Dei calabresi a Pontida e altre figure mitologiche…

Una folta delegazione di calabresi militanti della Lega si è recata nei giorni scorsi a Pontida in occasione del consueto incontro leghista

  • calabresi a pontida
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Pontida non è una questione politica. Pontida rievoca un evento storico, ovvero un giuramento con il quale si sarebbe sancito, il 7 aprile 1167, la nascita della Lega Lombarda. Cos’era la Lega Lombarda? Un’alleanza militare tra i comuni di Milano, Lodi, Ferrara, Piacenza e Parma il cui scopo era la lotta, uniti e armati, contro il Sacro Romano Impero di Federico Barbarossa. Poi, secoli dopo, ovvero dal 1990 in poi, il partito politico autonomista della Lega Nord ha scelto Pontida per il proprio raduno annuale e per onorare quel giuramento medievale.

Il prato sul quale si riuniscono i leghisti, che costeggia la strada statale 342, viene chiamato “sacro suolo“. Nel tempo, esattamente come il partito, anche l’evento di Pontida si è evoluto. Oggi i leghisti che si radunano arrivano da ogni parte d’Italia, sventolando la bandiera della propria regione oltre al tricolore italiano. E così è stato anche quest’anno.

Scelte, oppure obblighi di partito, ma consentiteci di dire che “I calabresi a Pontida” proprio non si può leggere, o quanto meno ci fa un po’ sorridere. Cosa può dare il “sacro suolo padano” a noi calabresi? A ragion del vero ha dato molto, a tanti nostri corregionali emigrati, in termini economici. Ma quello è un altro discorso. Se è vero però che la Lega di oggi non è più la Lega Nord degli anni ’90, è anche vero che quel ‘sacro suolo’ è il medesimo sul quale fino a trent’anni fa si inneggiava al nemico terrone. E terrone lo scrivo senza virgolette non a caso. Io c’ero in Pianura Padana negli anni ’90 e noi bambini emigrati dal Sud non ce la passavamo mica tanto bene. Il razzismo nei nostri confronti era così concreto che potevi tagliarlo con un coltello. Ma vabbè, questa è un’altra storia.

Il punto è che la Lega di oggi non è la stessa di trent’anni fa e dunque è normale e fisiologico che ne facciano parte politici proveniente da ogni parte d’Italia. Ma politica non è tradizione. Pontida, il sacro suolo, il sacro Po, lasciateli a chi li sente propri, anche voi politici leghisti. Con il vostro partito occupatevi di politica, non di rievocare momenti storici non vostri. Perché Tilde Minasi era improponibile su quel prato. Come lo erano Minicuci, Furgiuele, o Gelardi. Quest’ultimo, tra l’altro, presente in Lombardia proprio nel giorno in cui la sua comunità festeggiava la santa patrona, in un momento molto sentito e tanto atteso.

Pontida è il simbolo della vecchia Lega, quella che aveva nel nome anche la precisa collocazione geografica: “Nord“. E anche se oggi quel “Nord” è caduto è normale che scorra ancora nelle vene di molti. Il problema è che non può e non deve scorrere nelle vene di chi, come i succitati politici nostrani, si prostrano virtualmente di fronte alla statua di Alberto da Giussano. Il quale con molta probabilità manco sapeva dove fosse collocata l’odierna Calabria.

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