Shock alla Sapienza, docente elogia la brigatista Balzerani: “la tua rivoluzione è stata anche la mia”

Un post di addio che ha creato una bufera dentro e fuori dal web: la Sapienza prende le distanze e la Prof prova a giustificarsi: "lontana da ogni forma di violenza"

StrettoWeb

Barbara Balzerani, conosciuta con il nome di “Sara”, è morta ieri, 4 marzo, all’età di 75 anni a Roma. Un’altra vita che si spegne, è così che va il mondo. Ma la vita di Sara è stata segnata ed ha segnato la storia italiana: la Balzerani, infatti, è la Primula Rossa delle Brigate Rosse e ha preso parte all’agguato di Via Fani, ovvero al sequestro e all’uccisione di Aldo Moro. La brigatista era parte della nucleo principale e occupava, al fianco di Moretti – compagno nella lotta e nella vita – un posto “d’onore” nella base operativa. La Balzerani non si è mai pentita di quello che ha fatto: se, per molti, lei ha incarnato il simbolo dell’Italia peggiore, per altri resta un esempio da emulare.

Il caso shock alla Sapienza

Tra coloro che appoggiano la causa brigatista, e l’operato di Barbara Balzerani, compare una donna di cultura, la professoressa Donatella Di Cesare che ha una cattedra all’Università della Sapienza di Roma. La docente di Filosofia teoretica, a poche ore dalla sua scomparsa, ha pubblicato su Facebook un post per celebrarla: “la tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna”.

Il post, in poco tempo, ha scatenato una vera e propria bufera via social: ad intercettarlo, prima che fosse rimosso, il responsabile organizzativo di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli che l’ha rilanciato: “ma davvero Donatella Di Cesare ha fatto questo post (poi cancellato per vigliaccheria) per ricordare la terrorista rossa che con le Br rapì Moro e senza mai pentirsi rivendicò l’omicidio di Lando Conti?. Non sono queste le idee che non si cancellano da insegnare alla Sapienza”.

Sconcerto per il Rettore: “prendiamo le distanze”

Un commento secco, ma che ha fatto il giro del web creando dissenso nel mondo accademico e in quello politico. A dissociarsi dalle parole della Di Cesare è Antonella Polimeni, rettore della Sapienza, la quale, sconcertata, promette di prendere provvedimenti. “A nome di tutta la Comunità accademica – dichiara – ricordiamo l’altissimo tributo di sangue pagato dall’Università Sapienza nella stagione del terrorismo, conferma la ferma condanna di ogni forma di violenza e prende le distanze da qualsiasi dichiarazione di condivisione o vicinanza a idee, fatti e persone che non rispettano o hanno rispettato le leggi della Repubblica e i principi democratici espressi dalla Costituzione”.

Salvini contro Di Cesare: “insulto alle vittime”

Anche il vicepremier Matteo Salvini è intervenuto sulla questioni, con toni duri e accesi, auspicando ad una pronta risoluzione. “In cattedra alla Sapienza e molto spesso ospite dei salotti tivù di La7. Un inaccettabile insulto alle vittime del terrorismo rosso“, scrive il Ministro leghista sulla sua pagina Facebook. Non solo Salvini, ma anche altri esponenti della Lega si spingono ancora oltre e chiedono le dimissioni immediate.

La Lega chiede le dimissioni

Tra questi, il deputato Rossano Sasso, capogruppo in commissione Istruzione: “la professoressa Donatella Di Cesare non resti un secondo in più in cattedra all’Università. Chi elogia la memoria di una terrorista mai pentita delle brigate rosse, non può pensare di poter continuare a esercitare il ruolo di docente e di formatore come se niente fosse. Non bastano le semplici scuse. Siamo stanchi di queste continue esternazioni da parte di docenti ideologizzati, purtroppo sempre più frequenti. Solidarietà alle vittime delle brigate rosse e ai loro parenti, qualcuno dovrebbe prima chiedere scusa e poi dimettersi dall’incarico.

La Prof tenta la via delle scuse

La risposta della docente, attaccata da tutti i lati, non si è fatta di certo attendere. Donatella Di Cesare ha infatti rilasciato una breve dichiarazione in cui spiega di essere stupita per la tempesta che si è sollevata. “Leggo dichiarazioni di ministri che mi stigmatizzano con parole molto pesanti. Sono sempre stata lontana da ogni forma di violenza. Lo testimoniano la mia vita, i miei scritti, il mio insegnamento. Ho ricordato la morte di Barbara Balzerani da cui sono sempre stata distante. In quel contesto ho accennato a quella trasformazione radicale a cui la mia generazione aspirava. Alcuni hanno scelto la lotta armata; io ho preso la strada del femminismo. Ho sperimentato la violenza di quegli anni in prima persona, quella di molti fascisti. Si parla troppo poco di quel periodo mentre si dovrebbe aprire un confronto”.

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