Lo strazio di una figlia che perde la mamma: “ricoverata a Lamezia, le ho dato solo l’ultimo bacio”

Il racconto di una tragedia, quello di una figlia che non ha avuto la possibilità di visitare la madre morente all'ospedale di Lamezia

StrettoWeb

Ancora malasanità, ma di quella che infligge una ferita al cuore. Dal Tribunale dei diritti per il malato arriva la straziante storia della signora F. C., di Filadelfia, e sulla difficoltà di incontrare la madre ricoverata nel reparto di Medicina dell’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme.

Un accadimento terribile, che risale allo scorso gennaio, quando la madre della signora scrivente ha trascorso i suoi ultimi giorni da sola, vedendosi negato il diritto di visita dei suoi cari. Una segnalazione che arriva da un trauma vissuto e per far sì che “non accada mai più a nessuno che non possa vedere un proprio congiunto, per giunta fragile, durante una degenza ospedaliera”.

La denuncia del Tribunale

“Sono trascorsi diversi giorni dall’invio, da parte di questo Tribunale per i diritti del malato– scrive il responsabile Fiore Isabella dell’allegata segnalazione, all’Ufficio relazioni con il pubblico con specifica richiesta di attenzionamento da parte dei responsabili del reparto chiamato in causa”.

“In assenza di riscontro alle criticità segnalate dalla signora F. C, ci pare doveroso e pedagogicamente necessario rendere pubblica la lettera che evidenzia un rapporto della struttura con l’utenza particolarmente critico. Riteniamo utile sollecitare una riflessione generale sul tema della pedagogia  della comunicazione, che debbano prevalere, soprattutto nei luoghi della sofferenza, rapporti miti ed ecologicamente sostenibili”.

Elemosinare visite

“La mia mamma è stata portata da Filadelfia, dove abitava, in ambulanza presso il suddetto Ospedale la sera di giovedì 11 gennaio intorno alle 20 perché aveva difficoltà ad urinare. Dopo gli accertamenti, intorno alle ore 2,00, veniva ricoverata nel reparto Cardiologia, solo fino al mattino seguente, quando poi è stata trasferita al reparto di Medicina”.

“Da subito ci dicono che non sarebbe stato possibile farle visita, perché all’interno del reparto medicina c’era il Covid; tale situazione veniva anche segnalata con apposito avviso all’esterno del reparto stesso. Il giorno seguente, con i miei fratelli, ci rechiamo presso il suddetto ospedale nella speranza di poter far visita alla nostra cara mamma ed avere notizie dai medici circa le sue condizioni”.

“Intorno alle 13,30 ci chiamano – si legge nella lettera –, una dottoressa riceve me e mio fratello in una sala d’attesa e ci comunica che la nostra mamma è in condizioni molto gravi. Alla nostra richiesta di poterla vedere, ci risponde categoricamente di no. A nulla valgono le nostre accorate richieste”.

La mancata empatia: “la vita non è eterna”

La dottoressa mi risponde che la mia mamma ha 95 anni e non possiamo aspettarci che la vita sia eterna. Io insisto perché si faccia di tutto per curarla e riprenderla e lei mi risponde che vivo nelle nuvole. Dopo altre mie insistenze, mi dice che faranno di tutto, ma non dobbiamo aspettarci nulla. Chiedo di vederla e mi risponde di no. Chiedo di sapere se la mia mamma può avere bisogno di qualcosa a livello personale e mi dice di attendere che mi manda l’infermiera

“In pratica un medico sta dicendo ad una figlia che la madre sta per morire e non dimostra nessuna attenzione ai sentimenti di chi ha di fronte. Finalmente viene un’infermiera e mi dice che posso entrare, ma solo per pochi istanti, per vedere la mia mamma, probabilmente a seguito delle mie insistenze. Entro in camera, la mia mamma è lucida e felice di vedermi. Noto che, nonostante avessimo portato la biancheria per il cambio, ha ancora il pigiama della sera del ricovero“.

L’ultimo bacio tra mamma e figlia

“Dopo pochi minuti viene l’infermiera per dirmi che devo andare via. La mia mamma, raccoglie tutte le forze e si ribella: Questa è mia figlia, è Franca mia, perché la mandate via?”. La storia di F. C. si conclude con l’amaro in bocca e la rabbia nel cuore: “sono costretta ad andare via dopo aver dato alla mia mamma quello che è stato l’ultimo bacio.

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