SOS Reggio Calabria, salvate la città peggiore d’Italia che vorrebbe solo un po’ di normalità

Il desiderio di vivere in una città normale: salvate Reggio Calabria, sprofondata in fondo alle classifiche per la qualità della vita

StrettoWeb

Reggio Calabria è diventata la città peggiore d’Italia, e i reggini che la vivono quotidianamente sono i primi consapevoli di condizioni di degrado, arretratezza e sottosviluppo che non hanno eguali non solo nella storia di Reggio ma anche in tutte le altre città del Paese. Le grandi bellezze rimangono intatte: i Bronzi di Riace, il panorama del Lungomare, i reperti dell’antica civiltà greca e romana, il Castello Aragonese e quel clima così favorevole da essere invidiato da tutto il mondo.

Tutto questo, però, non può che accrescere la rabbia per quello che Reggio potrebbe essere e invece non è. Perché al Castello Aragonese, dove ogni giorno dovrebbero transitare comitive con migliaia di turisti, ci sono feste private abusive di figli di presidi che poi vengono premiati dalle élite della città. Perché la città è completamente ignorata dalle rotte turistiche nazionali ed internazionali, nonostante abbia infrastrutture strategiche come porto e aeroporto in cui fino a dieci anni fa arrivavano voli da tutt’Europa e navi da crociera, e invece oggi mancano persino i servizi essenziali e sono buoni solo ad accogliere i barconi carichi di disperati provenienti dal terzo mondo.

Migranti che poi ospitiamo nelle palestre, perchè dopo otto anni dall’inizio dell’emergenza la politica cittadina non è stata in grado di trovare soluzioni alternative allo stupro dello sport per i giovani della città. Giovani che poi ovviamente scappano, fuggono via alla prima opportunità, che ormai si palesa sempre prima, a 18 anni per l’iscrizione all’Università. In questa città non rimane più nessuno: il calo demografico è diventato drammatico, sempre negli ultimi dieci anni. Tuttavia come si può vivere in una città in cui i ragazzi non possono neanche usare lo scooter senza rischiare di morire percorrendo strade che non è degno neanche definire tali? Come si può vivere in una città in cui l’acqua corrente non è un bene garantito ed essenziale, in quanto la rete è un colabrodo e interi quartieri ne rimangono privi a lungo, ogni giorno? Come si può vivere in una città in cui neanche la spazzatura viene raccolta, in quello che è diventato un immondezzaio porta a porta?

Poi c’è il degrado della sottocultura. La noia da borgo sperduto sulle montagne: non ci sono eventi, non ci sono cose da fare, non c’è cultura, partecipazione, aggregazione: basta un giro in centro il sabato sera. Soltanto orde di barbari a sfrecciare con bici elettriche modificate o, peggio ancora, su auto iper tamarre con la musica che fa vibrare i vetri delle abitazioni. Il tutto in un contesto totalmente fuori controllo da parte dello Stato che ormai si è arreso: basti vedere i parcheggi selvaggi – e totalmente abusivi – completamente incontrollati sulla via Marina alta. Quando i vigili fanno il loro lavoro, vengono aggrediti e minacciati. Anzichè più ordine e disciplina, la gente pretende l’anarchia: un mondo senza regole in cui sguazzano coloro che si sentono più furbi. Che nella vita non hanno mai superato le colonne d’ercole di Villa San Giovanni o Saline Joniche: l’universo è qui, e quindi è tutto normale così.

In questo modo abbiamo perso il desiderio di vivere in una città normale. In una città come Cosenza, come Catanzaro, come Crotone, come Messina, come Catania, per non andare lontano. Hanno tutte tanti problemi, ma anche le altre città intorno Reggio sono ormai avanti anni luce, non per particolari meriti ma perchè è Reggio ad essere sprofondata in un declino che non ha precedenti in termini di decoro pubblico, servizi essenziali e opportunità. Neanche negli anni della guerra di mafia si viveva così male a Reggio: c’era un problema, enorme e drammatico, ma non tutti gli altri di oggi, per giunta ancor più impattanti sulla quotidianità dei cittadini.

Questo degrado si ripercuote su tutti gli aspetti della vita pubblica, a partire dallo sport. Nella città che fino a 15 anni fa ha vissuto una stagione entusiasmante con le proprie squadre tutte in serie A dal calcio al basket, dal volley femminile al calcio a cinque, in questi ultimi tre casi (basket, volley e calcio a cinque) addirittura nell’orbita dello scudetto, ecco che oggi ha raggiunto il momento più basso della propria storia e non è un caso che questo succede dopo anni in cui ai giovani di questa città lo sport viene negato. I palazzetti sono tutti chiusi per l’assistenza ai migranti, le società sportive fanno fatica ad avere le strutture a disposizione anche per gli allenamenti. Mancando le principali società ad alti livelli, anche quelli che erano stati i poli d’eccellenza della città non ci sono più: il Pianeta Viola e il Centro Sportivo Sant’Agata hanno subito negli anni il più grande degrado dovuto all’abbandono e all’incuria.

In questo contesto c’è un’opinione pubblica ormai assuefatta al malaffare, al punto che si giustifica tutto, si accetta tutto, persino la Reggina svenduta ad amici e compari: l’ideologia politica porta a legittimare persino le più palesi bugie di chi calpesta ogni giorno la dignità della città, umiliandola e mortificandola quotidianamente. Così che la Juniores di quella società che ha ottenuto la Reggina dal Sindaco garantendo di impegnarsi al massimo su scuola calcio e settore giovanile perda 1-4 contro la Polisportiva di Santa Maria del Cilento non dovrebbe essere denunciato con toni di scandalo, perchè tutto deve andare bene in questa città. Guai a criticare, “il problema siete voi che parlate sempre male”. Eppure noi non abbiamo sempre parlato male: noi raccontiamo i fatti, e quando le cose andavano bene, la esaltavamo questa città. E invece ricordiamo che quando Reggio era un modello di efficienza pubblica, di servizi, di pulizia, ordine e decoro, di opere pubbliche e investimenti massicci nelle infrastrutture, con voli internazionali, navi da crociera, boom di turismo; quando Reggio era ricca di eventi culturali e musicali, mostre a Villa Zerbi e al Castello Aragonese, concerti dei migliori artisti al mondo, c’era chi si lamentava. Quando le principali squadre sportive, la Reggina su tutti, erano in serie A, c’era chi si lamentava, non voleva più “la salvezza all’ultima giornata”. Reggio non ha voluto difendere ciò che di glorioso aveva, anzi l’ha osteggiato, l’ha contestato, l’ha abbandonato e adesso è sprofondata nel peggior declino della mediocrità e se qualcuno si permette di indignarsi va aggredito perchè evidentemente Reggio ama vivere così. Nella fogna del degrado.

Eppure basterebbe guardarsi intorno: da Catanzaro a Cosenza e Crotone, da Messina a Catania, in tutte le città vicine le cose vanno meglio. Nella città come nello sport. Tutte le squadre di calcio hanno una proprietà locale, espressione del territorio, e sono proiettate – chi più chi meno – verso traguardi importanti. A Reggio invece gli imprenditori locali sono stati messi in fuga dalla malla politica: è successo con Nick Scali nel 2015, “non vogliamo nuovi Manenti”, e con Myenergy questa estate, “business plan mediocre”. Ed ecco Gallo, Saladini, Ballarino… i soliti avventurieri e speculatori provenienti da fuori. Perché Reggio è l’unica realtà in queste condizioni umilianti e mortificanti? Perchè in dieci anni Reggio è crollata in fondo a tutte le classifiche di benessere e qualità della vita, di indici demografici e di classificazioni sportive? E soprattutto perchè a Reggio oggi tutto questo va bene, le voci fuori dal coro sono quelle che si oppongono, si indignano, pretendono un briciolo di normalità? Dovrebbe essere la città in massa a chiederlo, e invece sono tutti piegati da sudditi alla peggiore politica e alla peggiore società.

E’ diventato normale persino avere un sindaco sospeso che viene nuovamente rinviato a giudizio; è diventato normale persino avere un consiglio comunale eletto con palesi brogli elettorali ma ancora in carica; è diventato normale che il malaffare della politica abbia contagiato tutta la classe dirigente al punto che il problema sono le uniche voci fuori dal coro, i rarissimi oppositori politici a cui vengono bruciate le macchine o vivono la quotidianità di insulti e offese, o i rari giornalisti che lo denunciano quel malaffare e vengono considerati “un problema“, nel maldestro tentativo degli stessi politici di delegittimarli paventando interessi che non esistono. Nella città in cui tutto è politica e nulla è politica, in cui la gente alla politica si aggrappa nel momento della disperazione, quando alla politica fa gli appelli se c’è un concorso pubblico, un figlio da sistemare, una concessione da avere, o la squadra del cuore da salvare; poi la politica va allontanata quando sbaglia, “ma che ci vuoi fare“, “lasciamo fuori la politica“, avallando le peggiori decisioni che hanno affossato Reggio e considerando “politici” gli interessi di chi si oppone nonostante all’orizzonte non ci sia alcun appuntamento elettorale.

E’ SOS Reggio Calabria. Salvate la città peggiore d’Italia: tale è diventata, eppure vorrebbe soltanto un briciolo di normalità. A partire dalla coscienza civica: siamo rimasti ‘u paisi ‘i “m’incrisciu e mi ‘ndi futtu”; ‘u paisi ‘i “scindi e falla tu”!“. E così questa città è sprofondata in condizioni di degrado che non hanno eguali e precedenti: fate qualcosa per invertire la rotta restituendo speranza di sviluppo, crescita socio-economica, ricchezza ed emancipazione.

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