Catania, Toscano: “ecco perché ho scelto questa piazza, assomiglia alla mia Reggio”. Poi il siparietto (in dialetto) di Pelligra

Mimmo Toscano si presenta come nuovo allenatore del Catania: le parole del tecnico reggino al fianco di Pelligra, Grella e Faggiano

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Due anni di contratto più opzione. Questi i dettagli del contratto che legano Mimmo Toscano a Catania. Ieri l’arrivo in città e la firma, questa mattina l’ufficialità e nel pomeriggio, direttamente dal “Massimino”, la conferenza stampa di presentazione. Il tecnico reggino – che in carriera ha già vinto la Serie C con Ternana, Novara, Reggina e Cesena – si è fatto accompagnare dal Presidente Pelligra, dal Vice Grella e dal neo DS Faggiano. Sono stati loro gli artefici di un colpo da 90 in panchina, a dimostrazione delle grandi volontà e ambizioni di una proprietà che nella scorsa stagione ha sbagliato solo le scelte.

Ho scelto Catania perché la reputo una sfida affascinanteesordisce Toscano – E’ una città che dà tanto, idem la tifoseria. In questi due giorni qua si parlava soltanto di Sant’Agata e Catania. Noi saremo gli artefici del destino del Catania e speriamo che Sant’Agata ci dia una mano. Le pressioni sono belle, danno adrenalina. Ho sentito sempre vibrare questo stadio, 15 mila abbonati in Serie C si vedono in pochi contesti. Quando ho deciso di venire a Catania? Dopo aver incontrato Grella e Faggiano. Catania è bella, con il sole e il mare. Assomiglia molto a Reggio Calabria”.

Sugli obiettivi: “uscire da questa categoria è la cosa più difficile, ma ci proveremo. Innanzitutto, comunque, è necessario ridurre il gap dei punti fatti l’anno scorso. Farlo con il gruppo, perché le vittorie che ho ottenuto in carriera sono state accomunate dal gruppo. Anche qui c’è Catania, c’è prima Catania, c’è prima Catania dell’io”.

Il Toscano uomo: “descrivermi? Mi viene difficile, di solito lo fanno gli altri. Io sono un uomo del Sud, a volte orgoglioso, che pretende tanto da sé stesso e dagli altri. Appaio burbero, forse in campo lo sono, e credo tanto nei rapporti interpersonali, che poi agevolano il lavoro”. Un giornalista chiede se De Rose e Corazza, tra coloro che hanno vinto di più con lui, sono due esempi di quello che è il rapporto che si crea tra lui e i calciatori? “Sì, ma non solo loro. Ci accomuna lo stesso modo di intendere e concepire il calcio, nei valori umani e nella cura dei dettagli. Con loro ho vinto tre campionati”, le parole del mister.

Qualcuno dalla sala, chiede dei moduli, lui precisa: “ormai i moduli sono cose vostre, giornalistiche. Diciamo che la base è a tre dietro. Poi due centrocampisti, un trequartista e due attaccanti o due centrocampisti, due trequartisti e un attaccante”.

Chiude il Presidente

Tra una domanda e l’altra al mister, c’è spazio per qualche intervento di Grella e anche per qualche siparietto. Come quello del Presidente Pelligra, intervenuto brevemente in dialetto. Com’è noto, le sue origini siciliane hanno fatto sì che – dopo tanti anni – l’imprenditore ricordasse il dialetto siciliano, a dispetto di un italiano che mastica pochissimo. E così si lascia andare a una battuta che fa sorridere la sala. E rivela: “qua a Catania dobbiamo imparare l’inglese”. Poi, proprio in inglese, chiude la conferenza stampa: “stiamo lavorando affinché il club raggiunga un livello molto alto”. 

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