Circolo Culturale “L’Agorà”: “La Rivolta Operaia di Berlino Est del giugno 1953”

La conversazione del Circolo Culturale "L'Agorà" su "La Rivolta Operaia di Berlino Est del giugno 1953"

StrettoWeb

“Nel settantunesimo della Rivolta operaia di Berlino Est del 17 giugno 1953” è il titolo della conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio reggino, sono state oggetto di analisi diverse cifre, relative agli eventi che si svolsero nella parte orientale della Germania. Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale organizzatore, ha registrato la presenza, in qualità di relatore, di Gianni Aiello, Presidente del sodalizio organizzatore. Si tratta di una serie di indagini, scaturite da pazienti ed articolate ricerche, su testi e documenti archivistici, condotte dall’intervenuto.

La storia

Il 15 Giugno 1953, gli operai edili del cantiere Stalinallee, che lavoravano alla costruzione di un polo ospedaliero a Berlino Est, entrarono in sciopero contro l’imposizione del taglio di un terzo del loro salario se non avessero aumentato del 10% la produzione. Questo avrebbe permesso al capitalismo di Stato della DDR di aumentare la quantità del pluslavoro da esso sottratto ai lavoratori. I dirigenti della SED (Sozialistische Einheitspartei Deutschland Partito Socialista Unitario di Germania), non appena si resero conto della pericolosità della situazione, mandarono dei funzionari del partito tra gli operai, per convincerli della necessità di affrontare i sacrifici “per il loro stesso bene” e di come la “produttività” venisse prima di tutto.

Sessanta operai dimostrarono il contrario. C’era un profondo malcontento tra i lavoratori della Germania dell’Est. Inflazione altissima e salari più bassi rispetto a prima della guerra. La rivolta operaia di Berlino, che coinvolse quasi tutti i centri industriali della Germania Orientale, avvenne nel clima della «guerra fredda», che contrapponeva USA e URSS. Entrambe le Potenze coprirono la rivolta con interpretazioni del tutto menzognere e furono poche ed esili le voci che si levarono allora in difesa della lotta degli operai tedeschi, per ristabilire la natura di classe dello scontro. La scintilla dell’insurrezione, che da Berlino il 16 giugno dilagò in tutto il Paese (400 città e 600 fabbriche), fu provocata da un provvedimento governativo. Si peggioravano così le già pessime condizioni di vita degli operai. L’aumento del 10% delle «norme» di lavoro (ovvero della produzione minima oraria), avveniva con un salario invariato. Questi provvedimenti intendevano preparare il terreno a una riforma, che fu resa pubblica il 9 giugno 1953. La mattina del 16 Giugno 1953, 1.500 operai provenienti dal Blocco 40 e dal Blocco C-Sud della Stalinallee manifestarono dietro a un grande striscione in cui c’era scritto: “Siamo lavoratori, non siamo schiavi!”.

E’ importante rilevare come queste manifestazioni siano nate spontaneamente dalla classe operaia, che in questa occasione non è stata guidata da una “avanguardia” nella loro lotta. Questa però fu anche la causa della sconfitta quasi immediata della rivoluzione operaia del 1953 nella DDR.Il 17 Giugno fu il giorno dell’insurrezione, gli operai nelle manifestazioni incitavano tutti gli altri lavoratori della DDR ad unirsi nella lotta. Si calcolano circa 300.000 lavoratori coinvolti negli scioperi. Ben presto il movimento divenne politico e gli operai iniziarono ad associare rivendicazioni politiche alle primitive rivendicazioni economiche, in particolare pretesero: libere elezioni con voto segreto, libertà di stampa e di parola.

Scioperi e manifestazioni coinvolsero le maggiori città della DDR. A Merseburg, un corteo di 10.000 lavoratori partì dalla fabbrica di Lena intonando inni rivoluzionari e invase la stazione di polizia. Nella città di Halle, 8.000 ferrovieri occuparono la sede locale del partito (la SED). Lo sciopero andò oltre la questione salariale. Ovunque nelle fabbriche venivano eletti Comitati di Sciopero e venivano occupati edifici pubblici. Il Comitato di Bitterfeld assunse addirittura temporaneamente il potere politico della città, nominando un nuovo sindaco.Gli operai assaltarono le prigioni liberando i detenuti. Vennero altresì attaccate le stazioni di polizia e molti poliziotti si rifiutarono di sparare contro i manifestanti. Molte unità dell’esercito abbandonavano le armi e si univano ai lavoratori. In quel momento si ebbe il passaggio dall’insurrezione alla vera e propria rivoluzione.

E fu allora che entrarono in scena anche le truppe sovietiche venendo in aiuto della Polizia Segreta della DDR (la STASI) contro i lavoratori. Venticinquemila soldati russi erano troppi per i lavoratori male armati. La rivolta fu repressa nel sangue. Le cifre ufficiali parlano di 19 morti tra i lavoratori, ma quelle reali sono un numero dieci volte maggiore. Circa 1.300 persone furono giustiziate. Gli scioperi continuarono fino all’autunno e i dirigenti della SED che provavano a prendere la parola nelle assemblee di fabbrica per riportare alla “ragionevolezza” i lavoratori, venivano costantemente zittiti dalle urla degli operai presenti. Il governo dovette allora fare delle concessioni. Furono annullati i tagli ai salari che, anzi, furono aumentati.Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi da parte di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”). La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da lunedì 17 giugno.

BERLINO 1953

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