Dal 1 marzo gli anestesisti provenienti da altre aziende sanitarie non assicurano le prestazioni professionali presso l’ospedale di Polistena determinando allungamento dei ricoveri, delle liste di attesa e delle sofferenze di chi ormai attende di essere operato da diversi giorni. E’ quanto si apprende da notizie che sono circolate in questi giorni e che hanno costretto il direttore sanitario di presidio a determinare il blocco degli interventi operatori programmati.
“In questo modo – ha dichiarato il Sindaco di Polistena dott. Michele Tripodi – l’ospedale di Polistena muore. Il comparto operatorio infatti costituisce il cuore pulsante dell’ospedale e, se non messo nelle condizioni di funzionare h24, determina una compressione del diritto alla salute che nel territorio della Piana deve essere garantito normalmente come in ogni altra parte della Calabria e dell’Italia”.
Il Sindaco Michele Tripodi ha continuato: “Ho inviato un messaggio al Presidente Occhiuto nel quale ho espresso la mia forte preoccupazione per quanto sta avvenendo chiedendogli un intervento immediato per ripristinare la funzionalità delle sale operatorie che in carenza di anestesisti non possono funzionare”.
Sembrerebbe infatti che gli anestesisti a gettone dietro convenzione non vengano pagati regolarmente e per questo motivo si rifiuterebbero di continuare le loro prestazioni extra-aziendali a Polistena.
“Non c’è più tempo da perdere – ha infine concluso Tripodi – se questo è l’andazzo l’ospedale di Polistena rischia di non arrivare alla prossima estate. Per tali ragioni non si può rimanere indifferenti, serve una mobilitazione gigante che coinvolga comitati, associazioni, enti, partiti, scuole ma soprattutto i cittadini di tutto il territorio ai quali viene sistematicamente negato il diritto di cure e assistenza. Ci daremo appuntamento in piazza a Polistena nella prima settimana di maggio perché solo una grande mobilitazione dei cittadini è l’unico modo rimasto per sensibilizzare le coscienze e scongiurare lo smantellamento dell’ospedale di Polistena e della sanità pubblica”.