Reggina, Mungo racconta Ragusa-Fenice: “calci, pugni, erba alta e c’è chi si è lavato con le bottiglie”

Gli alibi però non tengono, a Ragusa sarebbe servito un altro atteggiamento e un'altra prestazione. Se si vuole stare in alto bisogna essere più forti di calcio, pugni, erba alta e mancanza d'acqua

StrettoWeb

Benvenuti in Serie D. Lo scrivemmo dopo Portici-Fenice Amaranto quando, a causa dell’infortunio di uno dei due guardialinee, a fare da assistenti si misero due componenti delle società (uno per parte). La Serie D è questa e lo sappiamo. E forse anche per questo, per la società che ha deciso di prendersi l’incarico di far ripartire il calcio a Reggio Calabria, la Serie D dovrebbe essere solo di passaggio. C’è chi ha dato alibi, chi continua a farlo. Noi siamo da sempre stati chiari: alibi non ne accettiamo.

Anche per questo, così come espresso in un editoriale, non abbiamo apprezzato le parole dei protagonisti a fine gara, di mister Trocini ma soprattutto del Dg Ballarino. Ieri sera il centrocampista Mungo è stato ospite di “Fuorigioco”, su Reggio Tv, ribadendo lo stesso concetto. “Erba lunga, campo morbido, pieno di buche. Non andava bene niente. C’è anche chi non si è potuto lavare e qualcun altro lo ha fatto con le bottiglie”, ha detto. Lungi da noi prendercela con Mungo, con i calciatori e con l’allenatore, che mai criticheremo, come ribadiamo spesso.

E’ chiaro però che il “giochetto” degli alibi non reggeva già prima e non regge neanche adesso. La Fenice Amaranto ha giocato una gara brutta, una delle più brutte, anzi forse la più brutta al pari di quella contro il Sant’Agata, ma in questo caso è stata in superiorità numerica per circa 45 minuti, producendo solo un’occasione, la traversa colpita proprio da Mungo. Troppo poco per chi il 5 maggio vuole essere in vetta. Per una società che ambisce ad essere la Reggina, il campo è un alibi troppo stretto, così come la mancanza d’acqua a fine gara. Certo, non si giustifica la società ospitante, ma – come detto – benvenuti in Serie D.

Oltre a questo, Mungo evidenzia il trattamento oltre il limite dei calciatori siciliani. “Loro l’espulsione l’hanno presa per il calcio, ma prima l’altro attaccante attaccante aveva dato un altro pugno in area. Durante un’altra azione di gioco io ho anticipato l’attaccante e ho ricevuto un pugno, per quello mi sono innervosito e l’arbitro mi ha ammonito senza motivo. Gli ho solo detto che continuavano a dare pugni e calci a caso. In un’altra occasione se Provazza non ha la gamba in alto, ma appoggiata a terra, gliela spezza in due. E vi assicuro che non erano solo queste le entrate, ce n’erano anche altre a gioco fermo. L’arbitro e i guardialinee hanno concesso tutto questo”.

La violenza non è tollerabile. Non lo è ancor di più in un campo di calcio. E il Ragusa, probabilmente, avrebbe meritato più espulsioni dell’unica concessa. Detto ciò, anche questo ci sembra un alibi troppo grande per una società che vorrebbe competere con le big. A Ragusa sarebbe servito un altro atteggiamento e un’altra prestazione. Se si vuole stare in alto bisogna essere più forti di calcio, pugni, erba alta e mancanza d’acqua.

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