“A Fest da Pitë”: la bellezza della tradizione nel paese più alto del Pollino

Torna l'annuale "Festa della Pita" ad Alessandria del Carretto, richiesti: forza fisica, voglia di divertirsi e tanto spirito di condivisione

StrettoWeb

Torna il tradizionale appuntamento con una delle celebrazioni più sentite di sempre per il comune più Alto dello Jonio Cosentino: nell’ultima domenica di Aprile, si preparano vestiti comodi e scarponi per la “Festa della Pita”. Scenario di questa antica festa è il paesino montano di Alessandria del Carretto: un piccolo borgo di quasi 300 anime ma che offre uno tra gli eventi folkloristici a maggiore affluenza della Calabria e Basilicata, attirando folle di curiosi da tutta Italia e, soprattutto negli ultimi anni, da tutta Europa.

La Pita, tra forze e ricordi

La “Festa della Pita” ricade – come già anticipato – l’ultima domenica di Aprile, ma la preparazione comincia già settimane prima: Alessandria del Carretto è situato ai piedi del Monte Sparviere e fa parte del complesso dei borghi del Monte Pollino. La struttura montuosa del luogo, ha fatto sì che il simbolo della festa, legata al santo patrono Sant’Alessandro, ricadesse su un albero, precisamente su un abete (pitë in dialetto alessandrino).

I preparativi si avviano quindi nella seconda domenica di aprile, quando un gruppo di boscaioli esperti sale in montagna e sceglie l’abete da abbattere. Una volta ripulito, si taglia la cima dal tronco. L’ultima domenica di aprile invece, gli abitanti del paese – aiutati da centinaia di persone proveniente da ogni dove – ritorna nel punto in cui la pita era stata ripulita e la trasporta “a braccia” giù per la valle, fino ad arrivare in paese.

Il trasporto, seppur impervio, diventa un momento di festa e condivisione, allietato dai suoni tradizionali delle ciaramelle, dei tamburelli e degli organetti che incitano la folla a spingere l’arbusto. Una discesa dove, oltre ai canti, non manca di certo “pane e companatico”; in quest’occasione, la gente si rifocilla a vicenda, mettendo a disposizione quello che ha portato: panini, salami, formaggi e, immancabile, il vino del paese.

Alla fine della giornata, la festa termina con l’arrivo della pita in paese, precisamente in zona San Vincenzo dove, per le celebrazioni del 3 maggio, verrà issata al centro della piazza. I devoti più coraggiosi proveranno a “scalarla” fino in cima, addobbata con doni e prodotti tipici del territorio. Una tradizione singolare, sicuramente non semplice, ma che rappresenta un’esperienza da vivere almeno una volta nella vita, in nome della tradizione che resiste, anche a mille metri.

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