Reggio Calabria, Francesco Putortì resta in carcere per essersi difeso dai ladri: clamorosa ordinanza del Gip, “può reiterare il reato”

Reggio Calabria, la clamorosa decisione del Gip Giovanna Sergi che ha convalidato l'arresto di Francesco Putortì: il 48enne incensurato che lunedì mattina si è difeso dai ladri che hanno fatto irruzione nel proprio appartamento e poi l'hanno persino aggredito

StrettoWeb

Un’ordinanza controversa che fa molto rumore e farà discutere l’Italia intera: questa mattina, presso il carcere di Arghillà (Reggio Calabria), il Gip Giovanna Sergi ha convalidato l’arresto di Francesco Putortì. Si tratta dell’uomo di 48 anni che lunedì mattina si è difeso dai ladri catanesi che avevano fatto irruzione nella sua abitazione, utilizzando un coltello per evitare di essere ucciso dai criminali. I delinquenti lo hanno aggredito e lui è riuscito a metterli in fuga proprio grazie all’utilizzo del coltello, la prima e unica arma che ha trovato in casa nella concitazione del momento.

I tre ladri sono fuggiti e dopo circa 30 minuti uno di loro (Alfio Stancampiano) è stato abbandonato, agonizzante, nel parcheggio dell’Ospedale Morelli, dov’è morto poco dopo. Francesco Putortì, 48 anni, incensurato, originario di Arangea, si era trasferito a Oliveto da pochi anni con la moglie e i figli. E’ una persona molto conosciuta in città per la sua bontà e onestà. Fa il macellaio e non ha mai avuto alcun tipo di problema con la giustizia, a differenza dei tre ladri catanesi che hanno un enorme elenco di precedenti penali per rapine, furti e droga.

Nei giorni scorsi la città di Reggio Calabria si è mobilitata per chiedere la scarcerazione di Francesco Putortì, che si è semplicemente difeso dai ladri che avevano violato la propria abitazione e poi hanno persino provato ad aggredirlo. I suoi avvocati difensori, Maurizio Condipodero e Giulia Dieni, hanno infatti chiesto la scarcerazione immediata e la reimmissione in libertà, in quanto non ci sono i presupposti per la convalida dell’arresto. In particolare gli avvocati hanno evidenziato che il ladro non è morto sul posto, ma altrove dopo un lasso di tempo che non consente di associare la colluttazione con Putortì al decesso. Infatti ci sono le telecamere di sorveglianza e numerose testimonianze dei residenti che documentano come i tre ladri, messi in fuga da Putortì, corrano per 800 metri uscendo dall’appartamento con monili, contanti e tutto ciò che avevano rubato, fino alla loro auto, senza mai fermarsi e ad alta velocità. “Se avessero ricevuto colpi mortali, dopo 10 o 20 passi sarebbero stramazzati a terra. Invece come hanno fatto a correre per 800 metri? Cosa sappiamo di quello che è successo tra di loro dopo la fuga? Se hanno litigato per la divisione del bottino? Non è da escludere che non sia accaduto altro tra di loro, la vicenda ha ancora molti punti oscuri su cui saranno fatte le indagini” hanno detto gli avvocati nella loro arringa difensiva.

E invece il Gip Giovanna Sergi ha accolto in toto la tesi del Pm Nunzio De Salvo, confermando il carcere perchè Putortì potrebbe “reiterare il reato“. Ma considerando che l’uomo è incensurato e non è mai stato violento, che tipo di reato potrebbe reiterare? Che tipo di reato ha commesso? Innanzitutto affinché possa brandire nuovamente un coltello contro qualcuno, dovrebbero nuovamente entrargli in casa i ladri. E se in quel caso i ladri lo aggredissero nuovamente, lui farebbe più che bene a difendersi per salvarsi la vita. E’ un reato provare a salvarsi la vita dai delinquenti?

La realtà, però, è che dopo quattro giorni di carcere questo sant’uomo è costretto dallo Stato a rimanere ancora in prigione, per una scelta giudiziaria che ci sembra dissennata, abnorme, a dir poco eccessiva. Anche perchè i ladri, al contrario, sono in libertà! Una giustizia al rovescio…

I legali difensori stanno già preparando l’istanza al Tribunale della Libertà che verrà depositata a breve affinché ci possa essere una nuova udienza già la prossima settimana, auspicando la scarcerazione di Putortì che oltre ad aver subito il danno dei criminali sta patendo anche la beffa dello Stato.

E di fronte a queste anomalie (che non sono affatto casi isolati), c’è persino chi contesta la riforma della Giustizia appena approvata dal governo Meloni per riformare la magistratura e finalmente avere un sistema giudiziario che sia davvero giusto e rispettoso dei cittadini

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