Il rischio povertà in Italia scende sotto il 19%: mai così basso da 14 anni | DATI

Lombardia, Emilia R., Veneto motore del Paese nel 2024

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Cresce l’occupazione e cala il rischio di povertà anche se l’Italia resta al di sopra della media Ue: nel 2023 la percentuale di popolazione con un reddito disponibile equivalente inferiore alla soglia di rischio di povertà, fissata al 60 % del reddito disponibile mediano equivalente nazionale, è al 18,9% con un calo di 1,2 punti sul 2022 e ai minimi dopo il 2010 (era al 18,7%) ma comunque al di sopra della media Ue (16,2%). Le persone a rischio povertà sono 11,12 milioni, 676mila in meno del 2022.

Lombardia, Emilia Romagna e Veneto motore del Paese nel 2024
Anche nel 2024 la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Veneto saranno le regioni che traineranno il Pil reale nazionale che, stando ai principali istituti di statistica, dovrebbe attestarsi attorno al +0,7%, contro il +0,1% della Germania, il +0,7% della Francia e il +2,1% della Spagna.

Lo rileva la Cgia secondo la quale la Lombardia dovrebbe crescere dello 0,95%, l’Emilia R. dello 0,86%, il Veneto dello 0,80%, mentre la Valle d’Aosta dello 0,81%.

Le prime tre. messe assieme producono il 41% del Pil nazionale, il 53% dell’ export italiana e vi risiedono oltre 19 milioni di persone, il 33% dell’intera popolazione in Italia. Se le altre regioni del Centronord cresceranno tutte con incrementi che vanno dallo 0,5% in su, per contro le realtà geografiche del Mezzogiorno segneranno una variazione di crescita, sebbene sempre anticipata dal segno più, ma di modesta entità. Ad eccezione della Campania che dovrebbe aumentare il proprio Pil reale dello 0,57%, la Sardegna del +0,49%, la Sicilia del +0,46%, la Basilicata del +0,37%, la Puglia del +0,36%, l’Abruzzo e la Calabria del +0,23% e il Molise del +0,22%.

Come evidenziato dalla Banca d’Italia, nel 2024 la crescita dell’Italia sarà molto contenuta e in massima parte sostenuta dal buon andamento dei servizi (in particolare dal turismo) e dell’export. L’industria in senso stretto, invece, è destinata a subire un deciso ridimensionamento: in particolare nel settore della moda (tessile, abbigliamento, calzature e accessori), dell’automotive e del metallurgico (produzioni siderurgiche, di semilavorati e di preziosi). Anche gli investimenti non dovrebbero subire particolari incrementi, mentre i consumi delle famiglie sono destinati a salire nella seconda parte dell’anno, dopo il calo registrato tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024.

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