L’amministrazione “amici degli amici” colpisce ancora e tra i “cornuti e mazziati” c’è pure chi la difende

Reggio Calabria è in subbuglio: la nuova squadra dell'ex Reggina è quasi formata ma i dubbi sono tanti e la politica si intreccia pericolosamente con lo sport

StrettoWeb

Un uomo è al lavoro. Arriva un amico e gli dice: “Guarda che ho visto un tizio entrare in casa tua con tua moglie. Non so cosa stessero facendo, ma dato che a te ci tengo ti consiglio di andare a dare un’occhiata“. L’uomo va a casa, entra e trova la moglie in atteggiamenti eloquentemente intimi con l’altro. Li saluta e dice loro: “continuate pure, anzi scusate il disturbo” e poi, rivolto alla moglie: “Cara, appena è pronta la cena avvisami. Ah, il pane lo compro io. A dopo tesoro“. Richiude la porta, torna al lavoro e insulta l’amico che gli ha fatto la soffiata. Lo accusa di voler rovinare il suo matrimonio che, anche zoppicante, va bene così. Per quieto vivere. Per abitudine. Per mancanza di coraggio.

Ecco, questa storia nemmeno troppo surreale è esattamente lo specchio di ciò che sta accadendo a Reggio Calabria in questo momento. Dove il marito tradito sono ovviamente i cittadini, o almeno quella parte di essi che continuano a non voler vedere che un problema c’è, ed è enorme. La moglie infedele è l’amministrazione comunale e l’amico focoso sono quelli che su StrettoWeb, da tempo, definiamo “gli amici degli amici“. Già, perché non è solo per la squadra di calcio cittadina che su queste pagine denunciamo da tempo le bizzarrie che accadono nei palazzi dell’amministrazione.

“Amici degli amici”

Ve li ricordate quei concorsi pubblici che noi, dopo le evidenze fatte emergere dal consigliere Massimo Ripepi, avevamo definito concorsi per amici degli amici con i quali cercavano un contabile con laurea in filosofia? Ebbene, per quegli articoli che avevamo scritto uno dei nostri amministratori aveva alluso, alla presenza di un collega, ad una minaccia di querela per quelle parole. Querela mai arrivata, ovviamente. Chissà perché. Non solo. Il sindaco f.f. Paolo Brunetti ci aveva inviato una Pec precisando che “Giammai nel corso dell’audizione, né tantomeno nel testo dell’articolo giornalistico, è stata utilizzata l’espressione non veritiera ed offensiva “amici degli amici” – riportata dal giornalista con il segno grafico del virgolettato – che assume un significato semantico allusivo e suggestivo di fatti e considerazioni del tutto infondati e non attribuibili ai rappresentanti dell’Amministrazione“.

A queste considerazioni aveva risposto il direttore di StrettoWeb, Peppe Caridi, precisando che “in alcun caso quel riferimento agli “amici degli amici” è mai stato attribuito da StrettoWeb ad alcuno. Trattasi di un noto modo di dire (per questo inserito correttamente tra virgolette) utilizzato in questo caso per unico scopo prettamente giornalistico, indicando il riferimento all’argomento oggetto dell’audizione in Commissione Controllo e Garanzia”.

“Parenti dei parenti”

Sono passati i mesi, ma le cose non sono cambiate. Anzi, si sono evolute, passando anche per la questione del Museo del Bergamotto che non è ancora risolta e alla quale, verosimilmente, è stato applicato lo stesso metodo “amici degli amici”. Nel momento in cui viene aperto un vergognoso vaso di Pandora le reazioni di alcuni cittadini sono al limite del surreale. Ora emerge che l’ex Reggina è stata svenduta ad un parente del consigliere comunale Califano; che quella che è già diventata l’ex Fenice Amaranto cambiando nome nel giro di pochi giorni, ha indicato alla FIGC come sede sociale l’indirizzo di via Dante n. 7 a Reggio Calabria, ovvero l’ente di formazione della moglie di Califano; che ad un giocatore del Bocale era stato chiesto di entrare a far parte della rosa della nuova Reggina portandosi però lo sponsor da casa (della serie “paghi per lavorare“); che tra i documenti con cui la squadra è stata affidata alla Fenice mancano quelli più importanti; che uno dei calciatori scelti per giocare è il nipote diretto (figlio della sorella) del sindaco f.f. Brunetti.

Ebbene, nel momento in cui emerge tutto questo, i cittadini che fanno? Molti si indignano, chiedono spiegazioni, invocano dimissioni. Però tanti, troppi, giustificano, sminuiscono, cercano di rattoppare. Ma chiedere correttezza, giustizia, verità, non significa tradire la nuova Reggina, e nemmeno la vecchia. Anzi! Significa onorare quel colore Amaranto che rappresenta l’intera città. Perché lo sport non c’entra con la politica, ma la politica – purtroppo – si interessa allo sport.

Se tutto ciò fosse accaduto con altri amministratori la città avrebbe chiesto la testa del sindaco (ovviamente nel senso che si sarebbe dovuto dimettere, perché la ghigliottina l’hanno abolita da tempo). E invece agli adepti della congrega “Falcomatà sindaco sospeso” si perdona tutto. Perché? Forse perché hanno la faccia da bravi ragazzi e usano le parole giuste al momento giusto? O perché predicano bene pur razzolando male? Oppure perché il metodo “amici degli amici” alias “parenti dei parenti” funziona bene?

I sinistri che sputano in aria

L’attrice toscana Chiara Francini, in un brillante e noto monologo ha detto: “I sinistri sono come quelli che sputano in aria e ti vogliono spiegare che piove“. Ecco, i sinistri reggini stanno sputando in aria perché sono certi che, nel momento in cui tutto ricadrà sulle facce dei cittadini, molti di questi diranno: “Vabbè dai, piove. Può capitare“. Perché il caso Miramare non è bastato. Per la gioia dei masochisti, che evidentemente amano sguazzare in una città in mano a pochi, sommersa da topi e rifiuti.

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