Catania: imprenditore condannato per la bancarotta del call center Qe

Catania: l’imprenditore, antecedentemente al fallimento, avrebbe fatto ricorso a diversi artifizi contabili in bilancio allo scopo di occultare il reale stato di salute dell’impresa

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A seguito di richiesta di questa Procura distrettuale della Repubblica, i finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno dato esecuzione, con il supporto di militari del Comando Provinciale di Brescia, alla sentenza con cui il Tribunale etneo ha disposto la confisca di beni, per un valore di circa 700.000 euro, nei confronti di ARGENTERIO
Patrizio, classe 1955, condannato per i reati di bancarotta fraudolenta e preferenziale, false comunicazioni sociali e omesso versamento dell’IVA.

La pronuncia si pone all’esito delle indagini svolte, sotto la direzione di questo Ufficio, da unità specializzate del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catania della Guardia di Finanza nei confronti della società in fallimento “QE S.r.l.”, operante nel settore dei servizi
di call/contact center, fallita nel 2017.

In particolare, gli approfondimenti all’epoca eseguiti avevano consentito di acquisire molteplici elementi indiziari in merito alle responsabilità del citato ARGENTERIO il quale, in qualità di amministratore della fallita, avrebbe aggravato il dissesto della società per effetto di operazioni dolose e pagamenti preferenziali, omettendo il versamento dei tributi per oltre 1,1 milioni di euro nonché distraendo liquidità e asset aziendali a favore di altre persone giuridiche, anche correlate a familiari del medesimo, per circa 400 mila euro.

Inoltre, era emerso che l’imprenditore, antecedentemente al fallimento, avrebbe fatto ricorso a diversi artifizi contabili in bilancio allo scopo di occultare il reale stato di salute dell’impresa, esponendo poste attive in realtà inesistenti e omettendo di indicare i debiti iva, il tutto per importi rilevanti nell’ordine di diversi milioni di euro.

Sulla scorta delle evidenze acquisite nel corso delle indagini, il Tribunale penale etneo, chiamato a pronunciarsi in sede processuale, ha emesso sentenza nei confronti del fallito, condannato alla pena di tre anni e sei mesi di reclusione nonché all’interdizione dai pubblici
uffici, per i reati di bancarotta fraudolenta e preferenziale, false comunicazioni sociali e omesso versamento dell’IVA, disponendo contestualmente la confisca di una villa di 12 vani e la relativa dependance composta da quattro vani in provincia di Brescia, opere d’arte e denaro contante per un valore complessivo di circa 700 mila euro.

L’attività d’indagine si inquadra nel più ampio quadro delle azioni svolte dalla Procura della Repubblica e dalla Guardia di Finanza di Catania, finalizzate al contrasto della criminalità economico-finanziaria, a tutela della trasparenza e della legalità del sistema economico
nonché della leale concorrenza imprenditoriale.

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