Nature Restoration Law, in Gazzetta il Regolamento UE in vigore dal 18 agosto 2024

Le norme europee sul ripristino degli ecosistemi entreranno in vigore il prossimo 18 agosto 2024. Entro il 1° settembre 2026, gli Stati dovranno presentare i loro piani nazionali

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Potremmo dire che parafrasando una famosa canzone … “non si studia la notte prima degli esami” e le norme che adesso diventano cogenti sono sicuramente il frutto in un processo lungo (e tortuoso) di consapevolezza che possiamo far risalire alla COP15 della CBD (fine 2022) ed in generale al processo del Green Deal Europeo. I paesi partecipanti alla COP 15 della CBD a Montreal raggiunsero un accordo storico per la protezione della biodiversità. L’intesa prevedeva  di rendere area protetta il 30% del territorio e dei mari al 2030, di stanziare 30 miliardi di dollari all’anno per aiutare i paesi in via di sviluppo nella tutela della natura, di risanare il 30% degli ecosistemi degradati e di dimezzare il rischio legato ai pesticidi. A quella data (ndr dichiarazioni del Presidente di Ferdeparchi Giampiero Sammuri)  nel nostro Paese avevamo già il 22% di superficie protetta a terra e per le aree marine il 16% di superficie tutelata.

La Commissione Europea ha presentato il 19 dicembre 2019  il Green Deal Europeo, che rappresenta una tabella di marcia per rendere sostenibile l’economia dell’UE trasformando le sfide climatiche e ambientali in opportunità in tutti i settori politici e rendendo la transizione giusta e inclusiva per tutti. Anche gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030 adottata il 25 settembre 2015 stanno avendo un ruolo sempre più decisivo nello strutturare obiettivi e convergenze tra le politiche europee ed il Green Deal Europeo presentato – come detto l’11 dicembre 2019 – come primo atto della (allora) nuova Commissione quale parte integrante di una Strategia Europea per attuare l’Agenda ONU 2030, dichiara le sfide ambientali e climatiche come il compito che definisce la nostra generazione.

Le 8 aree politiche dell’accordo

Come è comprensibile il Green Deal Europeo è un processo complesso del articolato  ed è molto utile la seguente e costante sequenza temporale (Timeline) di azioni coordinate – che si sono svolte dal 19 dicembre 2019  – al link: https://bit.ly/3SC5KBd. In sintesi il Green Deal Europeo rappresenta una delle iniziative più complete e lungimiranti per raggiungere la neutralità climatica continentale fino ad oggi e otto sono le principali aree politiche (keys) dell’accordo che riassumiamo a seguire:

  1. Aumentare l’ambizione climatica dell’UE per il 2030 e il 2050
    L’obiettivo principale del Green Deal Europeo è di diventare climaticamente neutrale entro il 2050. Per raggiungere questo obiettivo, la Commissione ha proposto la legge europea sul clima , che è stata promulgata dal Parlamento europeo nel 2021. La legge ha fissato obiettivi per ridurre le emissioni nette di gas serra (GHG) del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e ridurre le emissioni in tutti i settori.
  2. Fornire energia pulita, conveniente e sicura
    Il consumo di energia, e la sua produzione, rappresentano oltre il 75% delle emissioni di gas serra dell’UE. Decarbonizzare il sistema energetico dell’UE attraverso soluzioni come l’adozione di più fonti di energia rinnovabili è fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici del 2030 e gli obiettivi di neutralità delle emissioni di carbonio a più lungo termine del 2050.
  3. Creare un’economia pulita e circolare
    Per raggiungere un’economia circolare e a impatto climatico zero è necessaria la piena mobilitazione dell’industria. Si prevede che ci vorranno 25 anni per trasformare un settore industriale e tutte le sue catene del valore. Per essere pronti nel 2050, le decisioni e le azioni devono essere prese prima del 2025. Circa la metà delle emissioni totali di gas serra e oltre il 90% della perdita di biodiversità e dello stress idrico derivano dall’estrazione delle risorse e dalla lavorazione di materiali, combustibili e alimenti. L’industria europea ha avviato il cambiamento, ma è ancora responsabile del 20% delle emissioni di gas serra dell’UE.
    Il piano d’azione per l’economia circolare includerà una politica di “prodotti sostenibili” per supportare la progettazione circolare di tutti i prodotti basata su una metodologia e principi comuni. Esso:
    • Dare priorità alla riduzione e al riutilizzo dei materiali prima di riciclarli.
    • Promuovere nuovi modelli aziendali e stabilire requisiti minimi per impedire l’immissione sul mercato dell’UE di prodotti dannosi per l’ambiente.
    • Rafforzare la responsabilità estesa del produttore per cogliere l’impatto della mitigazione del cambiamento climatico sull’intera filiera.
  4. Costruzione e ristrutturazione efficienti
    La costruzione, l’uso e la ristrutturazione degli edifici richiedono notevoli quantità di energia e risorse minerali, ad esempio sabbia, ghiaia e cemento. Gli edifici rappresentano anche il 40% dell’energia consumata. Quando è stato concordato il Green Deal Europeo nel 2021, il tasso di ristrutturazione annuale del patrimonio edilizio variava dallo 0,4% all’1,2% negli Stati membri. Questo tasso dovrà almeno raddoppiare per raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica e clima dell’UE, concentrandosi su tecnologie a basse emissioni, prodotti e servizi sostenibili.
  5. Accelerare il passaggio a una mobilità sostenibile e intelligente
    Le emissioni di CO2 e di altri inquinanti atmosferici dei trasporti rappresentano il 25% delle emissioni totali di gas serra dell’UE. Le proposte stabilite nel Green Deal Europeo sui trasporti mirano a ridurre le emissioni di gas serra legate ai trasporti del 90% entro il 2050.
  6. “Dalla fattoria alla tavola”
    Gli obiettivi dell’UE riguardano anche l’industria alimentare, con l’obiettivo generale di progettare e realizzare un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. L’obiettivo è raggiungere questo obiettivo:
    • Garantire la sicurezza alimentare di fronte al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità.
    • Ridurre l’impatto ambientale e climatico del sistema alimentare dell’UE.
    • Rafforzare la resilienza del sistema alimentare dell’UE.
    • Guidare una transizione globale verso una sostenibilità competitiva “dal campo alla tavola”.
  7. Conservazione e ripristino dell’ecosistema e della biodiversità
    Il  Green Deal Europeo stabilisce anche obiettivi per affrontare la gestione delle foreste e delle aree marittime, la protezione ambientale e il problema della perdita di specie ed ecosistemi. La nuova strategia forestale dell’UE , ad esempio, ha obiettivi chiave su:
    • Rimboschimento efficace: piantagione di nuovi alberi per creare nuove foreste.
    • Tutela e ripristino delle foreste esistenti in Europa.
    • Aumentare l’assorbimento di CO2.
    • Ridurre l’incidenza e l’estensione degli incendi boschivi.
    • Promuovere la bioeconomia, nel pieno rispetto dei principi ecologici favorevoli alla biodiversità.
  8. Un’ambizione di inquinamento zero per un ambiente privo di sostanze tossiche
    Creare un ambiente privo di sostanze tossiche richiede più azioni per impedire che venga generato inquinamento, nonché misure per pulire e porre rimedio all’inquinamento già esistente. Per affrontare queste sfide interconnesse, la Commissione ha adottato un piano d’azione per l’inquinamento zero per aria, acqua e suolo .

Adesso dopo questo doveroso – a ns. modo di vedere – “recap” entriamo nel dettaglio del c.d. “Nature Restoration Law”. Come detto all’inizio non partiamo da zero ma un grande vantaggio competitivo in Europa lo abbiamo per la lungimirante presenza della Rete Natura 2000 – nata per la per necessità di adempiere all’ Emerald Network che è una rete ecologica composta da Aree di Speciale Interesse Conservativo – la sua implementazione è stata avviata dal Consiglio d’Europa come parte del suo lavoro ai sensi della Convenzione di Berna, con l’adozione della Raccomandazione n. 16 (1989) del Comitato permanente della Convenzione di Berna.

Secondo quanto riportato nella nota ufficiale del Consiglio, la nuova legge mira a ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marittime degradate entro il 2030. Questo obiettivo ambizioso si inserisce nell’ampio quadro delle iniziative europee volte a promuovere la sostenibilità ambientale e a contrastare la perdita di biodiversità.

Nell’ambito di questo obiettivo generale, gli Stati membri dell’UE saranno tenuti a ripristinare almeno il 30% degli ecosistemi già deteriorati, coperti dalla legge, entro la fine di questo decennio. Questi ecosistemi comprendono zone umide, praterie, foreste, fiumi e laghi. Inoltre, i target di ripristino saranno progressivamente aumentati: al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. Questi traguardi progressivi riflettono l’impegno dell’Unione Europea a favorire una rigenerazione ambientale su larga scala, contribuendo significativamente alla lotta contro il cambiamento climatico e alla preservazione degli habitat naturali.

La pubblicazione del Regolamento 2024/1991 rappresenta un passo fondamentale verso la realizzazione degli obiettivi ambientali del Green Deal Europeo, confermando l’importanza attribuita dall’Ue al ripristino degli ecosistemi naturali e alla tutela della biodiversità. Entro il 1° settembre 2026, i 27 Stati membri dell’Unione Europea dovranno presentare alla Commissione Europea un piano nazionale di ripristino. Questo piano dovrà essere elaborato tenendo conto di vari strumenti normativi e strategici già esistenti, tra cui il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), la strategia nazionale a lungo termine per la riduzione dei gas-serra (come previsto dal regolamento 2018/1999 sulla governance dell’Unione dell’Energia) e la direttiva 2018/2001 sulle fonti rinnovabili.

I piani nazionali di ripristino non solo dovranno delineare chiaramente le azioni necessarie per raggiungere gli obiettivi di ripristino ambientale, ma dovranno anche dare priorità ai siti Natura 2000, una rete di aree protette istituita – come detto – per garantire la conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario.

Una volta presentati, questi piani non saranno statici. Dovranno essere aggiornati periodicamente, con revisioni previste nel 2032, 2042 e 2050. Ogni aggiornamento dovrà dettagliare i progressi compiuti e le nuove misure adottate per garantire il raggiungimento degli obiettivi a lungo termine stabiliti dalla legislazione europea.

Questa struttura di pianificazione e aggiornamento periodico riflette l’impegno dell’Unione Europea per un approccio dinamico e flessibile nella gestione e nel ripristino degli ecosistemi naturali, assicurando che le misure adottate siano efficaci e adattabili alle nuove sfide ambientali.
Infine la presenza in Italia dello strumento EcoAtlante a ns. avviso rappresenta un ulteriore valore aggiunto in quanto consente – in modo scientifico attraverso il Servizio per il Sistema informativo Ambientale di Ispra – di approfondire  sia per singolo argomento, che in maniera integrata tra loro, attraverso delle mappe che consentono di sovrapporre le informazioni e costruire un quadro complessivo del territorio, in modo flessibile e personalizzato.

E possibile per esempio vedere come è cambiato il nostro Paese nel corso del tempo, com’era l’Italia negli anni ‘60 e com’è adesso. Oppure visualizzare l’impatto dei cambiamenti climatici; dove le città sono più inquinate dallo smog e dove meno; quali sono le aree con maggiore biodiversità o quelle più esposte ai rischi del dissesto idrogeologico”.
L’EcoAtlante si candida ad essere lo strumento ideale per la realizzazione anche dei monitoraggi previsti dal “Nature Restoration Law”.

Così Ingegnere Francesco Cancellieri, Responsabile Nazionale Aree Protette e Paesaggi di SIGEA-APS.

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