Quest’oggi, durante la celebrazione per i 40 anni dalla prima, storica, promozione in Serie A2 della Viola, C. J. Kupec è tornato a Reggio Calabria, città che lo ha accolto dal 1983 (anno della prima A2) al 1985 (anno della promozione in A1).
Il cestista americano è stato uno dei due ‘Bronzi di Riace’ made in USA della Viola, insieme a Kim Hughes (storica la foto d’epoca che ritrae i due con le due statue greche), una coppia decisiva per la storia neroarancio.
Kupec ha portato in riva allo Stretto i segreti appresi in NBA con le maglie di Lakers (1975-1977) e Rockets (1977-1978), anni nei quali ha diviso il parquet con grandi stelle del basket a stelle e strisce. Intervistato ai microfoni di StrettoWeb, Kupec ha parlato della sua esperienza nella lega cestistica più importante al mondo.
Small ball
“Se giocassi in questi anni, con più tiri dal lontano e meno difesa, avrei sicuramente potuto giocare più anni in NBA“. Come dargli torto. C.J. Kupec è stato un lungo moderno in grado di anticipare enormemente i tempi. Con i suoi 203 cm non era sicuramente il più alto del ruolo e rischiava di pagare troppo il confronto con i big man dell’epoca, dunque decise di affinare le sue doti di tiro.
Un centro ‘basso’ e con tiro da 3, oro per le squadre NBA che oggi usano (e abusano) lo small ball. Peccato che ai tempi di C. J. il tiro da 3 non era stato ancora introdotto (arrivò nel 1984/1985, ndr).
“Ai miei tempi nell’NBA c’erano meno squadre, il livello era più alto, alcune partite erano come match di boxe. Onestamente, il tipo di gioco attuale non mi piace. Una squadra forte, oggi, può avere un quintetto senza lunghi, giocando ‘small ball’. Anche io avrei potuto giocare in un quintetto del genere. Nessuno gioca più nell’area dei 3 secondi o schiena a canestro. Il centro dei Denver Nuggets campioni NBA, Nikola Jokic, tira molto da 3 e gioca poco spalle a canestro. Sapete di ‘chi è la colpa’? Di Mike D’Antoni (ride)”.
Abdul-Jabbar, Malone e Mr. Logo
Abbiamo chiesto a Kupec un parere sui più grandi cestisti con i quali ha diviso il parquet in NBA. Il primo non poteva che essere Kareem Abdul-Jabbar, stella dei Los Angeles Lakers. “Io ho giocato ogni giorno contro Kareem Abdul-Jabbar ogni giorno in allenamento. – ha spiegato – Io fisicamente non potevo reggere il confronto contro di lui, fu in quel momento che spostai il mio gioco un po’ più fuori. Per me Kareem è stato il miglior giocatore al mondo, ho imparato molto da lui“.
Ai Rockets il leader era Moses Malone: “Moses Malone è stato un grande uomo squadra. Per me è anche il miglior rimbalzista di tutti i tempi. Aveva un sesto senso che gli permetteva di capire, in modo incredibile, dove andasse la palla dopo un tiro“.
Non solo compagni, anche un grande coach come Jerry West, l’uomo raffigurato nel logo dell’NBA. “È stato il mio allenatore al mio secondo anno in NBA, mr. Logo NBA. Un giocatore con il suo talento non è scontato che potesse diventare anche un buon allenatore com’è stato lui”.
Una battuta per concludere: “sono stato molto fortunato a fare 3 anni in NBA… sapete anche perchè? Perchè un giocatore in NBA deve avere 3 anni per poter prendere la pensione! Adesso sono anche nel board direttivo dei pensionati NBA“.