Violenze, aggressioni, odio e discriminazioni al Gay Pride di Reggio Calabria: Klaus Davi scortato dalla Digos, insulti al premier Meloni

Insulti al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, raccolta firme per il referendum contro l'autonomia differenziata, bandiere pro Palestina e cori contro Israele: il Gay Pride di Reggio Calabria è stato un evento di odio e discriminazione con episodi di violenze e aggressioni contro Klaus Davi

StrettoWeb

Noi non saremo mai liberi finché tutti saranno liberi“: ieri sera siamo stati al Gay Pride di Reggio Calabria per documentare un evento che doveva celebrare l’inclusione e i diritti per tutti, come recitava questa frase su uno striscione di una giovane manifestante. Da subito, però, il Gay Pride reggino è degenerato in violenze, aggressioni, odio e discriminazione: libertà e inclusione solo per i comunisti, chiunque altro veniva respinto e contestato, anche con la violenza. E’ vietato essere gay se sei di destra, o di centro, o ebreo o amico di Israele, che significa anche essere antifascista e antinazista. E così gli organizzatori dell’evento dell’inclusione sono diventati protagonisti di discriminazione.

E’ stata una manifestazione politica, che non ha avuto nulla a che vedere con i diritti degli omosessuali o dei diversamente sessuali. Un evento in cui sono stati esposti tantissimi striscioni e cartelli contro il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, disegnata con i baffetti di Hitler quando invece gli unici atteggiamenti hitleriani sono stati quelli degli organizzatori del Gay Pride di ieri. Un gay che apprezza e sostiene Meloni, quindi, non era benvenuto. E gli organizzatori lo hanno detto espressamente. Tra l’altro Giorgia Meloni è la rappresentazione plastica dell’inclusione e della parità di genere, essendo il primo Presidente del Consiglio donna della storia d’Italia, un traguardo raggiunto per merito dei propri sacrifici e capacità, non certo per i favori concessi da qualche uomo.

Pride Reggio Calabria 2024
Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

In un mondo normale, Giorgia Meloni sarebbe il simbolo dell’inclusione e dei diritti dei più deboli. Delle donne. E invece no: le stesse persone che per anni hanno accettato dai governi di sinistra i peggiori soprusi discriminatori della storia Repubblicana (pensiamo ai lockdown e al Green Pass durante la pandemia), adesso disegnano i baffetti di Hitler ad un premier che sta operando all’insegna della più totale libertà individuale e dei diritti per tutti.

Ma c’è anche di peggio.

Durante l’evento è stata addirittura organizzata una raccolta firme per i referendum contro l’autonomia differenziata. Che c’entra c’entra l’autonomia differenziata con l’omosessualità stentiamo a capirlo. Però conosciamo tanti omosessuali che sostengono la destra, il governo di Giorgia Meloni, e che sono favorevoli all’autonomia differenziata. Ieri in piazza non ci sono andati, ovviamente: li avrebbero menati. O avrebbero dovuto nascondere le loro opinioni, proprio come gli antifascisti durante il regime. Ed è questa l’inclusione della sinistra di oggi: che ne pensano il Sindaco Falcomatà o Elly Schlein, che con il loro Pd sostengono queste iniziative?

L’ipocrisia della sinistra è sempre la stessa: predica libertà, diritti e inclusione, ma poi pratica violenza, odio e discriminazione. Come si può mescolare la politica con una manifestazione per l’inclusione degli omosessuali? Perché gli omosessuali dovrebbero essere tutti contro Giorgia Meloni o contro l’autonomia differenziata? Come si può presumere di poter interpretare fallacemente l’opinione di un’intera categoria sessuale? Come si può sminuire la comunità omosessuale a macchietta politica estremista?

banchetto raccolta firme autonomia differenziata gay pride

In questo delirio farneticante, erano immancabili le bandiere della Palestina: il cerchio si restringe ancora di più. Non era un Gay Pride ma un Anti Meloni Pride, un No Autonomia Differenziata Pride, un Pro Palestina Pride. Peccato, però, che in Palestina gli omosessuali vengono lapidati e fucilati per legge dello Stato, uno Stato – quello della Palestina – governato dai terroristi di Hamas legittimamente eletti e sostenuti dalla popolazione. Terroristi di Hamas che agli omosessuali tagliano la gola e che sono affiliati all’Iran, dove l’omosessualità è ovviamente uno dei reati più gravi che si possa concepire secondo la legge dell’Ayatollah che è quella islamica e fondamentalista della sharia.

Non sanno neanche cosa significa quella bandiera che ieri i ragazzini del Gay Pride di Reggio Calabria sventolavano convinti, così come non hanno idea di cosa blaterano quando i manifestanti che urlavano da un camioncino hanno parlato di “genocidio di Israele contro i palestinesi“. Proprio in quei momenti, un attacco terroristico di Hezbollah – un’altra organizzazione terroristica affiliata all’Iran che opera in Libano – colpiva Majdal Shams, in Israele, uccidendo 14 bambini e ferendone altri 42: ragazzini innocenti che stavano giocando a calcetto in un torneo locale e che i terroristi islamici hanno ucciso soltanto perchè secondo loro – in quanto israeliani – non hanno il diritto di esistere. E in Italia, in occidente, alle manifestazioni di inclusione per gli omosessuali sosteniamo i terroristi che vogliono negare ad altri il diritto all’esistenza.

L’unico genocidio in atto è quello che sta subendo Israele, e Klaus Davi – omosessuale dichiarato e da sempre amico di Israele – ha provato a farlo notare, ieri, a Reggio Calabria, dov’era presente alla manifestazione. A distanza, con le parole, ha contestato pacificamente quelle posizioni sotto il camioncino: “Israele non sta facendo alcun genocidio, semmai lo sta subendo” ha detto. In quel momento è stato aggredito e spintonatoda uno pseudo fotografo della sicurezza e da un altro tizio” come spiega oggi ai microfoni di StrettoWeb. La tensione è stata forte: è arrivata la Digos che ha redarguito gli organizzatori e ha scortato Klaus Davi per tutto il corso Garibaldi, fino alla fine della manifestazione.

Aggredito per reato d’opinione, proprio come faceva lo squadrismo fascista. Peccato che oggi chi aggredisce con violenza è proprio chi farnetica di pericolo fascista, mentre l’unico vero pericolo per la democrazia italiana è quello comunista rappresentato da questi pericolosi estremisti facinorosi e violenti.

Per tutto il tragitto del Pride, Klaus Davi ha subito insulti, gestacci, parolacce, urla che lo invitavano ad andarsene, “vattene sionista“. “Già all’inizio del corteo si sono avvicinate alcune ragazze e mi hanno detto di andarmene perchè non ero il benvenuto, non volevano ebrei. Io che non sono ebreo ma ovviamente sono amico di Israele: per loro non fa differenza. Ho finito il corteo solo perchè scortato dalla Digos, è una vergogna. Se questi estremisti, se questa mentalità va al potere con i partiti di sinistra che oggi li sostengono, noi ce ne dovremo andare dall’Italia. L’antisemitismo della sinistra è il vero grande pericolo per la nostra democrazia. Il gruppo dirigente dell’Arcigay rappresenta gli utili idioti dell’Iran” spiega il noto massmediologo.

Ma Klaus Davi ha anche belle parole di apprezzamento per Reggio Calabria: “Negozianti, commercianti, la Reggio non politicizzata faceva selfie, salutava, sorrideva. Il problema è solo degli organizzatori, hanno fatto urla e slogan contro la Meloni dal palco, doveva essere un evento di inclusione invece hanno praticato odio e discriminazione”.

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