Ristoratrice morta, è bufera: suicidio per recensione fake o c’è altro? Lucarelli e compagno si difendono

Ristoratrice morta, in attesa dell'autopsia si susseguono le ipotesi più disparate sui motivi del presunto suicidio. E c'è chi si difende dopo aver posto dubbi

StrettoWeb

Ha lasciato un po’ tutti di sasso, al di là dei contorni della vicenda, la notizia della morte di Giovanna Pedretti, la titolare della pizzeria “Le Vignole” di Sant’Angelo Lodigiano che aveva risposto alla recensione di clienti omofobi (“io seduto vicino a gay e disabili, mi sono sentito a disagio”). La donna è stata trovata morta nelle acque del fiume Lambro, a Sant’Angelo Lodigiano (Lodi). Secondo gli inquirenti si sarebbe suicidata, ma al momento sono sconosciuti i motivi. E’ prevista per mercoledì o giovedì prossimo, all’Istituto di Medicina legale di Pavia, l’autopsia sul cadavere. La Procura ha disposto anche l’esame tossicologico. Così se ne potrà sapere di più, anche perché al momento si fanno le più disparate ipotesi.

I dubbi sollevati da Lorenzo Biagiarelli, influencer e compagno di Selvaggia Lucarelli

Una delle più accreditate è quella secondo cui la donna potrebbe essere stata travolta dall’enorme caso mediatico e dall’odio social. Questo perché, al netto della vasta ventata di solidarietà dopo la risposta alla recensione omofoba, c’è anche chi ha sollevato dei dubbi sull’effettiva veridicità della recensione e anche della risposta. Tra questi ci sono la giornalista Selvaggia Lucarelli e il compagno Lorenzo Biagiarelli, il primo a sollevare la questione con diversi post sui social.

I contenuti degli stessi richiamano l’attenzione su alcuni dubbi relativi al font, ai tempi e alle risposte della donna, che Lorenzo ha sentito telefonicamente. Secondo lui la recensione è falsa. Pone dei dubbi, porta delle prove. Lo screen della recensione sembra effettivamente non corrispondente ai consueti font di Google. E poi una recensione simile – con la parte iniziale di testo praticamente uguale – circola da due anni. Insomma, i seguaci dei due cominciano a dubitare: secondo tanti potrebbe trattarsi di una trovata pubblicitaria, di marketing. E la donna intanto confessa al Tg3 come cominci a prendere coscienza del fatto di essere stata tratta in inganno.

Poi, ieri, la tragedia. Da qui l’ipotesi suicidio e il pensiero che possa non aver sopportato la vicenda, la presunta trappola o l’eventuale smascheramento di chi ha capito che dietro poteva esserci altro. Di certo, secondo le verifiche delle Forze dell’Ordine, la ristoratrice non aveva problemi economici e quindi è esclusa la possibilità di un gesto estremo dovuto a questo.

Ristoratrice morta, la difesa di Biagiarelli dalle accuse

Intanto, proprio Lorenzo Biagiarelli e partner, su quegli stessi social si sono difesi da chi li ha accusati di aver portato – con le loro “inchieste” – al gesto estremo della donna. Allo stesso tempo hanno respinto le ipotesi di un suicido per “odio social” e “shistorm”. “Mi dispiace moltissimo delle morte della signora Giovanna e il mio pensiero va alla sua famiglia”, scrive su Instagram Biagiarelli, che però invita “a riflettere sulle conseguenze del tentativo di ristabilire la verità. Se si dovesse temere sempre questo epilogo a questo punto dovremmo chiudere tutto, giornali e social. Mi dispiace che pensiate che la ricerca della verità possa avere queste conseguenze. Ci tengo a respingere con forza le accuse di ‘odio social’ e ‘shitstorm’ dal momento che la signora Giovanna, in questi due giorni, non ha ricevuto dalla stampa che lodi e attestazioni di stima, e solo qualche sparuto e faticoso tentativo di ristabilire la verità che, in ogni caso, non ha e non avrebbe mai avuto pari forza”.

“Vi invito – aggiunge – se davvero pensate che la signora Giovanna si sia tolta la vita, per un inesistente ‘odio social’, a riflettere sul concetto di verità. Se ogni persona che tenta di ristabilire la verità in ogni storia, grande o piccola che sia, dovesse temere questo epilogo, a quel punto dovremmo chiudere tutto, giornali e social. I messaggi di odio che mi state scrivendo, sono invece, quelli sì, di una tale violenza e quantità che effettivamente, anche a una persona non troppo fragile, potrebbero far pensare a un gesto estremo. Io, nel frattempo, continuerò a cercare la verità nelle cose”.

La versione di Selvaggia Lucarelli

Scrivere cose false “è pericoloso”, possono accadere “tragedie” e non si deve dare la responsabilità a chi ristabilisce la verità. Selvaggia Lucarelli dice la sua sulla vicenda e tira fuori vecchie storie simili. “Lo scorso anno, proprio in questo periodo, scoppiò il caso della bidella pendolare. Nacque tutto da un articolo che raccontava evidenti bugie sulla storia. Per giorni si susseguirono smentite, debunking, articoli, meme, sfottó, fotomontaggi. La bidella fu travolta da una vera shitstorm e divenne protagonista di editoriali e spazi in tv. E così – scrive Lucarelli – tante altre storie di articoli scritti male, di persone che inventano storie per un minuto di gloria o altre ragioni e poi di persone (giornalisti e non) che ristabiliscono la verità. Nessuno si pone mai il problema a monte e cioè che scrivere cose non vere può essere pericoloso, poi accade una tragedia (in cui nessuno ovviamente pensa che contino anche il contesto, la vita, i pregressi) ed è colpa di chi ristabilisce la verità. In pratica, siamo arrivati al punto che dare una notizia non è più una responsabilità. Correggerla sì. Altro che black mirror”.

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