Falcomatà intrappolato “nella bolla del web”: sindaco o commediante?

Dopo la diretta Facebook di ieri sera da parte del sindaco Falcomatà sono necessarie riflessioni serie su ciò di cui Reggio Calabria ha davvero bisogno

StrettoWeb

Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. A Reggio Calabria, invece, ogni mattino un reggino si sveglia e non sa se si ritroverà con un sindaco o con un commediante. Perché non è tanto il rischio di essere uccisi fisicamente ma quello dell’assassinio morale, che fa la differenza in questa città. Già, perché il sindaco prima sospeso e poi tornato sulla sua poltrona “vive nella bolla del web“, come ha scritto qualcuno sotto al suo ultimo post pubblicato sui social. E non si capisce bene se stia facendo il sindaco o sia in piena campagna elettorale. Adottando per giunta una strategia comunicativa alquanto discutibile.

Ebbene, succede che dopo l’ennesimo scempio delle piste ciclabili fatte alla bell’e meglio, che spuntano come funghi in città senza alcun apparente criterio, le critiche sono state tali e tante che persino il sindaco si è messo a criticare il lavoro della sua stessa amministrazione. Per carità, l’autocritica sarebbe anche ben accetta e Falcomatà, insieme ai suoi comunicatori, avrà pensato che cospargersi il capo di cenere sarebbe stata la mossa giusta per uscire puliti da una faccenda che di pulito non ha nulla. Peccato però che il video pubblicato ieri sera, più che un incensarsi, è stato un vero e proprio scaricabarile.

Falcomatà ha dato la colpa ai tecnici. Ma la questione va avanti da mesi e non è plausibile che la politica, soprattutto dopo le tante criticità evidenziate da stampa e opposizione, non si sia resa conto di nulla fino a ieri sera. Come se gli amministratori fossero tutti calati in sonno profondo, una stregoneria, e si fossero risvegliati ieri. Dov’era chi doveva controllare? Per mesi e mesi, dov’erano il sindaco facente funzioni prima e Falcomatà poi? Quando anche dalle pagine del nostro giornale denunciavamo una situazione insostenibile, pericolosa e inutilmente dispendiosa per le casse comunali, perché invece di additare noi e l’opposizione come dei nemici nessuno, tra gli amministratori, ha pensato bene di rimboccarsi le maniche e rimediare?

A Napoli dicono “ccà nisciun è fess“. E noi non lo siamo. I cittadini non lo sono. E continuare a considerarli tali, trattandoli come dei bambini ingenui con dei video social che sono un incrocio tra una pantomima e una sceneggiata napoletana non aiuterà di certo la città. Anzi.

Tornato al comando dell’amministrazione comunale Giuseppe Falcomatà, soprattutto alla luce dell’ingiusta e destabilizzante vicenda giudiziaria subita, avrebbe dovuto seriamente prendere a cuore la sua città. E invece niente. Preferisce la campagna elettorale alle azioni amministrative. E noi saremmo anche stanchi di non poter raccontare e scrivere, ogni tanto, che finalmente qualcosa va per il verso giusto.

Le piste ciclabili, ad esempio, sono estremamente necessarie a Reggio Calabria, per una mobilità più morbida e sostenibile. Ma non così. Non a rischio della vita dei cittadini, non con le caditoie che occupano i tre quarti della larghezza della pista, non sulle corsie degli autobus. Perché questa città non ha ancora la cultura della bici per spostarsi quotidianamente e per fargliela adottare serve criterio, serve intelligenza, serve sicurezza. Serve amministrare, non fare da scaricabarile di fronte al proprio fallimento.

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