Piantedosi in Calabria, il saluto del Sindaco di Catanzaro: “la politica si adegui ai mutamenti delle città”

Il Sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita saluta il Ministro dell'Intero Piantedosi, presente oggi in Calabria

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“Rivolgo, a nome della Città capoluogo della Calabria, il saluto e il benvenuto agli insigni relatori di questo importante seminario sull’ordinamento degli Enti Locali italiani, promosso dal Ministero dell’Interno e che vede in prima fila, come delegata alla materia, la sottosegretaria di Stato on. Wanda Ferro, nostra concittadina e in passato apprezzata amministratrice al Comune, alla Provincia e alla Regione. Un saluto particolare, ovviamente, al Signor Ministro dell’Interno, Prefetto Piantedosi, che ringrazio non solo per la sua presenza a Catanzaro, ma anche e soprattutto per l’azione che svolge nel suo delicatissimo compito di garantire la sicurezza dei cittadini”. Comincia così il lungo saluto del Sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita al Ministro Piantedosi, presente in Calabria.

“La mia distanza politica dal Governo, non mi impedisce di riconoscere al Ministro Piantedosi non solo la sua competenza, ma soprattutto un approccio molto equilibrato e non ideologico alle grandi e spinose questioni che sono sul tappeto, come l’autonomia differenziata e lo ius scholae. Il Ministro Piantedosi, pur avendo le sue convinzioni, non ha usato toni netti e ultimativi, “prendere o lasciare”, ma ha invitato tutti al confronto sui contenuti, riconoscendo che esistono sia problemi di coesione nazionale sia esigenze di favorire le politiche di integrazione attraverso lo strumento della cittadinanza. Devo dire di avere molto apprezzato questa spinta al dialogo che non ho riscontrato in altri. Detto questo, voglio utilizzare questo saluto per una veloce riflessione sul tema del seminario che è ovviamente di grande attualità”.

“Io penso che sia necessario rovesciare il ragionamento: per capire quale futuro hanno gli enti locali territoriali, in particolare i Comuni, è necessario prima interrogarsi su quale futuro attende le nostre Città. Non devono essere le città ad adeguarsi ai Cambiamenti normativi, ma esattamente il contrario: Deve essere la politica – in questo caso il parlamento – Ad adeguare gli strumenti ordinamentali alle Mutazioni tumultuose delle città. Nelle Città italiane si concentra ormai più del 65% della popolazione e questa percentuale è destinata ad aumentare vertiginosamente nei prossimi anni, per via del progressivo spopolamento delle aree interne. Importanti studi ci dicono che lo spostamento di popolazione dal sud al nord del nostro Paese, già molto marcato, subirà un’accelerazione con l’attuazione della legge sull’autonomia differenziata che porterà interi nuclei familiari a cercare migliori condizioni di vita nelle grandi aree urbane”.

“Anche nelle regioni meridionali è legittimo attendersi un fenomeno di concentrazione della popolazione nelle città medie e grandi, a fronte di un impoverimento dei piccoli Comuni dove mancheranno servizi essenziali come le scuole, le poste, etc. E’ evidente che sulle Città – sia quelle più ricche del nord, sia quelle del centrosud – ricadrà un peso ancora più forte e sarà necessario avere massicci investimenti nelle rete infrastrutturali primarie come fognature, acqua, depurazione, e nel settore dell’energia pulita per contrastare l’aumento dei consumi”.

“I servizi essenziali – e tra questi come non citare il ciclo dei rifiuti – rischieranno il collasso senza risorse adeguate e politiche rivolte alla modernizzazione tecnologica. E che dire dei cambiamenti climatici, degli eventi estremi che devastano le città e le aree industriali e produttive, come sta avvenendo sempre più spesso in Emilia Romagna e Liguria? Per fronteggiarli c’è bisogno di una struttura logistica a livello comunale sempre più efficiente e dotata di uomini e tecnologie sempre più avanzate. Ma le emergenze possono anche riguardare le pandemie e quindi occorre ridisegnare le città come è avvenuto in occasione del Covid, attraverso una valorizzazione degli spazi esterni e con un potenziamento delle strutture sanitarie”.

Ecco perché i Comuni così come sono strutturati oggi non sono attrezzati a fronteggiare mutamenti così veloci nella società, nell’economia, nelle infrastrutture. Le città cambiano, l’assetto politico-istituzionale non cambia. Il Parlamento, le forze politiche, le Università si interroghino su come costruire un nuovo modello di Comune, più moderno, più snello, più autonomo, con competenze più dirette e soprattutto con la possibilità di aumentare le entrate, con maggiori poteri e meno vincoli ai sindaci quanto meno in materia di sicurezza, protezione civile, sistema sanitario”.

“Da sindaco di una Città media del sud posso testimoniare una situazione di grande sofferenza, determinata dai tagli governativi ai trasferimenti e dalla progressiva desertificazione della platea dei dipendenti. I margini di assunzione sono ridottissimi, abbiamo interi settori dell’amministrazione in grave sofferenza, con difficoltà a mettere a terra i progetti della programmazione nazionale e comunitaria. Si pensi poi all’organico della Polizia Locale: avremmo bisogno di almeno venti-trenta nuove unità e possiamo al massimo assumere cinque agenti che nemmeno tamponeranno i buchi creati dalla pioggia di pensionamenti”.

Com’è possibile, con un organico simile, pensare a politica della sicurezza, al contrasto dello spaccio di stupefacenti e della microcriminalità? E’ già un miracolo riuscire a piazzare un vigile nei punti strategici della città per regolare il traffico. “Facciamo l’Italia giorno per giorno” è il titolo della prossima assemblea annuale dell’Anci che si terrà a Torino a fine novembre. Mai titolo fu più indovinato perché noi sindaci siamo costretti a “fare le nostre città giorno per giorno”, in uno scenario sempre molto incerto e precario che i cittadini ovviamente non ci perdonano”.

“Da questo seminario – e da quelli che si svolgeranno anche in altre città italiane – ci si aspettano elementi utili per la riflessione da parte delle forze politiche parlamentari. Il futuro dei Comuni va costruito sul futuro delle Città e le Città, in cui si concentra il 90% delle funzioni politiche, sociali, economiche, produttive e culturali del Paese, rappresentano il futuro dell’Italia. Se funzionano le Città, funziona tutto il Paese”.

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