Eurotunnel, ovvero l’importanza delle grandi opere

Un disservizio nei pressi di Londra, ci fa comprendere quanto siano importanti le grandi opere di ingegneria. Che, a dispetto di certe “voci”, godono di ottima salute

StrettoWeb

Il 30 dicembre scorso si è verificata una improvvisa interruzione del servizio sulla linea ferroviaria Londra-Parigi, che collega in appena 2 ore e 15 minuti le due principali capitali europee. L’allagamento di una galleria ha provocato la chiusura della linea e la cancellazione di 41 Eurostar, ovvero tutti i collegamenti previsti quel giorno verso Parigi, Amsterdam e Bruxelles. Una giornata di caos inenarrabile nelle stazioni terminali della linea, ovvero St. Pancras a Londra e Gare du Nord a Parigi, con migliaia di passeggeri rimasti a piedi, senza la possibilità di prenotare un volo con così poco preavviso.

Occorre precisare che l’incidente è avvenuto in un tunnel subalveo sotto il Tamigi situato fra le stazioni di St Pancras International e Ebbsfleet, in territorio inglese. Nulla a che vedere, quindi, con l’Eurotunnel che ha parte della Londra-Parigi collegando, con i suoi circa 50 km di cui 39 interamente sotto il fondo del mare, la Gran Bretagna con il continente. Una precisazione che mi sembra doverosa, alla luce delle tante sciocchezze che si sentono spesso dire o si leggono non soltanto sui social, ma anche su autorevoli organi di informazione, a proposito delle grandi opere di ingegneria. Spesso accusate di essere “opere inutili” o “faraoniche”, di essere fragili o soggette a chissà quali problematiche, tali opere, che siano ponti o gallerie subalvee, essendo sottoposte ad una scrupolosa manutenzione, godono normalmente di ottima salute.

A proposito di Eurotunnel

L’incidente capita invece dove meno te l’aspetti, magari in una galleria sotto un fiume che, soprattutto dalle parti di Londra (dove i tunnel sotto il Tamigi si realizzavano già a metà ‘800 e sono ancora regolarmente in esercizio), è un’opera normalissima. A proposito di Eurotunnel: su quest’opera epica, realizzata grazie alle prime, gigantesche Tunnel Boring Machine, le famose “talpe” oggi in uso ovunque per scavare tunnel molto meno impegnativi, considerato dall’American Society of Civil Engineers (società americana degli ingegneri civili) una delle «sette meraviglie del mondo moderno», abbiamo letto una quantità industriale di fesserie: che si tratta di un’opera ingestibile, in perdita, troppo costosa per gli utenti, poco utilizzata e quasi soppiantata dai traghetti che continuano a collegare Calais e Dover.

Caos generato dalla chiusura della linea

Basterebbe il caos generato dalla chiusura della linea su entrambe le sponde della Manica a fine 2023 per smentire queste vere e proprie fake news. Ma chi scrive ha preferito ricorrere ai dati reali ed incontrovertibili che riguardano l’esercizio dell’Eurotunnel. Come scrive il “sole 24 ore” in un suo articolo del 2018, la società che gestisce l’infrastruttura di attraversamento della Manica, oggi denominata Getlink, dopo l’entrata in esercizio del tunnel, avvenuta nel 1994 ha conosciuto anni difficili, corrispondenti all’assenza di una linea ad Alta Velocità in territorio inglese.

L’apertura al traffico della ferrovia AV tra l’Eurotunnel e Londra, stazione di St. Pancras, avvenne solo nel 2007 anno in cui, guarda caso, si registrò il primo utile operativo. Nel 2017 Getlink ha capitalizzato 6,4 miliardi ed ha aumentato il fatturato del 4%, a 1,003 miliardi di euro: l’ottavo esercizio di crescita consecutiva per la società anglofrancese, con un balzo del l’11,5% in Borsa nel 2018. Il traffico passeggeri è aumentato regolarmente ogni anno sin dall’apertura del tunnel, arrivando a registrare 20,7 milioni di passeggeri nel 2017 (di cui 11 milioni sui treni ad alta velocità Eurostar), con un trend di crescita che fa prevedere 30 milioni di passeggeri per il 2030. In costante aumento anche le merci, con 20,35 milioni di tonnellate trasportate attraverso l’Eurotunnel nel 2014.

Dati tutt’altro che deludenti, se è vero che il 18 gennaio 2018, in piena Brexit, durante un vertice bilaterale anglo-francese, l’allora ministro degli Esteri britannico Boris Johnson propose addirittura la realizzazione di un ponte sulla Manica (subito battezzato “Boris bridge”) da affiancare al tunnel per collegare Gran Bretagna e Francia. Proposta presa molto sul serio da Getlink, che si è messa subito al lavoro per elaborarne il progetto. Pertanto, a chi propala le colossali fake news che circolano sull’Eurotunnel, come su opere similari, consiglio calorosamente di tacere. O, se proprio non ce la fanno, di raccontarle ai tanti utenti dell’Eurostar che sono rimasti a terra il 30 dicembre scorso, nel casino generale di St. Pancras e della Gare du Nord.

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