Calabria, dibattito all’interno del Pd: “no al campo largo”

Calabria, Richichi: "per il Partito Democratico potrebbe essere un grave errore politico il voler tendere al cosiddetto campo largo”

StrettoWeb

“Per il Partito Democratico potrebbe essere un grave errore politico il voler tendere al cosiddetto “campo largo”. Questa strategia può far sbiadire l’identità del PD e disperdere i valori, le idee, i principi, gli ideali, i progetti che lo caratterizzano, che, invece, andrebbero riproposti in un serio e puntuale confronto con i cittadini dal quale ricavare energie e idee nuove capaci di far riprendere al partito il ruolo di guida della nazione”. E’ quanto afferma Domenico Francesco Richichi, membro della Direzione Regionale Calabria del Partito Democratico. “Ma il ruolo dipende anche e soprattutto dal posizionamento ideale e, contemporaneamente, pragmatico da assumere nella società. C’è una scelta chiara e netta da fare. In Italia emerge una grande domanda di politica di centro. Non è comprensibile il motivo per il quale il PD non debba rivolgersi ai tanti milioni di elettori e cittadini rappresentanti i ceti medi, gli imprenditori, i professionisti, i cattolici democratici, i giovani e, soprattutto, gli anziani che costituiscono un quinto della popolazione italiana”, rimarca Richichi.

“Per quale motivo si vuole stare dietro a chi intende portare il Pd ancora più a sinistra di quanto non lo sia?”

“Per quale motivo si vuole stare dietro a chi intende portare il Partito Democratico ancora più a sinistra di quanto non lo sia? La sinistra è già occupata dai Cinque Stelle e da alcune piccole realtà partitiche (cespugli) che offrono ai cittadini politiche sintetizzabili, anche, con uno slogan degli anni 90: “anche i ricchi piangano“. Questa è una scelta di posizione che va oltre ogni logica strategia utile a portare il PD al governo del Paese, perché gli italiani non sono, certamente, un popolo di estrema sinistra“, evidenzia Richichi.

“Inutile inseguire il M5S”

Quindi, si torni alle idee originarie che fecero nascere il PD nel 2007, proponendole agli elettori unitamente ai valori fondanti e all’importante passato, e ci si metta alla prova, intanto, cambiando passo: innanzitutto è inutile inseguire il Movimento Cinque Stelle per cercare di instaurare con loro un rapporto di collaborazione politica strutturale: si rimarrebbe schiacciati; non più alleanze, quindi, tra l’altro respinte dai 5stelle, ma patti politici e coalizioni elettorali fondati, ovviamente, sulla pari dignità, senza la brama di fagocitare alcuno, ma con l’intento di aggregare quanti condividano, se pur non tutte le proposte e le idee, almeno il progetto di fare un percorso comune, mantenendo, ognuno, le proprie identità. Sul piano internazionale, in primis, è necessario continuare a privilegiare l’adesione al mondo occidentale proponendosi come l’organizzazione politica che difende le libertà e la democrazia in Europa”, sottolinea Richichi.

“Diversamente, si correrebbe il rischio di fare la fine del Partito Comunista Italiano della prima Repubblica che non riuscì mai a governare l’Italia perché il target della sinistra che rappresentava rimase numericamente sempre quello: tra il 20 e il 27%, che significherebbe minoranza eterna. Per un recupero di posizioni occorre avere idee chiare sulle proposte da avanzare e su come interpretare funzione di minoranza. Il PD ha, peraltro, il diritto e il dovere di esercitare il ruolo conferitogli dagli elettori (il 20% dei consensi). Quindi, è indispensabile tornare tra la gente e avviare le fondamentali difficili battaglie per il prossimo futuro: avversare con ogni mezzo, prima di tutto, l’introduzione dell’Autonomia differenziata e poi, il cosiddetto, “Premierato”, conclude Richichi.

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