Siccità, nelle dighe quasi 2 miliardi di metri cubi d’acqua non sono sfruttati

Secondo i dati analizzati durante il primo incontro della sesta edizione dei lavori della Community Valore Acqua Per l’Italia di The European House – Ambrosetti, gli invasi italiani contengono quasi 12 miliardi di metri cubi d’acqua, ma 1,8 miliardi non sono autorizzati e altri 58 milioni sono occupati da sedimenti

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In Italia quasi il 14% (13,8%) del volume d’acqua presente nelle dighe, quasi due miliardi di metri cubi, non viene sfruttato, soprattutto nell’appennino meridionale (il 31,7% di acqua non utilizzata), nell’appennino centrale (29,6%) e in Sicilia (29%). I dati, elaborati da The European House – Ambrosetti ed emersi durante i lavori della sesta edizione Community Valore Acqua per l’Italia che include 42 tra aziende e istituzioni della filiera estesa dell’acqua, descrivono un Paese nella morsa della siccità (soprattutto nel meridione) che però non può utilizzare 1,8 miliardi di metri cubi d’acqua per motivi di autorizzazioni infrastrutturali e ambientali e ulteriori 58 milioni di metri cubi perché occupati da sedimenti.

SICILIA MAGLIA NERA, VA MEGLIO LA SARDEGNA, SOLO LE DIGHE DEL PO A PIENO REGIME. Tra le zone d’Italia dove non si sfrutta a pieno la capienza dei grandi invasi c’è la Sardegna che non utilizza il 18,2% dell’acqua, oltre 10 punti percentuali meglio della Sicilia e oltre 20 meglio degli appennini meridionali e centrali. “Le nostre elaborazioni confermano – spiega Valerio De Molli, managing partner e CEO di The European House – Ambrosetti – una differenza sostanziale tra Nord e Sud del Paese. Nel 2024 i volumi di acqua non sfruttati dall’autorità di bacino delle Alpi Orientali sono stati il 15,7%, appena sopra la media italiana del 13,8%, mentre al di sotto si colloca l’Appennino Settentrionale (13,2%) e, in particolare, l’Autorità di Bacino del Fiume Po che non sfrutta solamente l’1,9% del proprio potenziale”.

“L’unico strumento necessario per la pianificazione degli interventi – ha detto il Commissario Straordinario per la siccità Nicola Dell’Acqua incontrando i partner della Community Valore Acqua per l’Italia – è quello del bilancio idrico che deve essere redatto a livello di distretto in una visione più ampia che superi diatribe locali e regionali: i grandi nodi idraulici porteranno acqua da un punto A a un punto B del Paese superando confini regionali e distrettuali: non abbiamo più il tempo di assistere a diatribe sul pagamento della risorsa, tutti gli attori in campo devono prendere coscienza del pesante impatto della gestione frammentata dell’acqua sul futuro dell’Italia”.

CON INVESTIMENTI PNIISSI RECUPERABILI 600 MILIONI M3, BENEFICI PER 15 MILIONI ITALIANI. Secondo lo studio di TEHA, grazie al “Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico” (PNIISSI) del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e che prevede 10 miliardi di euro di investimenti, potranno essere recuperati e resi utilizzabili 594 milioni di metri cubi d’acqua di cui oltre 400 dall’Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale e 81 in Sicilia. Anche dalle Alpi Orientali si potranno sfruttare 50 milioni di metri cubi che oggi non sono a disposizione, 36 dal Fiume Po, 19 dall’Appennino Settentrionale, 6 dalla Sardegna e 2 dall’Appenino Centrale. “Questi volumi recuperati – aggiunge Benedetta Brioschi, partner TEHA – porteranno un beneficio concreto per il lavoro di oltre 42.368 aziende agricole e per quasi 15 (14,7) milioni di italiani”.

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