Klaus Davi a Radio Svizzera: “sul tema delle Moschee in Italia domina l’omertà”

Intervistato dalla Radio Svizzera Tedesca "Radio Bern", il giornalista nativo bernese Klaus Davi ha parlato di Moschee

StrettoWeb

“La Comunità ebraica italiana sta vivendo un momento molto difficile e quello che mi è successo ne è la prova. Sono stato aggredito perché nel mondo islamico Klaus Davi è percepito come “israeliano” e questo solo perché vado in tv a difendere l’unica democrazia del Medio Oriente”. Intervistato dalla Radio Svizzera Tedesca “Radio Bern”, il giornalista nativo bernese, molto noto in Svizzera per le sue battaglie contro il crimine organizzato, ha parlato di una “incredibile situazione di sottovalutazione dei rischi che corrono gli ebrei ma anche gli israeliani che vivono qui in Italia. Se un opinionista dichiaratamente sionista viene aggredito per strada, insultato, spintonato e oggetto di sputi, cosa sarebbe potuto succedere a un rabbino o a un ebreo ortodosso inermi? In Italia nessuno si pone questa domanda, chiedetevi perché? Lo Stato non se la può cavare dicendo “togliti la Kippah!”. In Italia su questo tema delle moschee domina un’omertà dovuta alla giurisdizione italiana permissiva e carente verso questi soggetti islamici. Le condanne per odio razziale sono pochissime, non tutti i settori delle istituzioni italiane simpatizzano con gli ebrei. C’è una componente culturale profondamente antisionista nel nostro Paese di estrazione marxista ma anche cattolica che è tutt’altro che simpatizzante”.

Klaus Davi si dice tuttavia molto soddisfatto della posizione del governo italiano su Israele: “Il nostro esecutivo ha dimostrato polso ed equilibrio a differenza di altri Paesi. Per una volta ci siamo distinti in positivo. Ora spero che parte del budget delle intercettazioni vada anche in questa direzione. Il video ha ottenuto milioni di visualizzazioni e un forte impatto sulla gente. Se questi soggetti palesano il loro odio per strada a Milano, come accadeva per la “Judensau” negli anni ’30 nella Germania nazista, cosa succede lì dentro? Noi abbiamo i migliori investigatori del mondo e magistrati di grande esperienza. Ma occhio, qui si gioca col fuoco!”. Il giornalista italo-svizzero non arretra: “Qualcuno deve pur rompere questo fronte di omertà. La mia grande forza: autocontrollo, lucidità. Comodo correre i rischi con la scorta, ma io sono andato lì da solo. E migliaia di ebrei sono soli e non hanno la scorta nel nostro Paese. Basta togliere la Kippah?”.

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