L’Avvocato reggino, i no vax e il fascismo: “sul Covid tanti punti oscuri, ma a preoccuparmi è altro…”

L'intervista di StrettoWeb all'Avvocato di Reggio Calabria Denise Serena Albano, che parla di Covid, no vax e parallelismi col passato

StrettoWeb

Denise Serena Albano è un Avvocato di Reggio Calabria, Criminologo forense, esperta in Diritto Sanitario e normativa emergenziale SARS Cov 2. Negli anni del Covid è stata più volte tra i simboli della “battaglia” contro le restrizioni del Governo, soprattutto per quanto concerne mascherine, vaccini e Green Pass, manifestando in Italia al fianco di chi pretendeva diritti.

Anche se il Covid è ormai solo un ricordo – quantomeno in quelle che sono le scelte di limitazione della libertà nei confronti dei cittadini – ogni tanto del virus ancora si parla. Per quelli che sono ancora “residui” di alcune costrizioni (le mascherine negli ospedali), per l’aggiornamento del piano pandemico, per il futuro dei vaccini, per le polemiche recenti sulla Commissione d’inchiesta, che il senatore del Pd Dario Franceschini ha chiesto di disertare.

Dare del no vax è diffamazione aggravata: “perché mi dovrei sentire offesa?”

Una notizia recente ha sicuramente suscitato l’attenzione di chi è aggiornato sul tema. Il riferimento è ad una sentenza del Tribunale Penale di Perugia che ha portato alla condanna nei confronti di una giornalista di Repubblica. Il motivo? Quest’ultima ha dato del “no vax” a un Giudice. Secondo la sentenza, utilizzare il termine “no vax” è reato, per la precisione di “diffamazione aggravata”. Il Giudice, all’epoca dei fatti, aveva semplicemente tutelato un’infermiera non vaccinata contro il Covid, inizialmente sospesa dal lavoro e poi reintegrata. E’ stato giudicato “no vax” dalla giornalista, che per questo è stata condannata al reato di “diffamazione aggravata”.

Cosa ne pensa l’Avvocato reggino di tante battaglie? StrettoWeb ha contattato Albano, che si è mostrata subito disponibile, pur aprendo a un nuovo punto di vista sull’argomento. L’intervista, si precisa, è stata resa a titolo personale. “Faccio una premessa: io ho avuto numerosi accoglimenti dei ricorsi avverso le multe over 50, dai Giudici di pace competenti – molti, quasi tutti, a Reggio Calabria – ma la motivazione non mi ha soddisfatta. I Giudici hanno accolto i ricorsi, ma non lo hanno fatto nel merito delle mie contestazioni, ma perché c’era di mezzo l’Agenzia delle Entrate, che non aveva competenze specifiche sulla questione”. 

Questo per dire che “la sentenza sul termine ‘no vax’ mi ha lasciata perplessa. Fare passare il messaggio che ‘no vax’ sia un’offesa produce un effetto boomerang. Pone nel nulla tutta la lotta fatta negli anni. Perché io mi dovrei sentire offesa dall’essere catalogata ‘no vax’?. Io mi sento strumentalizzata, qualora la mia ideologia si trasformasse in una discriminazione. E quindi un conto è se io vengo licenziata perché vegana o omosessuale – quella è discriminazione – ma un altro conto è esserlo in quanto ‘no vax’. Io non mi sento offesa. Se noi diciamo che è un’offesa, stiamo dando ragione a chi ci denigra. Il ‘no vax’ è colui che si rifiuta di sottoporsi a profilassi vaccinale, non c’è nulla di male”.

“Parlare di fascismo è scorretto, ma…”

Negli anni di Covid e lockdown, erano in tanti a parlare di “dittatura sanitaria”. Una forma di restrizione della libertà ha portato i più “combattivi” a non preoccuparsi di scomodare il fascismo. Suona un po’ strano che a farlo siano adesso alcuni oppositori del Governo, quando si parla delle manganellate della Polizia o dell’autonomia differenziata. Io non utilizzerei il termine ‘fascismo’precisa l’Avvocato – E’ storicamente scorretto. Quel regime non può più trovare delle radici. E’ strumentalizzato in maniera impropria. Io in questo momento, chiacchierando con lei, mi sento del tutto tranquilla a parlare liberamente. Un altro Mussolini non può nascere, in quei termini. Noi siamo una Repubblica Democratica, non vedo uno che si può mettere come Mussolini a parlare al balcone, lo trovo ridicolo. Ad oggi quel tipo di regime non può essere replicato”.

Detto questo, Denise Serena Albano fa notare però anche il suo lato “debole”, il rovescio della medaglia, in merito all’argomento legato alle restrizioni della libertà. “Noi magari ora non lo notiamo, però ci sono alcune situazioni che dovrebbero farci riflettere. Penso ad Assange, sottoposto a misura restrittiva per aver svolto in totale autonomia la propria funzione. Ma pensiamo anche agli algoritmi di Facebook, che ci danno l’idea di un totale controllo su ciò che cerchiamo. Ma pensiamo anche alle nostre libertà di movimento, sotto falsa paura della pandemia, che ora si sta rivelando del tutto infondata. Prova ne è questa Commissione d’inchiesta ma anche le risultanze scientifiche”.

“Le manganellate c’erano anche prima, ai tempi del Covid”

Secondo l’Avvocato, dal Covid in poi “si è verificato uno scollamento della Democrazia, che non è italiano, ma globale. Pensiamo all’alimentazione, alle autovetture, è tutto condizionato da un potere globale economico e produttivo, ma questo limita la nostra libertà”. E in merito al parallelismo con le manganellate, Albano sottolinea che “a breve raccoglierò le firme della proposta di legge per il riconoscimento dello Stato palestinese, perché stanno succedendo delle cose aberranti”. Tuttavia,le manganellate ci sono sempre state. Ai tempi del Covid io c’ero a Trieste, c’ero a Roma, le manganellate ci sono state. Se io vado a una manifestazione in cui so che gli animi si possono infiammare, so che c’è il rischio che si possa sfociare in violenza”.

Dal passato, al presente fino al futuro. Secondo l’Avvocato reggino, questo è solo l’inizio. “La pandemia ci ha fatto capire che, se domani il Governo mi dice che c’è un problema sanitario, ed emette una legge sullo stato di emergenza, la storia mi dice che lo può fare. Noi quelle dosi di vaccini le abbiamo acquistate ben consapevoli di dover fare la prima, seconda e terza dose. E lo abbiamo fatto sapendo che potevano esserci eventi avversi fino alla morte. E’ una macro operazione di natura economica. I punti oscuri continuano ad esserci”.

Per questo, conclude Albano, “la battaglia futura che io vedo, e che mi preoccupa, sarà quella del secolo. Si svilupperanno patologie molto gravi nel medio-lungo periodo. E sono preoccupata del nostro sistema sanitario, non sono così sicura che possa sopportare tutto, anche perché si va verso la privatizzazione”.

Condividi