Reggio Calabria, “Le vicende e le conseguenze dei Moti del ’70”

La discussione su vicende e conseguenze dei Moti del '70 si terrà domenica 14 luglio presso il Circolo Culturale “L’Agorà”

StrettoWeb

Domenica 14 luglio il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza una nuova conversazione, sui fatti di Reggio del 1970. Il sodalizio culturale reggino non è nuovo a queste iniziative, organizzando a far data dal 2000 diversi momenti di riflessione su tale periodo storico che rappresenta la ribellione urbana più lunga che la storia della nostra repubblica ricordi, con migliaia di feriti, arresti, diverse vittime sia tra i civili che tra le forze dell’ordine.

Cenni storici

Il 14 luglio di 54 anni fa scoppiava in riva allo Stretto, nella parte più meridionale della Penisola italiana, la rivolta urbana più lunga del novecento nel vecchio continente europeo. Ma ciò che accadde a Reggio ha origini più antiche, quando a seguito di incursioni turchesche e vari terremoti che sconvolsero il territorio della provincia, diversi uffici vennero trasferiti altrove e non ritornarono in riva allo Stretto. I fatti di Reggio furono un evento importantissimo legati al periodo storico italiano e non solo, la più grande rivolta spontanea e popolare d’Europa dopo la seconda guerra mondiale.

L’evento

Ritornando al tema organizzato dal sodalizio culturale reggino, parteciperà in qualità di relatore l’onorevole Fortunato Aloi. Le recenti spoliazioni degli uffici pubblici, quali il declassamento della sede reggina dell’Agenzia dei Beni Confiscati, la prossima chiusura del Seminario di Reggio Calabria, e la sorte di altri uffici che sono ubicati in altre sedi, manifesta una continua erosione di uffici e servizi che storicamente e ciclicamente colpiscono Reggio Calabria ed il suo territorio rappresenta l’ennesima dimostrazione di come la Calabria e Reggio siano considerate marginali dal Governo nazionale.

Questo continuo status quo ci rimanda alla pubblicazione “La Calabria: storia, geografia, arte”, a cura di Cesare Sinopoli, Salvatore Pagano, Alfonso Frangipane, viene riportato che “l’arco di tempo […] che va dal 1503 al 1735 è un triste e doloroso periodo di servaggio straniero, di decadimento intellettuale, sociale, ed economico delle nostre contrade. Il vicereame fu un governo di rapace spoliazione, la Spagna ci tolse tutto, ci smunse ogni sorgente di ricchezza, come co condusse a quell’infiacchimento negli intelletti non meno che nei caratteri, con la lega del dispotismo politico col dispotismo religioso, operanti per mezzo delle prigionie, dei roghi, dell’Indice, dell’Inquisizione […] prosegue la nota storica […] sotto gli Spagnuoli la Calabria subì un’altra divisione territoriale. Ferdinando II d’Aragona nel 1496 aveva riunito la Calabria in una sola provincia, regolata da un solo governatore politico e militare , con un solo regio tribunale residente a Cosenza”.

“Con rescritto del 24 marzo 1562 del vicerè Parafan de Rivera un altro tribunale fu stabilito in Catanzaro. Nell’anno 1582 il Re Filippo II, avendo riguardo agli sconci che derivavano da una così estesa amministrazione, ordinò al vicerè duca di Ossuna di divedere a Calabria in Ulteriore e Citeriore, lasciando in questa Cosenza per capitale con tutti gli uffici amministrativi e giudiziari e stabilendo nell’altra capitale o Monteleone (l’attuale Vibo Valentia) o altra città più adatta. Scartata Monteleone perché questa era città baronale, con dispaccio del 24 Giugno 1584 prescrisse che capo della nuova Provincia fosse Reggio. Devastata Reggio dai Turchi nel 1594 ed incendiati i pubblici edifici, la capitale della Calabria ulteriore per misure di sicurezza fu trasferita in Seminara, e quindi con Real Carta del 24 Marzo 1595 diretta dal vicerè conte di Miranda, lo stesso Filippo II la fissò in Catanzaro dove fu impiantata la Regia Udienza, che poi con l’andar del tempo fu trasformata nell’attuale Corte di Appello di Catanzaro. […]”.

LE VICENDE DELLA CALABRIA DAI FATTI DEL 70 AD OGGI_locandina

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