti uguali: la morte.

Dove è stato lo Stato negli ultimi 30 anni? Cosa ha fatto? Da quale parte si è girato pur di non vedere e non sentire?

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