Demi Arena: “boom di candidati civici un bagliore di luce nel buio tetro in cui è avvolta la città. Lamberti sarebbe il Sindaco ideale e vi spiego perché”

Intervista a Demi Arena, Sindaco di Reggio Calabria tra 2011 e 2012, adesso a sostegno della candidatura civica di Eduardo Lamberti-Castronuovo

StrettoWeb

C’è anche Demi Arena tra le importanti personalità reggine a sostegno della candidatura a Sindaco di Eduardo Lamberti-Castronuovo. Il professionista reggino, Sindaco di Reggio Calabria tra 2011 e 2012, vittima dello scioglimento del Comune senza che sia mai stato neanche minimamente coinvolto nelle inchieste legate a quel provvedimento (poi tutte finite in assoluzioni di massa), ha deciso di sposare la candidatura civica del noto imprenditore e in un’intervista ai microfoni di StrettoWeb gli abbiamo chiesto perché.

Come mai ha deciso di sostenere la candidatura di Lamberti?

Potrei risponderle che la scelta scaturisce dalla conoscenza dell’uomo in virtù di un’amicizia ultra trentennale, ma sarebbe riduttivo considerato che la scelta del futuro Sindaco di Reggio deve essere ben ponderata, deve prescindere dai rapporti di amicizia e deve essere orientata ad individuare la figura che possa garantire una guida forte e autorevole. Bisogna voltare pagina, ponendo fine ad una fase storica in cui la città è stata rasa al suolo, privata dei servizi essenziali, ultima in tutti gli indicatori sulla qualità della vita. Non si può più sbagliare, perchè è in gioco il presente e il futuro dei nostri figli. In detto scenario occorre individuare il giusto identikit del futuro sindaco che a mia avviso deve avere come prerequisito un forte legame con la città, un rapporto direi viscerale con il territorio e la sua comunità. Deve inoltre essere competente, esperto, appassionato, determinato e deve avere una precisa idea di città. Ecco, credo che sulla base dell’identikit delineato Lamberti rappresenti quanto di meglio la società civile passa esprimere in virtù della sua storia personale, imprenditoriale e dei risultati ottenuti ogni qual volta ha ricoperto ruoli pubblici”.

Lei è sempre stato un uomo con una forte identità politica, al punto da candidarsi nel 2011 in rappresentanza dei principali partiti tradizionali. Come mai, adesso, preferisce sposare un’idea civica?

Le mie appartenenze e i miei valori politici sono forti, non li ho mai traditi e non possono certo essere scalfiti dal sostegno ad un progetto civico. Alle Elezioni Europee andrò a votare dove ho sempre votato, a destra. Sono fiero dell’operato  di Giorgia Meloni nelle vesti di Presidente del Consiglio, impegnata a ridare credibilità ed autorevolezza alla politica e rispolverare il prestigio della nostra nazione. Ma  quando l’appartenenza politica entra in conflitto con gli interessi della mia città, io scelgo sempre la mia città. L’ho fatto quando, neo laureato, pur avendo l’opportunità per andar via, ho scelto di restare, l’ho fatto quando ho deciso di accettare la candidatura a Sindaco sapendo cosa rischiavo e contro il volere della mia famiglia. Ma i miei principi e valori politici sono secondari rispetto all’interesse primario della mia città. Reggio avrebbe meritato ben altre attenzioni, non foss’altro perchè è stata per quaranta anni la capitale della destra Italiana. Il Centrodestra ha deluso in questi anni a Reggio, soprattutto nel 2020 quando per vincere le elezioni bastava sospingere la palla in rete a porta vuota. Lì c’è stata l’ultima mazzata alla città, anche da parte del Centrodestra, che ha fatto le scelte più scriteriate, prima, durante e dopo il voto. Prima perché la classe dirigente locale, che avrebbe dovuto fare sintesi ed individuare il candidato a Sindaco, ha lasciato tale scelta al tavolo romano; durante perché dopo aver commesso questo gravissimo errore ci si è divisi anche sul nome del candidato a Sindaco; uniti avremmo vinto nonostante una candidatura debole e imposta dall’alto. Dopo, dando vita ad una opposizione che ha continuato ad essere distratta, inconsistente, connivente e, a volte, cointeressata. Non sono disponibile a ripetere quel dramma del 2020, ad aspettare i tatticismi  dei partiti, fino ad oggi impegnati esclusivamente alla gestione degli equilibri interni. Già nel 2018, ben due anni prima delle elezioni, con gli amici di  Reggio Futura, abbiamo sollecitato e ammonito i partiti che se la scelta del candidato non fosse nata nel territorio, sarebbe successo quello che è accaduto. Per me è stato traumatico vivere quella stagione, ricordo ancora con grande rabbia la sequela di errori compiuti, un suicidio politico senza precedenti, tanto da giustificare i torbidi pensieri di chi sostiene che si sia giocato a perdere. Mi creda, non ho alcuna intenzione di assistere passivamente ad un film già visto, di subire supinamente una situazione analoga, prima di tutto come cittadino, e poi come militante. Purtroppo a distanza di quattro anni, sul versante politico ci sono ancora tutti gli elementi per arrivare a ripetere quello scenario funesto: i partiti di Centrodestra tutto stanno facendo tranne che discutere del futuro di Reggio. Non si può ripetere quell’errore, non possiamo più essere complici di un nuovo fallimento. Io non ci sto”.

Di certo però non si può contestare a Massimo Ripepi, eletto con Fratelli d’Italia nel 2020, di non aver fatto opposizione a Falcomatà. Oggi è candidato Sindaco di Alternativa Popolare individuato da Stefano Bandecchi proprio perché era l’unico ad opporsi con forza allo scandalo della Reggina.

Piaccia o no, Massimo è stato l’unico consigliere comunale che ha fatto una vera ed incisiva opposizione a Falcomatà. Non ne ho visti altri, purtroppo è rimasto da solo. E’ l’unico che si è guadagnato il compenso da consigliere, a prescindere dalle scelte che ha fatto e dalle modalità di comunicazione. Adesso ha rotto con i partiti e ha trovato in Bandecchi un punto di riferimento. Io personalmente gli posso rimproverare solo  il fatto che in questi anni avrebbe potuto – nelle sue battaglie di opposizione – difendere l’operato delle Amministrazioni di centrodestra di cui ha  fatto parte egregiamente. A prescindere da ciò credo che la sua candidatura sia importante, che potrà portare solo bene perché la gente potrà sceglierlo e giudicarlo  sulla base della sua pregevole attività di opposizione”.

Tra le scelte che la hanno allontanata dalla politica dei partiti c’è anche il recente flusso di consiglieri, assessori e vice Sindaci di Falcomatà nei partiti di Centrodestra?

No, queste cose in politica ci sono sempre state e credo sia più un problema di Falcomatà che del centrodestra. Ovviamente mi sorprenderebbe molto se gli ex vice Sindaci e Assessori di Falcomatà poi diventassero eventualmente vice Sindaci e Assessori di una eventuale Amministrazione di centrodestra. Il cambio di casacca  di Anghelone, Neri, Cardia, Albanese, è il frutto degli stessi sistemi che hanno  caratterizzato l’Amministrazione Falcomatà: se i suoi vice Sindaci e Assessori passano con i partiti avversari, significa che il Sindaco ha forti limiti anche nei rapporti umani e si pone con alterigia, strafottenza, presunzione, anche con i suoi amici e collaboratori più vicini. Rocco Albanese, ad esempio, si è sempre impegnato, uno dei pochi che ha cercato di rimboccarsi le maniche e lavorare, a prescindere dai risultati ottenuti. Il fatto che passi a Forza Italia è un problema – appunto – di Falcomatà e non certo del centrodestra. Non pongo steccati a livello locale, evidentemente se hanno deciso di cambiare totalmente coalizione, in alcuni casi anche dopo una vita nello stesso partito, evidentemente avranno avuto le loro motivazioni e mi auguro che queste non siano improntate al solo tornaconto personale”.

Torniamo a Lamberti: nel 2006 è stato il candidato Sindaco del centrosinistra contro Scopelliti, e fu anche molto agguerrito.

Il fatto che Lamberti abbia cambiato casacca più volte, come alcuni gli rimproverano, dimostra che il suo desiderio è quello di spendersi per la propria città a prescindere dalla collocazione politica. Credo che con la mentalità dell’imprenditore probabilmente abbia avuto un approccio lontano dalle logiche politiche. Che lui, da tempo, voglia ardentemente spendersi per la città è fuori discussione e credo che anche quella candidatura, di 18 anni fa, sia scaturita da questo suo grande e forte sentimento e non certo da una condivisione di principi e valori di sinistra né, tantomeno, per contrastare quanto di buono stava facendo Scopelliti, i cui meriti lo stesso Lamberti ha poi riconosciuto più volte. Credo che in quella circostanza abbia subito i metodi e la cultura di un partito avvezzo alla demonizzazione dell’avversario politico oltre ogni limite, infischiandosene dei danni che tutto ciò produce alla comunità”.

Le critiche che alcuni fanno a Lamberti sono sempre le solite: sarebbe – dicono – ‘antipatico, megalomane’…

E lei crede che un Sindaco debba per forza essere simpatico? Ma la comunità reggina un briciolo di autocritica sulle proprie scelte degli ultimi anni l’ha fatta? Questa è la città che quattro anni fa ha preferito farsi continuare a governare da  Falcomatà, di cui conosceva già bene la crassa inettitudine amministrativa , bocciando Minicuci solo perchè aveva una sgradevole dizione, o per via delle particolari posture che assumeva nei faccia a faccia con Falcomatà o ancora, perché si pensava di avere di fronte un pericoloso straniero nordista proveniente da Pontida. La triste realtà è che Reggio ha scelto nuovamente Falcomatà, ovvero la strada che conduceva dritta dritta nel baratro, rispetto a un percorso che forse poteva essere accidentato. Oggi questa comunità vuole fare un minimo di autocritica? La gente è consapevole di essere stata l’artefice del proprio destino, o si limita a dare esclusivamente la responsabilità alla politica? E ancora, i reggini adesso cercano un candidato che magari vesta bene, parli bene, ma poi sia privo di contenuti ? In proposito ritengo che Lamberti, in ogni caso, nel vestiario e nell’eloquio non sia  secondo a nessuno. Io credo che Reggio abbia bisogno di un Sindaco che abbia i requisiti detti poc’anzi: deve amare la città, deve essere capace, competente e lungimirante, deve essere forte, saggio, esperto, deve avere un’idea chiara di città. Poi se sia antipatico o simpatico, che tipo di accento abbia e che tipo di movenze abbia, non conta nulla. Che sia megalomane o meno, che si ponga come primo della classe, che abbia un’ambizione personale, è semmai un punto di forza, perché vorrà a maggior ragione fare bene per Reggio. E che Lamberti abbia queste caratteristiche sane e positive per fare il Sindaco è pacifico. Poi se starà antipatico a qualcuno, ce ne faremo tutti una ragione… Anzi, se già oggi le uniche critiche che gli fanno sono soltanto queste, significa che è la scelta giusta”.

Oltre a Lamberti, però, ci sono tanti altri candidati civici: penso allo stesso Massimo Ripepi, alle prime mosse di Ninni Tramontana, all’ipotesi molto probabile di un nuovo tentativo di Klaus Davi.

Bene, bene, bene! Klaus Davi… immagini quanto farebbe bene la sua presenza in consiglio comunale! E’ un grande peccato che sia rimasto fuori proprio per un soffio nel 2020. E che si muova finalmente la società reggina è un grande bene. Queste candidature sono un bagliore di luce, un raggio di sole nel buio tetro in cui è avvolta la città. Anche il fervore e la nascita di questi movimenti civici e di queste associazioni è un fatto estremamente positivo che mi porta a pensare che quello che è successo nel 2020 stavolta si possa scongiurare, e che anche questo possa stimolare i partiti a riavvicinarsi alla città. Tutto questo fervore è senz’altro positivo, specie se questi segnali di vitalità vengono dalla borghesia, da quel ceto socio-culturale che deve sentirsi responsabile delle condizioni in cui versa la città, perché in una comunità che si rispetti è proprio la parte più illuminata che deve farsi carico dei bisogni della gente e guidare le dinamiche, disegnare il futuro. Purtroppo a Reggio quella parte di comunità è stata assente fino ad oggi, è rimasta a guardare, distinta e distante dai problemi e dalle esigenze del territorio, e per questo deve recitare il mea culpa, assumendosene le responsabilità”.

Però poi c’è un problema di numeri: non si rischia di frammentare troppo anche il consenso alternativo ai partiti tradizionali? E’ possibile trovare un accordo tra tutti questi candidati e fare un solo grande polo civico che sia davvero competitivo con le due principali coalizioni?

Ma ovviamente sì, c’è ancora tanto tempo… L’obiettivo è proprio quello di raccogliere tutte queste anime sane in un unico contenitore, è necessario trovare una sintesi e nel mio piccolo lavorerò perché ciò avvenga. Ancora oggi i partiti sono in una posizione di supponenza perché contano sul voto clientelare, sia a destra che a sinistra. Contano sulle liste, sfruttando una comunità che non è affrancata dal bisogno, che è stata sfiancata ed è priva della sua componente più preziosa, che sono i giovani. In un contesto così povero e degradato i partiti sono concentrati ad accrescere il voto clientelare che purtroppo ha un peso numericamente rilevante. Occorre fare sintesi e fare un fronte comune per poter realmente in termini di consenso competere con chi specula sul bisogno della gente”.

Non è da escludere però, che poi proprio i partiti tradizionali scelgano di appoggiare un candidato che arrivi dalle civiche. Se lo facesse la sinistra?

“Sinceramente è difficile pensarlo, ma se i partiti arriveranno ad un mese dal voto senza candidato, alla fine potrebbero sposare un progetto civico. Qualora lo facesse la sinistra, ovviamente per me sarebbe un momento di rottura, per lo stesso motivo per cui oggi scelgo un progetto civico. Non potrei mai pensare di poter andare con i carnefici, con quelli che hanno distrutto la mia città nel 2012 e non solo: la sinistra a guida PD ha sempre sfruttato Reggio, utilizzandola e sottoponendola agli  interessi di parte, per costruire carriere. Loro dichiarano di amarla solo quando la governano mentre la denigrano quando sono all’opposizione. Non potrei mai sostenere un candidato insieme alla sinistra, anche se quel candidato rispecchia in pieno il mio identikit, anche se fosse Lamberti, perché conosco la loro cultura e i loro metodi. I nemici di Reggio sono sempre stati lì e sono ancora lì. Quando hanno odiato l’avversario politico, per loro un nemico, non si sono posti il problema dell’alternativa e del bene della città: hanno distrutto e basta. Hanno imposto una allegra brigata di giovanotti di bella presenza, senza alcuna esperienza politica e lavorativa e i risultati non potevano che essere quelli di una città rasa al suolo”.

Condividi