Se i calabresi muoiono sulla ss106 allora la colpa è del Ponte (che non c’è)

Sit-in di protesta in diverse parti della Calabria per chiedere messa in sicurezza e ammodernamento della ss106. Ma poi, come sempre, sbuca fuori il famigerato Ponte

StrettoWeb

Un sit-in annunciato, quello che si è svolto oggi nelle diverse piazze della Calabria per chiedere la messa in sicurezza di un tratto di strada che, chi vive la nostra terra ogni giorno, sa quanto possa essere pericoloso. Una manifestazione, sotto la pioggia battente, che implora l’ammodernamento della Strada Statale 106 Jonica, ormai conosciuta solo con l’infelice nome di “strada della morte”. E non è un caso, se viene definita proprio così: innumerevoli, negli anni, gli incidenti che hanno spazzato via la vita di figli, padri, madri, intere famiglie.

La strade della morte: 228 vittime in 10 anni

Sono tanti, troppi, i giovani che, solo dall’inizio del 2024, ci hanno lasciato a piangere nello sgomento e nel dolore: a partire dal quel terribile 6 gennaio, dove 4 ragazzi di San Luca hanno perso la vita in uno schianto a Montauro, fino ad arrivare alla morte di Alfredo Aleardi, 33enne, avvenuta solo dieci giorni fa nei pressi di Trebisacce.

Dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2023, ogni tratto di quella maledetta strada è stato macchiato da 228 vittime. Io stessa, nel luglio del 2016, ho dovuto dire addio ad una persona a me vicina, di soli 22 anni. Capisco e comprendo il dolore, la paura, la preoccupazione che comporta questa maledetta ss106 e, tutte le volte che mi trovo a percorrerla, mi tremano le gambe. A volte, quando il cielo è grigio come oggi, rimando impegni ed incontri pur di non ritrovarmi su quella corsia sbrandellata.

Un incipit lungo, il mio, ma necessario a far capire che anche io, come tutti i calabresi e non che si sono trovati sulla ss106, vogliamo la stessa cosa: che la strada sia sicura, che ci porti da un capo all’altra della regione senza rimetterci la pelle. E, da un lato, dichiaro giusto il sit-in dei sindacati, a cui hanno preso parte anche tanti sindaci, che punta l’attenzione su una questione così delicata affinché ci siano investimenti necessari per ammodernare e mettere in sicurezza l’infrastruttura. Non possiamo più assistere a questa “ecatombe“, come l’ha definita Giuseppe Lavia, segretario generale di Cisl Cosenza durante la manifestazione di questa mattina in piazza Dante, a Mirto-Crosia.

SS106 o Ponte: è (davvero) questo il dilemma?

Ma accantonando tutti i sentimentalismi del caso, è oggettivo sottolineare, come già ribadito più volte, che noi calabresi non siamo messi di fronte ad una scelta: lo sappiamo noi cittadini, e dovrebbero saperlo anche i sindacati ed i sindaci che, manifestando per una lodevole causa, se ne escono sempre con la storia del Ponte sullo Stretto. Possibile che non siamo in grado di far valere i nostri diritti e chiedere sia strade migliori che un’infrastruttura sullo Stretto di Messina? Su quale libro, di preciso, è stato scritto che gli abitanti del Sud, i terroni del Mezzogiorno, non possano avere tutto?

I morti come strumento per fare politica

Che poi, diciamola tutta, ogni cosa si riduce a mera questione politica: che sia Mirto-Crosia a Cosenza, la Locride o Torre Melissa a Crotone, tutto si riassume in una diatriba tra sindaci e sindacati da un lato, e il Governo dall’altro. E viviamo in un Paese democratico, pertanto è giusto che ci siano delle fazioni che si contendano il voto dei calabresi – o degli italiani in generale – ma se la buttiamo in caciara e da sit-in per i cittadini si passa ad un palco elettorale allora no, la politica la ficchiamo in mezzo anche noi.

Prima di tutto è il caso di dire che, in un solo anno, il Governo ha messo a disposizione 3 miliardi di euro solo per la SS106. Ma tralasciando – si fa per dire – i fondi, è necessario fare una doverosa precisazione: il Ponte è un collegamento e, a meno che non lo abbia progettato Fred Flintstone, mi risulta che sia composto da strade. Pertanto, va da sé l’equazione Ponte=strada. Il Ponte è a tutti gli effetti una strada (oltre che una ferrovia).

Non solo: realizzare un’opera come quella del Ponte apporterebbe un prezioso contributo – direi quasi necessario – alla manutenzione e riammodernamento delle strade stesse che in esso andranno a confluire. Senza incappare in paroloni presi in prestito dal mondo ingegneristico, è abbastanza elementare che la Calabria non deve scegliere tra l’una e l’altra opera ma che può averle entrambe.

E l’arretratezza del traghettamento dello Stretto, con tutti i gravi danni, i disagi e i costi enormi per tempi superiori ai 70 minuti per attraversare tre chilometri, è molto peggiore rispetto a quella della SS106 anche perchè collega la principale direttiva dell’Italia del Sud, non solo nell’Area dello Stretto di Messina (500 mila residenti) ma anche le più grandi città da Napoli a Palermo, da Roma a Catania.

E’ sempre colpa del Ponte?

Nel corso del sit-in Simone Celebre, Segretario Generale Fillea Cgil Calabria, ha dato tutta la colpe al Ponte, che ancora non esiste, che si trova all’altro capoverso della Calabria e che non ci azzecca nulla con quanto richiesto. Il segretario ha infatti dichiarato che “i 15 miliardi che il governo ha stanziato per il Ponte sullo Stretto, potevano essere stanziati, invece, per completare questo tratto della SS. 106”. Dove, per questo tratto, si intende l’estensione che va da Rossano a Cariati. Che si trovano in provincia di Cosenza. Nella parte settentrionale della Calabria. Con una regione intera di mezzo tra queste località e lo Stretto di Messina.

Certo, la collocazione geografica non deve trarci in inganno, pensando che una cosa che si trovi di qua non possa interessare un’altra cosa che si trova da tutt’altra parte. E’ anche vero, però, che se facciamo un miscuglio di parole, di progetti e di opere diverse, allora non è possibile mettere sullo stesso piano il traghetto che attraverso lo Stretto e la macchina che passa per Rossano. Sono due situazioni differenti, eppure intrinsecamente collegate.

Inoltre, c’è da dire, che i lavori sulla ss106 – e di quel famoso Terzo Megalotto – sono anni che tengono banco nella politica regionale e locale. Facciamo una galleria qua, smantelliamo Roseto Capo Spulico, espropriamo terre ai privati, però la strada mica c’è ancora. E al governo non c’era Meloni, Pinco Pallino, Caio o Sempronio. E’ una questione irrisolta da troppo tempo è la cui colpa non può essere di certo data ad un Ponte il cui progetto era stato, appunto, accantonato tempo fa.

E mi suona ancora più curioso tirarlo in mezzo ora, quando le cose non vanno da ANNI: nel 2016, l’anno in cui ho dovuto dire addio alla persona a me cara per un incidente sulla ss106 nei pressi di Sibari, il Ponte mica c’era. E la colpa ricadeva sì sulla strada, sul fatto che mancassero – e continuano a mancare – una superstrada e un’autostrada a 4 carreggiate e 2 corsie.

Non esiste, pertanto, un dualismo Ponte sullo Stretto e strade: tutti coloro che dicono sì al Ponte, vogliono percorsi migliori, vogliono l’Alta Velocità in Calabria, vogliono una regione che sia al passo con i tempi e che guardi al futuro. Smettiamo, quindi, di mettere in mezzo la politica quando si parla di morti: destra, sinistra, avanti o dietro, meritiamo di vivere in una terra fatta a modo e che non ci porti via più nessuno.

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