La Reggina e la sconfinata ottusità dei “tifudditi”, i tifosi-sudditi

La Reggina, StrettoWeb e la consueta sudditanza del popolino che con la Fenice continua - come con Gallo e Saladini - a perseverare negli errori

StrettoWeb

Premessa doverosa, in questa città del retro pensiero: non ho alcun interesse personale nella Reggina. Non ne sono mai stato dipendente né mai lo sarò, in quanto non è la mia ambizione. Sono giornalista, ho studiato e mi sono specializzato per questo. Ho fondato StrettoWeb, ne vado orgoglioso, non potrei chiedere di meglio. Non ho neanche alcun interesse politico: non faccio politica, non mi sono mai candidato né mai mi candiderò. Non è la mia ambizione. Ho sempre voluto fare il giornalista e sempre farò ciò che sono: giornalista. Libero.

Libero da padroni, libero da stereotipi, luoghi comuni, condizionamenti. Libero di esprimermi con la forza delle mie idee, con i miei principi e valori, con la dignità di non dover dare conto a nessuno di quello che scrivo, che non siano le leggi dello Stato e il rispetto del mio editore, la famiglia Spinelli con cui condividiamo principi e valori umani pur avendo idee politiche differenti. StrettoWeb nasce nel 2011, dodici anni fa, per vivere nell’eternità; opera esclusivamente sul mercato, non ha padroni o finanziatori, fa parte di un gruppo editoriale con numerose testate che mi onoro di dirigere e tutta la mia vita professionale è rivolta alla crescita dell’azienda con i suoi giornali e i suoi validi dipendenti e collaboratori in cui c’è tutto il mio impegno del passato, tutto l’orgoglio del presente, tutte le prospettive del futuro. Non ho mai avuto e non ho alcuna intenzione di fare altro, che sia Reggina o politica. Semplicemente le racconto, la Reggina e la politica, perchè è il mio lavoro. E non sono amico di Massimo Ripepi, che tra l’altro ha idee politiche diverse dalle mie e che più volte ho pubblicamente contestato quando ha assunto posizioni che non condividevo. E che invece sto apprezzando oggi, per la battaglia di giustizia e legalità che ha intrapreso sullo scandalo della Reggina, la più indecente e oscena vergogna della storia della città. La politica di amici e compari, la politica di appropriazione dei beni pubblici che dopo il Miramare ha svenduto persino la Reggina, il principale simbolo di identità e appartenenza della città, negandole un futuro glorioso. Da qui la mia naturale attività giornalistica per Reggio e per la Reggina. Non contro, ma per. Perché se vogliamo una città migliore e una Reggina migliore, non possiamo partire dal condannare le nefandezze di chi le ha guidate al disastro. Esattamente come abbiamo fatto per Saladini.

Ecco, rileggiamo oggi gli articoli pubblicati nei mesi scorsi su Saladini. In tempi non sospetti. A Giugno, a Luglio. Le reazioni dei “tifudditi”, i tifosi-sudditi, servi del padrone di turno, erano le stesse di oggi: “StrettoWeb rema contro“, “sono tutte bugie“, “non verificate le notizie“, “sul sito ufficiale hanno scritto l’opposto“, “saremo riammessi in serie B“, “Saladini è un genio della finanza“, “Sceccoweb smettila di fare allarmismo“, “Giornalista terrorista” e boiate varie. Com’è andata a finire? In tutti i nostri articoli non c’era neanche una virgola di bugia o falsità. Erano i soliti allocchi, i tifosi-sudditi, che non avevano capito nulla. Esattamente come oggi. Rileggiamo quegli articoli e cerchiamo quantomeno di imparare la lezione.

E invece adesso la Reggina poteva tornare ai reggini, poteva avere un futuro glorioso, invece la peggiore politica l’ha ceduta in continuità ad una proprietà forestiera, straniera, estranea alla città: dopo Gallo e Saladini, abbiamo Ballarino. Dopo il romano e il lametino, c’è il catanese che tra l’altro ha portato da Catania e Messina tutto lo staff. Che nei primi 22 giorni ha già smentito tutti i progetti del business plan. Che è riuscito in tre settimane a raccontare palesemente bugie alla città e ai tifosi. Che li ha imbrogliati sul nome, che è e rimane Fenice Amaranto. Che li ha imbrogliati sulla scuola calcio e sulla squadra femminile, che non si faranno. Che li ha imbrogliati sulla squadra, che non lotterà per la promozione (tutte cose che avevano promesso nel business plan). E il Sindaco gli è complice, perchè aveva promesso che avrebbe vigilato invece non sta vigilando affatto. Il campanello d’allarme è partito dai dipendenti: come sono regolarizzati, che tipo di contratto hanno? Anche con Saladini l’inizio della fine era arrivato così, con le irregolarità dei dipendenti. Invece oggi mentre per la Reggina (sigh!) – Fenice Amaranto – è iniziato un altro calvario che la porterà a schiantarsi esattamente com’è successo con Saladini, il problema sembra che sia StrettoWeb che racconta queste nefandezze “per interessi personali”. Quali possano essere, nessuno lo sa. StrettoWeb racconta i fatti, lo fa da 12 anni e lo farà per sempre, lo ha fatto con Saladini appunto, e tenta di stimolare l’opinione pubblica ad aprire gli occhi. La Fenice è proprio come Saladini, e farà la stessa fine. Da questa dirigenza e proprietà non c’è nulla di buono per la città e per la squadra. Ma in tanti sono già piegati a novanta, a tappetino – per non dire altro – perchè appunto sono “tifudditi”, i tifosi-sudditi. L’importante è che la domenica possano vedere un pallone rotolare, non importa tutto il resto. Così tra poco lo guarderanno in Terza Categoria.

Poi ci siamo noi, che abbiamo ancora la pretesa di una città che non si debba arrendere alle mediocrità. E quindi non ci diamo pace. Non ci fermeremo. Continueremo a raccontare, a denunciare, tutto ciò che non va affinché si possa porre rimedio al più presto. Affinchè Reggio possa avere ciò che merita: un futuro virtuoso e glorioso, com’è stata la sua storia. Come vorrebbe Totò di Saline, quando ai nostri microfoni ha dettoRicordo tanti anni in cui uscivamo dal Granillo in serie A e andavamo in massa al Palapentimele dove la Viola era nelle zone alte della serie A1, dove si giocava i playoff scudetto con le big. Erano anni davvero belli. Ed è lì che Reggio deve tornare“; come vorrebbe Gianni Latella, consigliere delegato allo sport di questa stessa Amministrazione che però ha operato per il bene della Reggina e ha avuto il coraggio di uscire allo scoperto e contestare il Sindaco. Ai nostri microfoni ha dettoLa mia ambizione è che torni quell’entusiasmo: questa città ha bisogno di investimenti da parte di imprenditori solidi, solo così possiamo ritrovare la speranza che i nostri figli possano rimanere nella nostra città ed avere opportunità per realizzarsi“; come vorrebbe Lillo Foti, che ai nostri microfoni ha dettoLa città deve sognare, gli amministratori devono pensare in grande, ovviamente sempre rimanendo con i piedi per terra ma stimolando il territorio, dedicandosi a trovare soluzioni per generare valore. La Reggina è un patrimonio che non è il mio o del Presidente del momento, così come la città non è del Sindaco del momento: i Foti e i Brunetti passano, ma la Reggina e Reggio restano, per questo bisogna pensare in grande per le future generazioni e non guardare fino alla punta del nostro naso. Ecco perché un Sindaco non può limitarsi a mettere timbri. Soltanto con un approccio nuovo, basato su cultura e formazione, si potrà risollevare non solo la Reggina ma anche la città”; come vorrebbe Emanuele Belardi, che ai nostri microfoni ha dettoè il momento che la gente faccia delle scelte ben precise in questa città: basta vivere di interessi, basta vivere per il compare, bisogna – se è reale l’amore per questa squadra – dimostrarlo con i fatti non con chiacchiere, poltrone e interessi. Sulla Reggina, poi, ho visto gente che si atteggiava a imprenditore forse pensando che la Reggina fosse un pacco di patatine che si compra al supermercato. Non hanno capito che la Reggina è una responsabilità seria e importante, con la Reggina non si scherza. Si parla di una delle cose più importanti della città. Bisogna essere ben attenti a scherzare con una cosa così seria”; come vorrebbe Sandro Santoro, che ai nostri microfoni ha dettoIl sogno che ogni reggino deve avere è che, un giorno, debba essere protagonista. Personalmente, proprio perché mi sento reggino, bisogna pensare e strutturare in modo diverso la vita sportiva della città attraverso la creazione di una Public Company dove tutti debbano partecipare, dalle istituzioni che detengono la proprietà degli impianti alla gente appassionata, tifosi, aziende e professionisti di ogni genere o categoria. Questo significherebbe dare merito alla città e alle persone ritrovando e amplificando il valore più alto dell’identità reggina. In poche parole, “lo sport ai reggini” per creare uno tra i progetti sportivi più importanti della storia che consentirebbe di arrivare a regime in 5 anni e, perché no, includendo il basket e gli altri sport“.

Sono tante le forze sane di questa città. Ed ecco, questo è il nostro unico interesse. Il bene di Reggio, della Reggina, della Viola e di tutto ciò che rappresenta la città. Un interesse libero da condizionamenti personali, ma dovuto alla nostra presenza e radicamento sul territorio. Perché vorremmo vivere, scrivere e raccontare la serie A e non la serie D. Perché non abbiamo la cultura della sudditanza, del tifoso che debba essere suddito, del giornalista che debba essere suddito, a maggior ragione dopo le esperienze di Gallo e Saladini. Avevamo promesso che saremmo stati molto più duri e vigili con chiunque; oggi lo siamo e continueremo ad esserlo. Dall’altro lato c’è qualcuno che è già appiattito come prima, come con Gallo, come con Saladini. Non ha saputo imparare nulla dalle esperienze vissute. Troppo forte la cultura della sudditanza, degli “yes-man” o forse, in quel caso sì, dei piccoli interessi di bottega di chi libero non è, autonomo non è, e quindi non ha la dignità di poter dire ciò che pensa.

Ecco perchè continueremo, ogni giorno, ad oltranza, a raccontare le nefandezze della Fenice: esattamente come e perchè lo abbiamo fatto con Saladini. Perchè vorremmo una Reggio virtuosa, sviluppata, progredita, che pensi in grande, che pretenda un futuro migliore. Esattamente come e perchè lo abbiamo fatto con la mala politica che ha ridotto la città in macerie negli ultimi dieci anni. Esattamente come e perchè lo facciamo ogni giorno con tutto ciò che non va, che non funziona in modo adeguato ad una società civile, nella nostra disastrata città, provincia, regione. Anzi, città, province e regioni: Reggio è e rimane proiettata a Messina e alla Sicilia, a maggior ragione con la prospettiva del Ponte sullo Stretto che sosteniamo fortemente, perchè è l’unica soluzione che può portare il Sud fuori dalla marginalità e dal sottosviluppo. Non è un’opera politica, è un’infrastruttura di sviluppo che non ha colore politico. Al contrario, l’ideologia politica del “no” lo osteggia per becero interesse di partito, così come l’ideologia politica vuole accecare i cittadini sullo scandalo della Reggina. Adesso i “tifudditi“, i tifosi-sudditi, non vogliono più sentire parlare di politica ma di calcio. Eppure tutto quello che è successo al calcio dipende dalla politica. Fino a due mesi fa, chiedevano disperati l’intervento della politica. Oggi non ne vogliono sentir parlare, forse per oscurare le nefandezze di chi ha distrutto il calcio a Reggio. Forse perchè imbarazzati da chi li ha traditi. Svenduti. Offesi. Umiliati. E invece è proprio oggi che bisogna urlare contro la mala politica che ha distrutto la città e adesso anche la Reggina. E su StrettoWeb continueremo a farlo senza se e senza ma. I “tifudditi” restano liberi di non leggerci, se siamo troppo impegnativi per loro: hanno sempre una squadra da poter seguire la domenica allo stadio, che comunque si chiama Fenice e non ha nulla a che vedere con la Reggina se non l’eredità (ancora soltanto simbolica) di una storia gloriosa che indegnamente rappresenta per colpa del sindaco che l’ha scelta con quotidiane e umilianti bugie e mortificazioni. E senza alcuna certezza che in futuro la Reggina, quella vera, con il suo logo, il suo nome, il suo palmares, riparta proprio da lì.

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