Medici di Pronto Soccorso, la denuncia: “in Calabria diritti negati”

Accorinti (Cisl): "il perseverare di certi comportamenti regionali ed aziendali contribuisce a demotivare il personale sanitario, vessato nei propri diritti"

StrettoWeb

“La Regione Calabria sembra, a fronte dei proclami e dei buoni propositi del Presidente Occhiuto, non voler riconoscere i diritti dei professionisti che lavorano nel SSR e, perfino, le previsioni normative con cui si devono utilizzare i finanziamenti vincolati dalla Legge 234/2021 e dalla Legge 145/2018″. Si apre così la nota del Segretario Regionale di Cisl Medici Calabria, Dott. Nino Accorinti.

“Su quest’ultima, visto il perdurante silenzio da parte dell’Ufficio del Commissario Ad Acta e del Dipartimento della Salute sulla richiesta di incontro del 13.01.2023 e la diffida del dicembre 2023, la CISL Medici ha conferito mandato, insieme a medici dipendenti di pronto soccorso, per spiegare ricorso al Giudice del Lavoro sulla mancata attribuzione dal 2019 delle risorse per
l’attività di compilazione dei certificati di infortunio e malattia professionale”.

“A partire dal 2019 e fino al 2022 le risorse per la Calabria trasferite dall’INAIL ammontano a circa quattro milioni di euro da ripartire per tutte le Aziende Sanitarie con integrale destinazione al fondo per la retribuzione di risultato, comprese le Aziende Ospedaliere di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria, dove prevalentemente sono rilasciate le dovute certificazioni. Ma così
non è stato!”.

“Le risorse relative agli anni 2020/2022 sono state assegnate inspiegabilmente, senza uno specifico accordo e senza rispettare l’Intesa prevista dall’art. 1 della Legge, unicamente alle Aziende Sanitarie Provinciali con una suddivisione per quota capitaria, tralasciando le evidenziate finalità. Le risorse sono state “distratte” per altri scopi?“.

“Neppure la Legge 234/2021 ha trovato finora applicazione nella Regione Calabria a danno degli stessi medici operanti nei servizi di pronto soccorso. Infatti, con la suddetta norma è stata prevista una specifica indennità di natura accessoria da riconoscere a decorrere dal 1 gennaio 2022 con le risorse di pertinenza di ciascuna regione”.

“Gli importi in questione, da ripartire a tutte le Aziende Sanitarie previo confronto a livello regionale, sono destinate al fondo per la retribuzione delle condizioni di lavoro, ma in assenza delle linee generali di indirizzo non sono state attribuite. Ancora, per altro verso, in mancanza del confronto regionale a partire dall’ex CCNL 2016/2018, le risorse di cui all’art. 1 commi 435 e 435 bis della Legge n. 205/2017 sono state ripartite senza alcuna compensazione tra le Aziende Sanitarie ed una specifica destinazione“.

“Tuttora, in alcune Aziende come la AOU “Renato Dulbecco” si persevera nel considerare le risorse del comma 435 bis da imputare al fondo delle condizioni di lavoro malgrado con l’entrata in vigore del CCNL 2019/2021 viene prevista la loro allocazione al fondo per gli incarichi. L’assenza di indicazioni regionali e del confronto con le organizzazioni sindacali, ai sensi dei CC.NN.NN.LL., ha determinato e determina difformità tra le varie aziende ed il mancato riconoscimento delle particolari condizioni di lavoro svolte dal personale medico”.

“E’ indubbio che il perseverare di certi comportamenti regionali ed aziendali contribuisce a demotivare ulteriormente il personale sanitario, vero patrimonio del SSR, che continua ad essere “vessato” nei propri diritti. Non servono quindi i proclami per fermare la fuga dei medici dal SSN pubblico e rendere attrattivo il posto nei servizi di emergenza urgenza, ma occorre trasformare i buoni propositi in azioni concrete”.

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