Inchiesta “Mafia Capitale”: quel filo che collega Reggio, la ‘ndrangheta, Roma e Alemanno…

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ROMA: GIANNI ALEMANNO VISITA CANTIERE PARCHEGGIO IN PIAZZA CAVOURL’ex consigliere regionale calabrese Francesco Morelli “ha offerto un rilevante contributo alla crescita imprenditoriale” del clan della ‘ndrangheta Valle-Lampada “introducendo” il presunto boss Giulio Lampada presso l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno “al duplice fine di acquisire meriti agli occhi del suo capogruppo e di procurare a Giulio Lampada entrature privilegiate ai Monopoli”. Lo scrivono i giudici della quarta Corte d’Appello di Milano, presieduta da Paolo Maria Giacardi, nelle motivazioni della sentenza nel processo di secondo grado sulla cosiddetta “zona grigia” della ‘ndrangheta e sulle infiltrazioni del clan Valle-Lampada in Lombardia. Processo che vedeva tra gli imputati l’ex giudice del Tribunale di Reggio Calabria Vincenzo Giuseppe Giglio, l’ex consigliere regionale calabrese del Pdl Francesco Morelli, quattro ex militari della Guardia di finanza e il presunto boss Giulio Lampada. I giudici, lo scorso 17 giugno, avevano ridotto lievemente le pene inflitte in primo grado, confermando in sostanza l’impianto accusatorio.

l43-giglio-111130124618_mediumIn particolare il magistrato Giglio e il politico Francesco Morelli, il primo imputato per corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento aggravato per aver agevolato le attivita’ del clan e il secondo per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione, erano stati condannati rispettivamente a 4 anni e 5 mesi e a 8 anni e 3 mesi di reclusione. Morelli, si legge nelle motivazioni della sentenza, contro la quale le difese presenteranno ricorso in Cassazione, avrebbe “coltivato e praticato intensi rapporti con tutti i componenti della famiglia Lampada-Valle-Polimeni, avendone percepito l’utilita’ in termini di sostegno elettorale e soprattutto di disponibilita’ economica”. Avrebbe presentato quindi Giulio Lampada a Gianni Alemanno, che non e’ coinvolto nell’inchiesta, durante una “convention elettorale a spese del ‘gruppo Lampada'”. Cercava infatti, secondo i giudici, di “procurare” a Giulio Lampada, che gestiva un business di slot machine a Milano, “entrature privilegiate ai Monopoli per aiutarlo a coronare l’ambizione di divenire concessionario di rete e acquisire la licenza per il gioco online”. Proposito che, pero’, non si e’ concretizzato. Per quanto riguarda la figura dell’ex giudice Giglio, che avrebbe rivelato informazioni riservate per favorire le attivita’ del clan e dell’ex consigliere Morelli, i giudici della Corte d’Appello sottolineano che “dette scelte appaiono tanto piu’ gravi quando siano adottate da chi, per strumenti culturali e professionali, era in grado di valutarne la totale anteticita’ con l’alta funzione ricoperta e con i fini di giustizia perseguiti dallo Stato”.

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