Rosarno, al Piria dal progetto “Civitas” ai banchi di scuola

Flavia Modica e Federico Sardegna, entrambi Sostituti Procuratori presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, all’IIS R. Piria di Rosarno

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Dal progetto “Civitas” ai banchi di scuola. Riflessione su “Violenza di genere: dal matrimonio riparatore al codice rosso. Cosa è cambiato?”. Una domanda qualsiasi esige quasi sempre una risposta, una riflessione, uno spunto di discussione, puntuali e precisi. Eppure la domanda posta dai relatori Flavia Modica e Federico Sardegna, entrambi Sostituti Procuratori presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, rimbalza come un monito per scuotere le coscienze degli studenti dell’IIS R. Piria di Rosarno che hanno preso parte al dibattito interagendo alle sollecitazioni dei relatori e della stessa dirigente Mariarosaria Russo che ha aperto i lavori, chiedendo a Vincenzo Chindamo, fratello di Maria, di raccontare l’atroce e drammatica storia della sorella, vittima di femminicidio.

La DS Russo ha ricordato che il progetto “Civitas”, fortemente voluto dal dott Luciano Gerardis, già Presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria, è sempre stato accolto con entusiasmo dai docenti e discenti del Piria, rappresentati dall’avv. Samanta Spinelli, docente di diritto e referente di Istituto del progetto.

Davanti ad una platea che ha ospitato le alte cariche delle Forze dell’ordine, rappresentate dal tenente colonnello Danilo Persano per la Guardia di Finanza, dal Tenente Nanni dell’Arma dei Carabinieri e il dal Vicedirigente della Questura, la dirigente ha ricordato agli studenti che solo se si è “Liberi di scegliere“, parafrasando il libro del giudice Di Bella, si può essere “liberi” di pensare e di agire al di là delle mefitiche promesse che molto spesso irretiscono le ragazze di oggi. I relatori Modica e Sardegna hanno introdotto, attraverso una vera e propria “lectio magistralis” i temi della non violenza posti sotto la lente della legislazione.

Partendo da un excursus storico sulla violenza di genere il cui ordinamento risale al Codice civile Pisanelli 1865, hanno evidenziato negli artt. 131 e 134 quale sia stato il ruolo predominante della figura maschile, la cui evoluzione trova successivo riscontro nel Codice penale del 1930 artt. 559-560, secondo la cui ottica maschilista la moglie adultera era punibile del reato posto sotto l’etichetta di “Delitto d’onore” (onore di chi?) e di “Matrimonio riparatore” (art. 544). Un utile percorso per entrare nel vivo della discussione e far riflettere i ragazzi su cosa realmente sia la violenza di genere, che ha interrotto la vita di donne quali Maria Chindamo, Lea Garofalo e Maria Concetta Cacciola, colpevoli di aver scardinato le logiche maschiliste e patriarcali di potere uomo-donna imperanti negli ambienti mafiosi.

Grazie al coraggio di donne come Franca Viola, che si oppose al matrimonio riparatore nel 1966 dopo essere stata stuprata dal fidanzato, si ha l’avvio di nuove riforme atte ad arginare i soprusi e gli atti di violenza sulla donna. Così, si arriva alla riforma del diritto di famiglia nel 1975 che finalmente dichiara illegittimo quanto sancito nel C.p. del 1930. Sono certamente lontani i tempi in cui, nel 1957, la donna non poteva accedere alla carriera in magistratura per via della sua natura incostante e lunatica, asfaltando sempre più la via verso le pari opportunità e la tutela delle donne.

Oggi le donne vittime di violenza sessuale vanno poste al centro del reato contro la persona, alle donne e agli uomini si riservono ruoli sociali e occupazionali posti sullo stesso piano, si attuano campagne e politiche di sensibilizzazione verso ogni forma di disagio attribuito alla condizione di essere donna, cercando di non evidenziare il senso di colpa che accomuna la donna che denuncia a malincuore il marito violento, oppure ritratta, solo perché padre dei suoi figli.

Aiutare le donne ad acquisire sicurezza: è questo il messaggio che emerge, corroborato dalle parole della dirigente Russo che ha invitato le studentesse a “non farsi irretire da false promesse d’amore ma a danzare libere a piedi nudi sotto la pioggia”. La prof. Spinelli, in conclusione, ha invitato tutti i presenti a trarre spunti di riflessione da quanto è emerso dalla prolusione su un tema così lontano storicamente e così vicino socialmente.

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