Aboliti sconto in fattura e cessione del credito. Il governo: “costi enormi, graveranno per anni”

Fisco: Giancarlo Giorgetti ombroso nella conferenza stampa convocata al termine di una riunione di Governo durata più di tre ore

StrettoWeb

Nel consiglio dei ministri di ieri sera arriva a sorpresa l’ennesimo decreto legge scritto in tutta fretta per fermare il meccanismo della cessione dei crediti d’imposta. ‘Sono norme che hanno avuto effetti devastanti, che fanno molto male a me e a tutti gli italiani’, scandisce un Giancarlo Giorgetti particolarmente ombroso nella conferenza stampa convocata al termine di una riunione di Governo durata più di tre ore. Nella sintesi del ministro dell’Economia il decreto ‘elimina sostanzialmente ogni tipo di sconti in fattura e di cessione del credito per tutte le tipologie che ancora le prevedevano’; e a chi gli chiede se l’eredità impazzita di Superbonus e dintorni mette a rischio il ruolo di vertice di Biagio Mazzotta alla Ragioneria generale dello Stato il titolare dei conti risponde che ‘non è questa la sede per decidere, ma le misure di monitoraggio introdotte ora dal decreto dimostrano che quelle norme sono nate in modo del tutto scriteriato'”. È quanto scrive Il Sole 24 Ore di oggi.

“Il nuovo provvedimento d’urgenza per salvare i conti 2024, dopo i colpi subìti dai saldi di finanza pubblica degli ultimi tre anni, nasce ancora una volta sotto l’insegna dei bonus edilizi ma in realtà colpisce a tutto campo. Nel testo c’è anche l’affondo finale contro l’Ace, il vecchio ‘Aiuto alla crescita economica’ (…) un nuovo colpo arriva anche per le cessioni di crediti prodotti dagli investimenti innovativi di Transizione 4.0”, prosegue il quotidiano.

“Ma in un contesto del genere non poteva ovviamente mancare l’edilizia. Il decreto blocca tutte le tipologie ancora previste di cessione dei crediti e sconti in fattura, in un congelamento generalizzato che dovrebbe quindi riguardare anche il 110% ancora in vigore per le aree terremotate, le Onlus e le Residenze sanitarie e assistenziali. (…)Il decreto in pratica rende definitivo il termine ultimo del 4 aprile, perché cancella il meccanismo della ‘remissione in bonis’ che avrebbe consentito, con il pagamento di una minisanzione (250 euro), l’invio della comunicazione per accedere ai benefici fino al 15 ottobre, (…)”, si legge sul quotidiano.

“L’insieme di questi interventi mira sul piano sostanziale a un doppio obiettivo, collegato alle dinamiche di finanza pubblica che saranno aggiornate entro due settimane dal nuovo Def atteso in consiglio dei ministri entro il 10 aprile. Si tratta, spiega sempre Giorgetti, di ‘mettere il punto finale rispetto all’impatto sul 2023’, quando il deficit è già volato dal 4,5% del Pil previsto ad aprile al 5,3% aggiornato dalla NaDef di ottobre su fino al 7,2% comunicato il 1° marzo dall’Istat, in una corsa che dovrebbe però conoscere nuove tappe proprio nel Def (come anticipato ieri dal Foglio) fino a vette intorno al 7,6-7,8% del Pil. (…)”, conclude Il Sole 24 Ore.

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