Trasporti, così stanno nascendo le città del futuro: mobilità sostenibile e smart, parla l’esperto

Intervista a Marco Carmine Foti, esperto di mobilità e trasporto pubblico: focus sulle città del futuro. E che stoccata su Reggio...

StrettoWeb

Marco Carmine Foti è un reggino doc, uno dei tanti figli di questa terra (ha studiato alla Mediterranea di Reggio Calabria) che poi ha lasciato per motivi lavoro. È un manager nel settore del Trasporto Pubblico Locale ed è presidente della Commissione “Trasporto Pubblico Locale e mobilità sostenibile” dell’Ordine degli ingegneri di Genova. Scrive anche su StrettoWeb e oggi lo ringraziamo per il tempo che ci dedica in un’intervista approfondita.

Marco, oggi vorrei parlare con te dello stato delle città, accessibili ed inclusive per tutti, e del trasporto pubblico, chiave di volta dello sviluppo territoriale. Qual è il tuo pensiero?

Innanzitutto grazie dell’invito e ben ritrovato, Peppe. Le città stanno vivendo un intenso processo di rigenerazione urbana, che è ben altro la lotta alle periferie degradate oppure la riqualificazione di un qualsiasi centro storico. Rigenerare una città significa armonizzare la possibilità di spostare le persone con la vivibilità della città, fulcro di una idea di città accessibile ed inclusiva per tutti“.

Quale futuro ci attende?

Studi di settore, quali ad esempio “Infrastructure technologies: Challenges and solutions for smart mobility in urban areas”, di McKinsey & Company del 2023, evidenziano come il 56% della popolazione mondiale viva in un contesto di “città” ed entro il 2050 questa tendenza è destinata ad aumentare portando la concentrazione negli agglomerati urbani a quasi il 70%. Secondo l’ONU (con lo studio “World Urbanization Prospects”) la progressiva urbanizzazione potrebbe rivelarsi un fattore positivo per le città, sia a livello economico sia in termini di qualità della vita in quanto la popolazione rurale è destinata a crescere ancora per qualche anno, toccando il suo picco storico, ed una volta raggiunta la vetta, lo spostamento verso le grandi città avrà progressivamente la meglio“.

Per cui la rigenerazione urbana non contempla soltanto l’ammodernamento di una strada o la pedonalizzazione di una via?

Assolutamente, anzi. Il concetto di rigenerazione deve essere inteso come la riattivazione delle condizioni di sicurezza, in primis, e di benessere e mobilità subito a seguire. Fornire i servizi alle persone che intendono spostarsi comodamente in tutto l’arco della giornata, notte compresa, da un punto ad un altro della città è la priorità del prossimo (breve) futuro. Questo deve essere chiaro per tutti.

Città che oggi hanno avviato l’adozione di “modelli” in grado di rispondere alle nuove esigenze di mobilità negli ambiti urbani, dove è crescente la concentrazione di persone, hanno una marcia in più e la possibilità di programmare servizi agli abitanti più rispondenti alle esigenze in quanto maggiormente economici“.

Le proiezioni dell’OCSE indicano un aumento significativo della domanda di mobilità in ambito urbano entro il 2050. A cosa andremo incontro?

È fuor di dubbio che tali volumi di traffico provochino impellenti preoccupazioni in termini di spazio occupato ed infrastrutture. L’Associazione Italiana Operatori Sosta e Mobilità conferma quanto sia complicato spostarsi quotidianamente, già oggi, all’interno delle città con il mezzo privato a causa di una elevata congestione urbana ed una accessibilità spesso complicata ed inadeguata, frutto dell’importante numero di auto in circolazione. Basti pensare che l’Italia è al top della classifica europea con 690 auto ogni 1.000 abitanti, contro la media europea di 560“.

Con le abitudini di spostamento attuali….

Infatti, tre italiani su quattro oggi si spostano in auto ed il 30% del traffico prodotto in ambito urbano è costituito dal cosiddetto “traffico parassita”, ovvero traffico prodotto dalle automobili che circolano per la ricerca di un parcheggio, spendendo in media un tempo che varia da un quarto d’ora alla mezzora al giorno. L’Osservatorio dell’Associazione degli Operatori di Sosta e Mobilità che ha condotto gli studi calcola che oltre ai posti già fruibili, ne servirebbero ben 670.000 aggiuntivi, su strada o in struttura, corrispondenti ad una fila ininterrotta di automobili lunga 3.000 km, pari alla distanza che vi è tra Roma e Mosca. Niente male“.

In tutto questo però le città, da trent’anni a questa parte, hanno avviato un processo di cambiamento.

Corretto, ma come? Sviluppando modelli in cui prevale il centro storico come “hub” dei servizi di ristorazione funzionali ai residenti ma destinati anche agli ingenti flussi turistici, di cui tutto il territorio nazionale in particolare ne beneficia. La concentrazione della popolazione negli ambiti urbani non deve essere vista in modo negativo ma può aiutare a minimizzare l’impatto ambientale dell’intera città. Sono fortemente convinto che nuove politiche di governance aiutino il settore della mobilità: si prenda ad esempio il concetto delle città a 15’, purché le Amministrazioni sviluppino politiche e pratiche tali da preparare il territorio all’ingente flusso di persone, dal centro storico alle immediate aree periferiche e viceversa“.

Secondo la tua esperienza, la città del futuro, che in parte prende forma anche già nel presente, sarà caratterizzata sempre più da nuovi concetti di mobilità?

Assolutamente, a partire dalla “smart mobility”, uno dei temi da sviluppare per rendere l’ambiente urbano più rispondente ai cittadini, puntando ad offrire una mobilità sicura, flessibile, integrata e conveniente, da più punti di vista. Contesto in cui si colloca il Trasporto Pubblico Locale, la cui rappresentazione attuale, secondo una recente indagine di ASSTRA, è influenzata da una percezione stereotipata in cui il trasporto pubblico è visto come archetipo del classico servizio, con i suoi pregi ed i suoi tipici difetti“.

Invece?

Il TPL invece è un bene collettivo, un asset per la società, e non si deve correre il rischio nel classificare lo stesso come “faccia della pubblica amministrazione”, diversamente da ciò che non si verifica in altri Paesi dove il TPL è un vero bene collettivo. Secondo gli utenti intervistati nell’indagine, l’ecosostenibilità e la tecnologia sono le chiavi di volta che porteranno al TPL del futuro. Un trasporto che sarà più rapido, all’insegna dell’intermodalità e verso un vero MaaS (Mobility as a Service) caratterizzato da tre dimensioni:

  • integrazione modale, intesa come “integrazione tra i mezzi”;
  • integrazione informativa, con l’utilizzo di app e piattaforme d’informazione chiare e semplici;
  • integrazione tariffaria, più spinta dal lato tecnologico ed indirizzata a politiche commerciali agevolate su clienti fidelizzati“.

Il quadro sociale delle città è in piena evoluzione dopo la pandemia, a causa dello stravolgimento delle condizioni e delle abitudini di spostamento delle persone. Come interviene il trasporto pubblico?

Il TPL ha il vantaggio di poter armonizzare i propri servizi in funzione delle esigenze dei propri clienti, mettendo al primo posto la semplicità d’uso dei servizi. Una delle esigenze più spesso richieste dall’utente è quella di personalizzare il proprio spostamento, fino a poter avere un servizio on demand, approccio sempre più richiesto dagli utilizzatori dei mezzi pubblici (un esempio positivo è da ricercare nei servizi a chiamata)“.

Come può aiutare la tecnologia?

I progressi maturati con l’Internet of Things (IoT), l’analisi dei dati, l’intelligenza artificiale e il cloud computing creano un mix di opportunità (per gli utenti) nelle città che può consentire soluzioni per rimodellare il panorama della mobilità urbana. Numerosi attori di diversi settori hanno notevolmente investito nella digitalizzazione della mobilità e nelle nuove tecnologie, come ad esempio le piattaforme Mobility-as-a-Service (Maas), già richiamate, tra i sistemi e le soluzioni più avanzate attualmente in fase di sviluppo, oppure l’Intelligenza Artificiale“.

Ecco, a proposito dell’Intelligenza Artificiale

Vedi Peppe, su questo ultimo aspetto una recente ricerca condotta sempre da ASSTRA su un campione di 1500 persone, rappresentativo di una parte di cittadini che utilizzano in modo regolare i mezzi pubblici, ha dimostrato che l’intelligenza artificiale nel trasporto pubblico non è percepita in modo dirompente. Mi spiego meglio: la maggioranza degli intervistati ritiene che le applicazioni dell’Intelligenza Artificiale siano importanti nella ricerca scientifica (6 persone su 10), nel settore medico e nella ricerca medica (5 su 10). Nei trasporti la percentuale è notevolmente: 2 persone su 10 ritengono l’IA applicabile a tutto quanto concerne i mezzi pubblici“.

A tuo avviso, dove potrebbe intervenire l’IA?

Nel settore specifico del trasporto pubblico gli esperti hanno individuato quattro possibili ambiti di applicazione dell’IA, la gestione operativa, la sicurezza, il customer care, l’eccellenza tecnico-ingegneristica:

  • in termini di gestione operativa, con l’IA si ha la possibilità di gestire la rete dei servizi in auto-apprendimento e, dunque, fare modifiche virtuose sulla rete perché c’è la capacità da parte del sistema di apprendere informazioni in modo realistico e dinamico;
  • l’ambito della sicurezza si traduce principalmente nella grande opportunità della manutenzione predittiva e “real-time” dei mezzi”;
  • il customer care, in relazione ad una più veloce risposta alle esigenze degli utenti;
  • l’eccellenza tecnico-ingegneristica è quello meno percepito dall’utente finale, sebbene l’IA possa servire a semplificare e rendere più efficaci i processi di gestione tecnica di reti e mezzi“.

In conclusione, il TPL, specialmente in ambito urbano dove risulta più efficiente e diffuso, è la soluzione di mobilità del “futuro”. Con quali strumenti dovrà essere sviluppato?

Dopo anni (decenni) di abbandono del settore il trasporto collettivo oggi registra un profondo e sostanziale cambiamento grazie all’intervento dello Stato che ha permesso la completa sostituzione del parco rotabile con mezzi efficienti, ecologici e soprattutto a misura del cittadino e quindi più sicuri. Le tecnologie supportano l’idea di città a 15’ oppure di aree ZTL, dove muoversi con il trasporto pubblico ritengo si rivela la scelta vincente. Per questo motivo, a mio avviso, bisogna gettare il cuore oltre l’ostacolo in termini di abitudini, comfort ed accessibilità alla città, se rapportato all’utilizzo del mezzo privato. L’orientamento deve essere sempre lo stesso in quanto il benessere (economico e sociale) di un’area urbana dipende proprio dall’efficienza, funzionalità, fluidità e capillarità del trasporto pubblico, centrale nelle nostre città. Purtroppo a Reggio Calabria siamo ancora molto indietro: bisogna partire da zero“.

Grazie del tempo che hai dedicato ai lettori di StrettoWeb per questa chiacchierata.

Grazie a te Peppe, come sempre, ed un saluto a tutti i reggini, a Reggio e sparsi per il mondo. Dimenticavo, Forza Reggina, con la speranza che possa calcare nuovamente palcoscenici più consoni alla sua storia“.

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