Cantiere aperto sulle pensioni

L’argomento pensioni alla fine dell’estate ritorna prepotentemente alla ribalta in vista della presentazione della Legge di Bilancio

StrettoWeb

Come previsto, dopo mesi di assenza, l’argomento pensioni alla fine dell’estate ritorna prepotentemente alla ribalta in vista della presentazione della Legge di Bilancio. Tale interesse è dovuto dal fatto che la previdenza nella sua totalità rappresenta la voce più dispendiosa del bilancio annuale statale e pertanto è costantemente attenzionata da parte dell’Esecutivo.

Non è una novità che il mix esplosivo della denatalità in cui è incappato il nostro Paese da oltre trent’anni unito all’ aumento dell’aspettativa di vita che determina di conseguenza costi sempre più alti della previdenza, diventerà sempre più argomento scottante su cui questo e i governi futuri dovranno confrontarsi. Si cerca costantemente uno modo per contemperare le legittime aspettative dei lavoratori che auspicano una maggiore flessibilità in uscita alle esigenze di un bilancio dove i fondi a disposizione per le riforme sono sempre pochi.

A fine anno scadono i tre istituti di Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna che molto probabilmente saranno rinnovati per un altro anche perché a causa di requisiti piuttosto stringenti ne hanno usufruito poche migliaia di lavoratori con costi limitati per l’Erario.

Si è in attesa della proposta del CNEL Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro che sta lavorando ad una proposta rivoluzionaria che dovrebbe essere presentata nel mese di ottobre e che potrebbe essere recepita, almeno in parte, dal Governo. Questa proposta che metterebbe definitivamente nel cassetto le varie “Quote” cui abbiamo assistito in questi ultimi anni consentirebbe un’amplissima flessibilità anticipata a partire dai 63/64 anni fino ad arrivare ai 72 anni con disincentivi economici del 3% annui fino al raggiungimento dei 67 anni che resterebbe l’età ordinamentale di pensionamento. Da questa età in poi chi volesse rimanere volontariamente nel posto di lavoro otterrebbe bei benefici economici che aumenterebbero progressivamente fino all’età massima di 72 anni. Le uniche condizioni per l’uscita anticipata sarebbero avere almeno 25 anni di contributi e poter vantare un assegno previdenziale di almeno una volta e mezza il trattamento minimo (circa 800 euro) per evitare di gravare successivamente sullo Stato negli anni futuri.

Sempre sul tappeto, poi, la proposta della Lega che con il sottosegretario Durigon ha rilanciato i famosi “41 anni per tutti indipendentemente dall’età anagrafica” ma con tutto il calcolo effettuato con il sistema contributivo che proprio per questo penalizzante aspetto non potrà interessare una vasta platea di lavoratori ma solo poche decine di migliaia in quanto pochi rinuncerebbero ad una parte di assegno previdenziale a due anni dai requisiti richiesti dalla Legge Fornero.

Interessante poi l’idea di destinare obbligatoriamente un 20/25% del TFR dei nuovi assunti e per chi è già nel mondo del lavoro proporre un altro semestre di silenzio/assenso per incentivare la previdenza complementare che in Italia stenta a decollare e che diverrà, inevitabilmente, la seconda gamba del sistema previdenziale nazionale.

 

Condividi