Reggio Calabria, il Circolo Culturale “L’Agorà” ricorda Lenin a 100 anni dalla morte

Domenica 21 luglio sarà disponibile la conversazione avente come tema "1924-2024: nel centenario della morte di Lenin"

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Il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza una giornata di studi sul tema “1924-2024: nel centenario della morte di Lenin”. Il nuovo incontro, predisposto dall’associazione di Reggio Calabria, ha registrato la presenza dell’onorevole Michelangelo Tripodi. La conversazione sarà disponibile sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da domenica 21 luglio.

Cenni storici

Il 21 gennaio del 1924 moriva Lenin, pseudonimo di Vladimir Il’ič Ul’janov, il fondatore dell’Unione Sovietica, padre della rivoluzione, Lenin ebbe anche un grande legame con la Svizzera, dove abitò tra il 1914 e il 1917, prima di fare ritorno in patria con un treno partito proprio da Zurigo. Vladimir Illic Uljanov, detto Lenin, nasce a Simbirsk, città sulle rive del Volga, il 22 aprile 1870. La famiglia gli assicura un’educazione progressista e illuminata in forte contrasto con l’immobilismo culturale e politico della Russia di fine ‘800, dove gli zar governano con la repressione una società povera e arretrata. Nel 1887 suo fratello Alexander dopo aver tentato di assassinare lo zar Alessandro III, viene arrestato e condannato a morte.

L’episodio segna per sempre il giovane Lenin che inizia a maturare idee politiche radicali. Nel 1895, Lenin è ormai divenuto il leader di un collettivo marxista attivo a San Pietroburgo. Tuttavia, nel giro di qualche mese, il gruppo viene smantellato dalla polizia e Lenin è condannato all’esilio in Siberia. Nel 1898 può tornare all’attività politica, ha però il divieto di vivere nelle grandi città e per questo motivo decide di trasferirsi in Germania, dove resta fino al 1905, quando rientra in Patria per sostenere le proteste in corso e lanciare la sua idea di rivoluzione.

Ma è costretto suo malgrado a lasciare nuovamente il paese per rifugiarsi prima in Germania e dopo in Svizzera, dove arriva nel 1914. Lenin, dapprima risiede a Berna. Poi, nel 1916, si trasferisce a Zurigo per lavorare ad alcuni libri nella biblioteca centrale. All’inizio del 1917 la Russia, entrata in guerra contro la Germania, è sull’orlo del collasso politico-economico. Nuove proteste mettono a ferro e fuoco San Pietroburgo. Lenin coglie l’attimo e il 9 aprile del 1917 arriva in Russia, nascosto su un treno merci partito da Zurigo. Il 7 novembre, infine, la presa del Palazzo d’Inverno, celebrata come momento simbolico della rivoluzione. Il 25 maggio 1922, mentre è alle prese con la non facile amministrazione di un paese immenso e alle prese con grosse difficoltà socio-economiche, è colpito da un ictus. Muore il 21 gennaio 1924, all’età di 54 anni. La salma viene imbalsamata e diventa un autentico oggetto di culto. I suoi funerali, il 27 gennaio 1924, furono un capolavoro di organizzazione e strategia politico-diplomatica.

L’ansia e la disperazione causate dalla prematura perdita di un leader carismatico, quando il giovane Stato ancora ne avrebbe avuto un grande bisogno, furono strenuamente affrontate e trasformate in politica performativa. Partì l’operazione mediatica che trasformò la scomparsa del capo in un’occasione che stimolava a raccoglierne l’eredità e a lottare con forze sempre crescenti per vederla realizzata. Si diffusero ritratti, statue, oggetti di ogni genere che riproponevano l’immagine e l’ideologia del leader pur contrastando con i suoi principi estetici ed etici. Anche i bambini furono coinvolti in questa operazione e il mito di “nonno Lenin” proliferò assieme a giochi ispirati alla figura del leader scomparso (compreso il gioco al “funerale di Lenin”) e a una serie di narrazioni e trastulli divulgati dalle riviste per l’infanzia.

Nel corso dei decenni successivi la costruzione del mito proseguì senza mai arrestarsi. L’iconografia leniniana conobbe molte fasi, fu raccolta da Stalin per legittimare la propria ascesa al potere, temporaneamente dallo stesso accantonata a metà degli anni Trenta per essere ripescata alle soglie della Seconda guerra mondiale (Grande guerra patriottica per i russi), quando a Stalin fu necessario il supporto ideale di grandi figure del passato, Lenin compreso, per affrontare la problematica situazione. Lenin venne classicamente rappresentato nella sua più specifica posa: in piedi, con il cappotto mosso dal vento, nell’atto di arringare una folla con il braccio proteso a indicare il cammino.

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