Inzaghi, il gesto virale in Salernitana-Lazio: mima il “coccodrillo” e si corica a bordo campo

Inzaghi, nel finale di Salernitana-Lazio, per mimare ai suoi il gesto del "coccodrillo", si corica a bordo campo

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Se state guardando una partita di calcio e vicino alla panchina c’è un uomo che si sbraccia, che urla, che si muove in continuazione, tranquilli, è lui, per forza lui: Pippo Inzaghi. A Reggio Calabria conoscono bene quei movimenti. E ora li rimpiangono pure. Ma ora li ha trasportati dall’amaranto al granata. Anche a Salerno è una furia continua: per farsi capire fa di tutto. Metteteci, però, due “ostacoli” (si fa per dire): la grande spinta dell’Arechi, che nei minuti finali di Salernitana-Lazio sostenta la propria squadra e “disturba” quell’avversaria; e poi anche l’alta presenza di calciatori stranieri in rosa.

E allora che succede? Succede che Inzaghi vorrebbe comunicare con i propri calciatori. E’ l’84’, la sua squadra è avanti sulla Lazio e c’è una punizione per i biancocelesti. Il mister vuole che uno dei giocatori si metta dietro la barriera per fare il “coccodrillo”, pratica ormai usata e che consente a un giocatore di coricarsi per evitare che chi batte la punizione possa far passare il pallone sotto la barriera, che nel frattempo salta. Inzaghi cerca di spiegarlo ai suoi, ma non lo capiscono: un po’ perché l’allenatore è immerso in una selva di stranieri alle prime esperienze in Italia e quindi in difficoltà con la lingua; un po’ perché nella bolgia dell’Arechi non si sente nulla.

E allora si passa alle maniere rustiche, semplici; quelle alla Pippo Inzaghi. Il mister, così, si abbassa e si corica, accartocciandosi a bordo campo per far capire ai suoi che devono fare il “coccodrillo”. Utile o meno, in quel momento l’ex Reggina voleva comunicare quello e ha utilizzato ogni mezzo possibile per farlo. Come sempre. Come ricordavano a Reggio Calabria. E al triplice fischio esulta con tutta la sua passione, proprio come faceva al Granillo.

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