Reggina, adesso gli allocchi passano all’attacco e se la prendono anche con gli Ultras

Reggina, la reazione dei tifosi che ancora credono alle favole della proprietà sono rabbiose e astiose: durissime invettive contro gli Ultras che protestano, bufera sui social

StrettoWeb

La Reggina ha vinto, e siamo tutti contenti. Ha vinto una partita di Coppa Italia di serie D, contro la Vibonese, quindi la gioia è decisamente contenuta rispetto all’importanza dell’incontro che è un pelino inferiore rispetto ad uno spareggio salvezza in serie A o a una semifinale di Champions League, tanto per contestualizzare. Ha vinto di misura, con il risultato di 2-0, giocando a calcio per 25 minuti e poi scomparendo dal campo, contro una squadra non paragonabile alla Vibonese dello scorso anno: dettagli che confermano i campanelli d’allarme già emersi nelle amichevoli in vista delle partite – quelle sì, che conteranno davvero – del campionato.

La stagione del girone I di serie D inizierà domenica 8 settembre e la Reggina sarà impegnata in trasferta sul campo dell’Igea Virtus di Barcellona Pozzo di Gotto (anche questa ridimensionata rispetto ad un anno fa, con l’unico obiettivo della salvezza) e poi proseguirà con l’arrivo della Scafatese al Granillo di Reggio Calabria domenica 15 settembre, che sarà il primo vero banco di prova per la squadra amaranto contro la principale sfidante della corazzata Siracusa, super favorita per la vittoria del torneo.

L’ingenuità dei soliti allocchi e il numero degli spettatori al Granillo

I soliti allocchi invitano la tifoseria – che giustamente ambisce ad altro per il calcio a Reggio Calabria, in linea con la gloriosa storia amaranto – ad “aspettare per criticare“: lo hanno già detto per una stagione l’anno scorso, arrampicandosi ad ogni alibi possibile e immaginabile, lo avevano detto anche l’estate scorsa durante il disastro confezionato da Saladini & company, pendendo dalle labbra di quei “comunicati ufficiali” e respingendo come “fake news” le notizie di StrettoWeb che invece raccontavano la verità provando ad aprire gli occhi ad una città intera. E così, dando maggior credito ai proprietari del momento del club (chiunque essi siano) e alla politica locale rispetto ad una stampa sempre al fianco della Reggina nella storia della città, a furia di “aspettare per criticare” ci siamo ritrovati al secondo anno consecutivo in serie D, il punto più basso di sempre per il calcio a Reggio Calabria. Tanto che ieri per la prima partita ufficiale della stagione, allo stadio Granillo c’erano meno di 900 persone.

Il dato ufficiale fornito dalla società è stato di 953 spettatori di cui 29 ospiti. Questo significa che i tifosi della Reggina, secondo il club, erano 924. Ma non c’è da fidarsi: lo scorso anno, di domenica in domenica, i numeri venivano ingigantiti al punto da considerare “spettatori” tutti coloro che avevano sottoscritto l’abbonamento più tutti coloro che avevano acquistato il biglietto, comprendendo anche quelli che poi allo stadio non ci andavano. Ci sono state partite in cui la società comunicava la presenza di 3.500 persone quando allo stadio ce n’erano meno di mille. E lo abbiamo svelato documentando il dato dei tornelli, che conteggiano l’effettivo numero di persone che entrano sugli spalti: da quel momento, dopo il nostro articolo, il sistema di conteggio è stato spento e reso inaccessibile e l’unica fonte è rimasta il bollettino ufficiale del club. Palesemente contro la realtà ben riscontrabile dal colpo d’occhio degli spalti.

Osservando le immagini della Tribuna Coperta di ieri, è facile pensare che anche stavolta il dato dei 924 fosse quello di tutti coloro che avevano acquistato il biglietto, compresi quindi tutti coloro che lo avevano preso in Curva Sud e che poi non sono potuti entrare nel loro settore e hanno scelto di rimanere fuori per protesta: almeno 200 persone, come abbiamo documentato a margine dell’incontro. E’ quindi verosimile che ieri ad assistere a Reggina-Vibonese di Coppa Italia di serie D allo stadio ci fossero meno di 700 persone. Non è neanche chiaro se in questo numero sia compreso anche il conteggio di accrediti stampa, biglietti omaggio per i parenti dei calciatori, gli sponsor, i politici e tutti gli amici della società. Se così fosse, i tifosi della Reggina che ieri sono andati al Granillo per la partita con la Vibonese sono meno di 500, forse anche 400.

In una partita di questo livello, nel contesto della storia della Reggina e di un tempio del calcio quale è lo stadio Oreste Granillo che conta 27.543 posti a sedere, con tre settori su quattro chiusi, centinaia di tifosi tra cui tutti i gruppi organizzati fuori a protestare rumorosamente, pochi intimi compresi amici e parenti nell’unico settore aperto su quattro disponibili, con le voci di calciatori in campo e allenatori in panchina ampiamente udibili sin dalla tribuna stampa nel terzo settore, giustamente su StrettoWeb abbiamo parlato di partita svolta in un “clima surreale“. Un titolo semplice, chiaro, quanto mai corretto e aderente alla realtà, che però ha fatto storcere il muso a quegli allocchi per cui ormai il destino di questa società – più della Reggina in sé – è diventato un motivo esistenziale, evidentemente per qualche piccola utilities personale.

La vittoria della Reggina ha scatenato gli allocchi all’attacco, come se tutti gli altri – e cioè i tifosi normodotati – sperassero nelle sconfitte della squadra. E stavolta se la sono presa anche con gli Ultras, che andavano benissimo quando – in numerose occasioni nel corso dei mesi scorsi – hanno sostenuto le posizioni del club, ma adesso vengono criticati soltanto perchè hanno assunto (finalmente!) una posizione seria, coraggiosa, adeguata alla realtà. Si sono lamentati del caro biglietti, hanno chiesto investimenti importanti, consapevoli che di questo passo anche quest’anno la promozione rimarrà un miraggio. Sia chiaro, ognuno è libero di pensare quel che vuole. Di “aspettare per criticare” ce lo dicevano anche l’anno scorso, quando blateravano di “lussi per la categoria” e “squadrone che umilierà il Trapani“. Da cui poi ha preso 32 punti. Adesso si ripete il solito refrain: dobbiamo aspettare, finché la promozione non sarà impossibile e allora gli allocchi inizieranno a riprogrammarsi per la stagione successiva. La terza consecutiva in serie D.

Ognuno è libero di pensare quel che vuole, dicevamo. Un tifoso della Roma può pensare che la squadra di De Rossi vincerà lo scudetto; un tifoso di Cosenza e Catanzaro può pensare che la propria squadra vinca la serie B in questa stagione, un tifoso del Messina può pensare che quest’anno dominerà il girone C di serie C. E allo stesso modo, un tifoso della Reggina può auto convincersi che quest’anno supererà Scafatese, Siracusa e tutte le altre ottenendo la promozione nel professionismo. Tutti allocchi, a nostro avviso. E non è un insulto. Essere allocco, in italiano, significa essere sciocco, un po’ intontito. Non riuscire a leggere la realtà, essere ingenui, un po’ fessi, farsi fregare dal prossimo. Il vocabolario riporta il significato corretto alla voce del termine “credulone“: “Persona che, per troppa ingenuità, è pronta a credere a tutto quanto altri dice o vanta o promette“. Anche in questo caso non si tratta di un insulto, bensì di una fotografia della realtà.

Nella bufera nata sui social dopo la fine della partita di ieri, leggiamo i commenti degli allocchi più entusiasti: “siamo partiti col botto“, e ancora “Barranco che fenomeno!“, poi persino “eravamo in tanti e abbiamo tifato“. Roba che neanche i tifosi del Mannoli. Si sono ambientati bene, a questa mediocrità, gli allocchi. Se la Reggina giocasse in Prima Categoria, farebbero la stessa cosa. Noi, invece, vorremmo una Reggina adeguata alla sua storia. Non per forza in serie A, non per forza in serie B, ma comunque a testa alta e con dignità, con una società che non racconta balle e non specula sui tifosi, con una totale libertà dai condizionamenti della politica e con la prospettiva di un valore importante per il territorio dal punto di vista sociale e formativo. Per amore di Reggio e della Reggina, non ci arrenderemo a questa anormale mediocrità. Mai. Continueremo sempre a lottare per la normalità, nella città e nello sport. Così come la maggioranza dei reggini: se un anno e mezzo fa al Granillo per una stagione intera sono andati oltre 11 mila tifosi e oggi sono meno di 900, il problema non è certo quello della categoria. Nella storia della Reggina anche nei campionati di serie C o nelle rarissime stagioni Dilettantistiche s’è visto un grande pubblico, ma c’erano presupposti diversi sul futuro. Ed è quello che basterebbe a risvegliare l’entusiasmo della città: una dirigenza seria, ambiziosa, facoltosa, senza compromessi con la politica, con la capacità di vincere subito la serie D e battagliare per poi giocarsi anche la serie C. La Reggina non avrà mai la spinta della sua città finché sarà meno di questo.

Non è la normalità, è il minimo sindacale.

La Reggina non avrà mai il sostegno della gente per questi “dieci anni di serie D” manovrati dal primo all’ultimo momento dai giochi di potere di Palazzo San Giorgio.

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