Il mondo va veloce ma non ci schiaccia: grande successo per il cenacolo culturale in Calabria sulla depressione e i suoi tabù

Grande iniziativa calabrese per promuovere l'operato di Eda Italia Onlus: una cena a base di evidenze scientifiche, testimonianze e libri per superare lo stigma della depressione

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StrettoWeb

Tempi di incertezza e depressione ma anche di speranza, aggiungerei io. Quando si organizza un’iniziativa che tratta le malattie mentali, il pubblico immagina un convegno immerso in un’atmosfera cupa e rigida, di discussioni su evidenze scientifiche e sugli effetti in termini prettamente medici. Ma parlare di depressione può e deve essere anche divertente: è il primo passo infatti, da affrontare per far sì che la fase depressiva svanisca e si riscopra la luce in fondo al tunnel. La parola d’ordine è socializzare. Ed è proprio questa l’innovazione portata, nella Regione Calabria, di cui è riferente la Dottoressa Enza Maierà, psichiatra e psicoterapeuta, socio fondatore di Eda Italia Onlus – Associazione Italiana sulla Depressione.

Quale miglior modo di relazionarsi se non attraverso un cenacolo culturale?

La formula del cenacolo culturale è stata ideata e organizzata dalla Dottoressa Maierà per la “Giornata Europea sulla Depressione in Calabria”, il 7 dicembre nel borgo di Villapiana, e si è rivelata vincente. Davanti a un piatto della tradizione, con la luce soffusa della trattoria e l’atmosfera calda del Natale che si avvicina, si è parlato di depressione nelle sue mille sfumature. Perché, come ha spiegato la Dott.ssa Maierà nel corso della serata, non si parla di patologia univoca ma di disturbi dello spettro dell’umore che quindi abbraccia molteplici forme e, contorta, si insidia e manifesta in diversi modi. Modalità differenti quindi, ma un male interiore che colpisce sempre più persone; la depressione infatti, è la malattia più diffusa al mondo.

Le ipotesi diagnostiche sulla depressione

A moderare il cenacolo, in un confronto tra esperti e pubblico, il dott. Luciano Corrado, ex dirigente Asl. L’esperto ha interloquito con i presenti riportando alcune ipotesi diagnostiche in merito ad alcuni marcatori: secondi gli studi condotti finora, si è dimostrato che i valori alterati delle citochine potrebbero indicare un disturbo depressivo.

Allo stesso modo, giocano un fattore importante anche il cortisolo, così come l’abbassamento della serotonina, il cosiddetto ormone della felicità, e il conseguente innalzamento dei recettori infiammatori. La ricerca scientifica permette quindi, già dal principio, di classificare la depressione come una vera e propria patologia che può avere effetti sul sistema cognitivo, sul sistema cardiovascolare e, in alcuni casi, sulla risposta immunitaria che porta ad un’incidenza più alta di tumori.

Non solo citochine, ma anche l’ambiente che ci circonda

Il cenacolo, alla presenza anche di docenti, avvocati e giornalisti, ha messo in risalto il nesso tra lo stato depressivo e l’ambiente circostante. Molto infatti, dipende dai fattori socio-culturali che vanno a permeare l’io dell’individuo. È stato dimostrato, come ha riportato ancora la Dottoressa Maierà, che la precarietà economica, lavorativa, affettiva e soprattutto condizioni di solitudine e difficoltà relazionali possono incidere sull’insorgenza di tale patologia. Di questo si occupa infatti l’Epigenetica, una branca che studia l’influenza che i fattori ambientali hanno sull’espressione dei geni.

Un discorso più ampio, affrontato dal Dottore Gaetano Scutari – direttore sanitario –  ha ricondotto quindi al ruolo che ricoprono la famiglia e la scuola. Siamo infatti portati a pensare che la depressione colpisca gli adulti ma, soprattutto negli ultimi anni, si nota una particolare diffusione tra i più piccoli, specialmente tra gli adolescenti. Ed è qui che Scutari, con trasparenza, ha insistito sul ruolo chiave che ha la famiglia, sui valori che vengono trasmessi alle generazioni future e sui cambiamenti che ci circondano.

Il mondo che cambia e i valori da riscoprire

In particolare, il Dott. Scutari ha parlato di un “mondo veloce” in cui tutto scorre più rapidamente e dove non riusciamo ad affrontare i cambiamenti repentini che ci portano poi all’insofferenza e alla confusione. Il ruolo familiare quindi, risulta fondamentale nella crescita sana di un giovane adulto, dove l‘attenzione deve soffermarsi sui sentimenti, sulla comunicazione e, in particolar modo, sull’uso corretto dei social. In secondo luogo, ma non meno importante, il ruolo della scuola: gli sportelli d’ascolto e la figura, si spera quanto prima, di uno psicologo scolastico, possono aiutare i più giovani a ritrovare “la strada maestra” e a non cadere nel buco del male interiore.

La depressione e come superarla: un messaggio di speranza

L’informazione che la Dottoressa Maierà ha voluto trasmettere e sottolineare è un messaggio importante e positivo: è bene divulgare e informare sulla depressione, ma soprattutto è fondamentale ricordare che la condizione non è irreversibile e se ne può uscire. E’ importante, anzi imprescindibile, parlare di queste storie, parlare della depressione come malattia vera e propria e della sua interconnessione a livello fisico. Così come è importante ribadire, ad una platea sempre più vasta, che si può guarire.

A tal proposito, come articolista e corrispondente per StrettoWeb, ho riportato la mia esperienza, già pubblicata sul nostro giornale e sulla rivista scientifica deprestop.it. Una testimonianza cruda, la mia, dove non esistono mezzi termini: la paura, il buio, il dolore fisico e quello mentale. Ma anche un messaggio di speranza, quello di riprendere in mano la propria vita grazie all’aiuto di un percorso psicoterapeutico e, se necessario, di farmaci. L’obiettivo della serata era proprio questo: abbattere i pregiudizi ed esplicitare un punto di vista che non sia solo medico, ma anche quello del paziente.

Tornare all’origine per alleviare lo stato depressivo

Non solo testimonianze dirette, ma anche confronto e nuovi metodi per promuovere la guarigione. Ed è in questa cornice che si inserisce il libro “Madre Terra, la voglia di restare” di Salvatore Cosma, autore e sindaco di Tursi. Il racconto autobiografico esalta l’attaccamento ai ricordi felici dell’infanzia, a quei tempi ormai andati ma che aiutano a rafforzare il legame con le proprie radici. Un tema tanto caro alla Dottoressa Maierà, quello dei ricordi, i quali, rievocando quasi le “madeleine” di Marcel Proust, costituiscono la motivazione di fondo che permette di superare lo stato depressivo.

La psichiatra, attualmente impegnata in questo nuovo campo di ricerca, ha notato come “narrando la madre terra, egli sembra volersi sottrarre a quel decadimento generale, a quel sovvertimento di valori cui stiamo assistendo nel nostro tempo“. Entra quindi in campo la nostalgia, spesso considerata come debolezza umana da superare. In realtà la ricerca ha scoperto che questo sentimento, se assunto periodicamente e a piccole dosi, fa bene. La Dottoressa parla infatti di “pillole di nostalgia”, piccoli momenti felici a cui abbandonarsi per poi, con determinazione, riproporli nel presente.

Ritornare bambini non significa quindi regredire, ma stanare memorie piacevoli che leniscono il dolore fino a raggiungere una nuova consapevolezza di se stessi e della vita. “Le persone che godono dei benefici della nostalgia – aggiunge ancora – hanno meno paura di morire. Quando infine, ci si abbandona ai ricordi nostalgici con familiari e amici, allora ci si avvicina di più a loro e al mondo intero”. La funzione ultima della nostalgia, in conclusione, è quella di antidepressivo, di una catarsi dell’anima.

La musica, il toccasana contro la depressione

Il cenacolo, tra l’entusiasmo generale, è stato allietato dal maestro Antonio Labate: nella semplicità del connubio voce – chitarra, il cantautore lucano ha saputo accompagnare il confronto e ha dimostrato che la musica, quando esce dal cuore, è il più forte antidoto contro tutti i mali. Labate ha creato l’atmosfera giusta parlando di terre antiche, di donne, di libertà. Un messaggio potente eppure delicato, racchiuso in ritornelli che celebrano la vita.

La serata si è conclusa con un brindisi e un caloroso augurio per le feste natalizie. A prendere parte alla serata, e ad unirsi all’augurio di una ritrovata serenità, anche il Sindaco di Villapiana, Paolo Montalti, che ha apprezzato la formula scelta dalla Dottoressa Maierà e ha invitato all’organizzazione di altri appuntamenti sul tema. Uno strumento, tra i tanti, per combattere, attraverso l’informazione, lo stigma della depressione. Ma quel cin cin, quel tintinnio di bicchieri, era soprattutto una carezza rivolta a tutti quelli che vivono uno stato di malessere interiore: ricordate, non siete soli.

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