Reggio Calabria, la città celebra il bergamotto mentre il sindaco lo affossa: dove sono finiti i soldi?

Perché il comune di Reggio Calabria dichiara guerra al Bergamotto? E dove sono finiti i soldi per l'istituto di Profumeria?

StrettoWeb

L’evento che si è svolto lo scorso fine settimana al Castello Aragonese per celebrare il Bergamotto di Reggio Calabria, ha coinvolto molti operatori del settore. Bergarè, giunto alla sua seconda edizione, ha l’obiettivo di promuovere uno dei prodotti più strettamente peculiari del territorio, ovvero il bergamotto reggino. Non solo promuoverlo, ma anche valorizzarlo e renderlo un simbolo del territorio di Reggio Calabria, sempre più riconosciuto e riconoscibile a livello mondiale.

Ma siamo a Reggio Calabria e qui accadono cose strane ormai da tempo. Già, perché a fare da contraltare a questa volontà, e necessità, di promuovere il bergamotto c’è niente poco di meno chi il territorio dovrebbe farlo crescere, ovvero l’amministrazione comunale. I fatti, raccontati nei giorni scorsi dal giornalista Piero Gaeta sulla Gazzetta del Sud, sono intricati ma chiari. “I principali ostacoli alla valorizzazione di questa coltura peculiare dell’area ionica reggina sembrano venire proprio dalle istituzioni che dovrebbero sostenerne e agevolarne lo sviluppo“, scrive Gaeta. Il riferimento è ad una sentenza del Tar Calabria con cui si dispone l’accesso agli atti “in favore del Consorzio di Tutela del Bergamotto a seguito della mancata ostensione di alcuni documenti richiesti al Comune e al Sindaco nella qualità di delegato del Governo per il Decreto Reggio“.

L’olio essenziale di Bergamotto

Il fulcro sta nell’olio essenziale di bergamotto. “È noto che del bergamotto, in particolare dell’essenza che si ricava dai suoi frutti, vengano fatti numerosi impieghi alimentari, igienici, farmaceutici… Ma, storicamente, il maggior valore aggiunto è l’utilizzo dell’essenza per la realizzazione di prodotti cosmetici e in particolare di profumi. Del tutto naturale, quindi, volere valorizzare anche questo specifico utilizzo dell’olio essenziale, le cui ricadute, economiche e occupazionali, oggi, vanno a tutto beneficio di realtà fuori dal territorio reggino, prevalentemente in Francia“, scrive Gaeta.

L’Istituto di profumeria

Di fatto, allo stato attuale, agli agricoltori reggini che coltivano il bergamotto “ritorna solo una piccola quota della ricchezza che nasce dal frutto che essi producono“. Per queste regioni, già una decina di anni fa, il Consorzio del bergamotto ha attivato un progetto di completamento della filiera dell’agrume reggino. All’uopo si era deciso di creare un Istituto di profumeria in città. Così gli agricoltori che coltivano bergamotto e tutta la filiera dell’agrume avrebbero potuto aspirare ad “una quota maggiore di valore aggiunto in termini sia economici che occupazionali. Idea che si è rivelata vincente, considerato che, all’interno del “Decreto Reggio”, il Ministero delle Aree Urbane, nel 1989, dispose un finanziamento pari complessivamente a poco più di 8 milioni euro per la creazione a Reggio di un Istituto internazionale di profumeria, cosmetica ed aromi naturali, nonché del Museo del bergamotto“.

Un milione di euro sparito nel nulla

Ma è qui che Comune prima e Città metropolitana ora avrebbero un ruolo importante. Nel 2009 il Comune, retto all’epoca dal sindaco Giuseppe Scopelliti, dopo un iter amministrativo piuttosto lungo, ha approvato il progetto esecutivo per la realizzazione dell’Istituto internazionale di profumeria, cosmetica ed aromi naturali. Per  portare avanti questo progetto “il Consorzio di tutela aveva anticipato delle ingenti somme a favore di un gruppo di professionisti del settore“, specifica ancora il giornalista di Gazzetta del Sud.

Mancate risposte da Comune e Città Metropolitana

Non solo. Il Ministero stanziò altro denaro per avviare la realizzazione del progetto. Al Comune di Reggio Calabria venne accreditato oltre un milione di euro a questo scopo. “Tuttavia, da allora, nonostante i solleciti da parte del Consorzio, i relativi fondi non sono mai stati posti nella effettiva disponibilità del Consorzio medesimo“. L’avvocato Natale Carbone, difensore del Consorzio del bergamotto, ha dunque fatto, ad inizio anno, una richiesta di accesso agli atti al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al Comune e alla Città Metropolitana di Reggio Calabria.

A fornire riscontri, manco a dirlo, è stato solo il Ministero che ha confermato l’accreditamento di 1.133.400 euro. Comune e Città Metropolitana non hanno risposto. Ora una sentenza del TAR impone ai due enti di fornire i documenti richiesti dal Consorzio di Tutela del Bergamotto. Non solo. Allo stato attuale in città non esiste ancora alcun Istituto di profumeria. E gli amministratori continuano, con altezzosa presa di distanze, a non alzare un dito a favore dal bergamotto di Reggio Calabria. Anzi provano ad affossarlo, come sta accadendo con il Museo costretto a sloggiare dagli spazi del mercato coperto di via Filippini.

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